Ivo Romano, l’Unità 16/11/2009, 16 novembre 2009
PADRI E FIGLI COI GUANTONI QUELLE DINASTIE DI BOXE
Padri e figli. Padri che non s’arrendono all’inesorabile scorrere del tempo. Figli d’arte incamminatisi lungo la strada indicata dai genitori. Padri e figli, insieme sul ring. Chi va avanti per forza d’inerzia, malgrado l’età pensionabile. E chi prova a raccoglierne l’eredità, quella migliore, dei bei tempi andati. Così capita che il figlio sia chiamato a vendicare il padre, pochi mesi dopo l’affronto. E che Luis Ramon Campas, stagionato messicano, ex
campione del mondo un po’d’anni fa, si trovi di fronte prima il papà e poi l’erede, nel giro di pochi mesi. Storture della boxe contemporanea, dove il ritiro sembra previsto solo in tarda età, senza peraltro essere mai definitivo. E un padre e un figlio facciano entrambi i pugili, insieme e non a distanza di anni. Hector Camacho, detto Macho, portoricano di una qualche fama, poi evaporata nel corso del tempo (una volta grande campione, poi persosi per strada nel suo voler essere istrione a tutti i costi), ha 47 anni d’età e 27 di cartiera sul ring, inframmezzata da un paio di ritiri, propositi cui mai ha tenuto fede. Hector Camacho junior (poca fantasia nel nome assegnatogli), detto Machito (anche nel soprannome, fantasia da zero assoluto), suo figlio, talento discreto e nulla più (perché nel pugilato di figli migliori dei genitori non se ne vedono mai), di anni ne ha 31 (era stato precoce in tutto, il Camacho sr.), di cui 13 da pugile di buon livello. Il minore dei Camacho ce l’aveva in mente dal 9 maggio scorso l’idea di sfidare Luis Ramon Campas. Perché quella notte, sul ring di Orlando, in Florida, il messicano aveva tirato lo sgambetto al papà: un disadorno pareggio, che a Camacho sr. non era andato giù. E allora, rivincita affidata al figlio, che dalla sua aveva quanto meno l’età, più da pugile che da attempato ex atleta. Nei giorni scorsi, la vendetta: un match sofferto, sul quadrato di El paso, in Texas, e un successo di misura (una "split decision", per dirla in gergo), da dedicare al papà. Perché nel pugilato d’oggi può capitare anche questo, che un figlio vendichi il padre, ma a distanza di pochi mesi e non di lunghi anni . Magari un giorno capiterà anche a Elijah McCall, 21 anni, figlio di Oliver, soprannominato Atomic Bull, per il suo pugilato da duro e il suo pugno al fulmicotone. Colpi da paura, come ebbe a provare sulla sua pelle il grande Lennox Lewis, stroncato in men che non si dica da un destro saettante, che pose fine nel modo più insospettabile (Lewis era il grande favorito) a una lontana sfida per il mondiale dei massimi. La sua fama da duro, invece, sarebbe stata poi messa in discussione in una delle più strane serate che il pugilato ricordi, quando McCall abbandonò una sfida scoppiando in lacrime. Da allora, non fa che inseguire nuove chance. Non ha mai lasciato il ring per davvero, continua a dispetto dell’età avanzata (44 anni) e dei muscoli pieni di ruggine. Il pugilato, la sua vera passione di una vita che per il resto lo ha sballottato tra carcere e dipendenze (alcol e droghe). Ha una famiglia numerosa, con ben 8 figli, 5 ragazze e 3 ragazzi, il primo dei quali è appunto Elijah, 21 anni (non era neppure nato quando il papà fece il suo debutto), peso massimo anche lui (dopo esperienze scolastiche nel football), alle prime armi da professionista, soli 5 match disputati in un anno e mezzo senza maglietta.
Si allenano insieme, frequentano gli stessi ring. Il 22 maggio scorso, all’Orleans Hotel & Casino di Las Vegas, la loro prima apparizione sullo stesso quadrato e nella stessa serata. Accoppiata vincente, entrambi per ko: il papà che stronca John Hopoate in due round, il figlio che spegne la luce a Chad Davis alla prima ripresa. Lo scorso 23 ottobre, la replica. Stesso ring, altro duplice successo: Oliver che supera ai punti Lance Whitaker, figlio che mette ko in due riprese Reginald Jackson. E ora, avanti così. Un passo alla volta, per entrambi. Se possibile, sullo stesso ring. Padre e figlio. Padre 44enne e figlio 21enne. Perché capita anche questo nel variegato mondo del pugflato.