Giorgio Lonardi, Affari & finanza, 16/11/2009, 16 novembre 2009
FOOD, GLI ITALIANI COMPRANO IN SPAGNA
Mentre l’industria italiana si lecca le ferite inferte dalla crisi, emerge una nuova stirpe di «capitani coraggiosi» desiderosi di fare affari fuori dai confini patrii. Ad accomunarli non è l’età ma l’appartenenza al settore alimentare, fra i meno toccati dalla crisi. Emblematico il caso del Riso Gallo guidato da Mario Preve, un’azienda con 150 anni di storia (è stata fondata nel 1856 dalla famiglia Preve). L’azienda lombarda, infatti, appare decisa a rilevare gli asset nel riso del gruppo spagnolo SOSCuetara, un colosso con i piedi d’argilla (nel primo semestre ha perso oltre 66 milioni di euro) che ha scelto la strada delle dismissioni nei settori non giudicati strategici.
Una bella sfida quella del gruppo di Robbio Lomellina che oggi esporta circa il 27% del suo prodotto. Anche perché i ricavi di SOSCuetara nel settore del riso ammontano a circa 300 milioni di euro. Certo, come spiega Riccardo Preve, figlio di Mario, responsabile del gruppo per l’estero, l’interesse di Riso Gallo è limitato alle aziende spagnole di SOS Cuetara che, invece controlla altre imprese in diversi paesi. «Non possiamo negare il nostro interesse per le attività spagnole di SOS Cuetara nel riso», spiega Preve, «nel frattempo speriamo di conoscere al più presto tutti i dettagli dell’operazione da parte del Credit Suisse. Fino a quel momento è impossibile fare qualsiasi valutazione».
Il riso all’estero, dunque, può rivelarsi «una buona occasione» come dice Riccardo Preve. Lo confermano le scelte dei concorrenti e rivali della Riso Scotti, che hanno comprato migliaia di ettari a risaia in Romania diventando leader sul mercato locale. Comunque attenzione: non c’è solo il riso nel mirino dei «capitani coraggiosi» dell’industria alimentare italiana. La crisi di SOSCuetara ha già avuto degli effetti su altri settori, come quello dell’olio d’oliva.
Lo sa bene Biagio Mataluni, capo del più grande produttore italiano di olio (oliva e semi) e il secondo player mondiale del settore con circa 300 milioni di fatturato, alle spalle per volumi e fatturato solo al Gruppo SOS. Proprio lui, Mataluni, ad aprile ha rilevato per 30 milioni di euro da SOSCuetara l’Olio Dante spostando in giugno la produzione dalla Spagna allo stabilimento di Montesarchio, vicino Benevento. Dice Mataluni: «Con l’acquisto di Dante abbiamo ridotto del 15% le importazioni dell’olio d’oliva consumato nel nostro paese perché il gruppo SOSCuetara utilizzava solo olive spagnole».
Un bel risultato, dunque, non solo per il gruppo Mataluni ma per l’economia nazionale. Anche perché nel 2008 l’import di olio di oliva è stato di 500 mila tonnellate per un valore di 1,2 miliardi. Incalza l’imprenditore campano: «L’Italia è un grande consumatore di olio extravergine e il nostro obiettivo è quello di promuovere il consumo del nostro extravergine di oliva andando a erodere le quote di mercato di quello venduto in Italia ma proveniente dall’estero». Concentrato com’è nello sviluppo di Olio Dante sia in Italia che in Giappone, in Australia e negli Usa, Biagio Mataluni non è interessato ad acquistare Carapelli e gli altri marchi italiani di SOS Cuetara.
Tuttavia, sembra proprio che in questo momento le strade di Italia e Spagna siano destinate ad incontrarsi. Almeno per quanto riguarda il settore alimentare. Lo certifica l’esperienza del gruppo Cremonini che a Madrid si è appena aggiudicato la più importante gara europea per i servizi di ristorazione a bordo treno. Un business colossale: 470 milioni di fatturato atteso nei primi 4 anni per un contratto rinnovabile per altri due anni.
Certo, a rigore si potrebbe sostenere che con il contratto di Cremonini non siamo di fronte ad un’operazione tipica dell’industria alimentare. Nulla a che vedere, dunque, con lo sviluppo dell’industria dolciaria in tutto il mondo «per linee interne» come ha fatto il colosso Ferrero. E non si tratta nemmeno di un successo confrontabile con la leadership raggiunta da Barilla negli Usa nel settore della pasta grazie al potenziamento di uno stabilimento costruito negli Stati Uniti.
E invece no. Proprio il contratto vinto da Cremonini conferma come i confini fra industria alimentare e la gestione di servizi nell’ambito del settore enogastronomico siano sempre più labili. Dal primo dicembre, dunque, su tutti i treni della rete spagnola ad alta velocità, sui treni a lunga percorrenza e sui treni notturni si mangerà Chef Express, la società del gruppo Cremonini dedicata alle attività di ristorazione.
Ma non basta. Perché la vittoria nella gara spagnola (320 treni serviti ogni giorno) consente a Chef Express di fare un salto dimensionale proiettandola già nel 2010 oltre i 600 milioni di euro di ricavi di cui circa 300 milioni di euro realizzati all’estero, non solo nella penisola iberica ma anche in Francia, in Gran Bretagna, in Germania, Svizzera e Olanda.
Insomma, se le reti della grande distribuzione italiana, al contrario di quella francese, non si sono dimostrate in grado di portare all’estero la gastronomia e i prodotti del Bel Paese lo stesso obiettivo è stato raggiunto, almeno parzialmente, da gruppi come Cremonini e Autogrill. «Parzialmente», va sottolineato, perché quando si va all’estero pur introducendo alcuni piatti o alcune specialità made in Italy non si può non rispettare le tradizioni culinarie locali.
Comunque attenzione: non mancano le eccezioni. Lo scorso settembre, infatti, la "Salumeria Rosi Parmacotto", ha festeggiato un anno dall’inaugurazione del primo negozioristorante a New York. Ecco quindi un caso pressoché unico di un’azienda alimentare italiana che apre all’estero un negozio con il proprio marchio per vendere soltanto prodotti rigorosamente made in Italy. Si tratta solo del primo passo di Parmacotto nel settore della ristorazione di alta qualità (ma anche della vendita di prodotti al banco) e di una mossa che prelude alla costruzione di una catena di negozi con il marchio "Salumeria Rosi Parmacotto" nella Grande Mela.
Apertura di negozi all’estero, acquisizione di aziende industriali, firma di contratti per la ristorazione veloce, a tutto questo nonostante la crisi si aggiunge qualche buon exploit nelle esportazioni. La conferma Francesco Mutti a capo di Mutti spa, un’azienda specializzata nella produzione di pelati, passate di pomodoro, concentrato di pomodoro; tutto insomma purché sia di pomodoro. Dice: «Quest’anno stiamo crescendo del 25%».