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 2009  novembre 16 Lunedì calendario

POKER DI DONNE

Non è che sono tutte come Elena Galli, laurea alla Bocconi e studi a San Francisco, California. Lei dice che il bello del poker è che «uno può vincere addirittura senza nemmeno guardare le carte». Naturalmente, esagera. Ma Micha Marculet, così bella e algida nei suoi trentuno anni appena compiuti, è diventata una professionista del tavolo verde semplicemente perché le piace «l’adrenalina che trasmette, quell’eccitazione strana che ti prende sfogliando le carte». Sarà per questo che l’ultima moda con la gonna è il poker, il gioco più semplice che ci sia, in fondo, qualcosa di così americano come una Chevrolet degli anni Cinquanta, come una tempesta di polvere nei deserti della Grande Depressione, come gli indiani della frontiera. Solo che deve avere qualcosa pure dell’amore, come spiega Tania Beliakova: quella combinazione di fortuna e coraggio che può travolgere i sensi.
Il denaro

Annie Duke, una delle più grandi giocatrici del mondo, ripete sempre che per lei è il poker come un affare: «Io lo vedo così, nient’altro che così». Ma Annie Duke guadagna già un bel po’ di milioni. Da noi, nessuna. Eppure, appena al Casinò di Campione d’Italia hanno organizzato il primo torneo al femminile d’Italia, hanno avuto subito centinaia di iscritte. Un vero e proprio boom.
Nella sala strapiena, fa un certo effetto vederle schierate tutte insieme attorno ai tavoli, per il Texas Hold’em, una Teresina, con due carte coperte per ognuno e le altre cinque no. Elena, a onor del vero, le carte le ha guardate l’altra sera: non ha mai visto un punto e ha perso. Semplice. Ha perso come Caterina Catalfamo, sarta di professione, che era lì lì per andare in finale, e aveva un jack e un 6 e ha cercato di rubare il buio. Sono andate via tutte, eccetto una. Hanno girato le prime tre carte scoperte, il flop, ed è uscito un altro fante. Ha rilanciato e l’altra dietro. Poi il turn e il river, senza altre carte, ma sempre rilanciando. Ha perso tutto così: pure l’altra aveva due jack, ma con il kicker più alto, cioé la carta d’accompagnamento. arrivata ventisettesima. Le prime 24 andavano in finale. Caterina Catalfamo ha cinquant’anni e vive a Voghera. venuta qui con la sorella, Antonella, 49 anni, eliminata anche lei. Dice che «la cosa che mi piace di più del poker è la battaglia, questa sfida continua contro la sfortuna. Se perdi ci resti male, ma è una battaglia senza fine. Vuoi riprovarci subito. Ed è uguale per tutti, uomini e donne».
Ognuno ha la sua missione. Sara giura che la sua è la competizione. Come Micha Marculet, una rumena che vive in Italia: «Io sono molto competitiva. Il poker mi eccita per questo». Sara ha 32 anni e fa la parrucchiera ad Ascoli. Le era preso il chiodo della playstation. Poi, al bar, aveva letto sul giornale che organizzavano un torneo. Ci era andata e aveva vinto il ticket per la finale: «da allora ho continuato e ora potrei vivere giocando a poker. Solo che mi piace troppo il lavoro che sto facendo e non lo lascio. Sono sposata. Così è come se vivessi le mie avventure al tavolo da gioco. Vado a tutti i tornei, una volta al mese, parto al giovedì e torno il lunedì». Lei e Micha sono le favorite di Campione, questa sfida per sole donne organizzata da Italians Rounders e Pokerclub di Lottomatica e prodotta da 2bcom per la tv: le vedremo su Sky, a dicembre, quelle che perdono e quelle che vincono.
La più bella di tutte forse è Tania Beliakova, che fino a qualche mese fa di lavoro faceva proprio quella che distribuisce le carte al tavolo. Adesso è disoccupata. Ha trent’anni, è bielorussa e vive ad Ancona. Si è qualificata online. uscita male: prima un tris di donne contro un colore, e poi due 9 contro un re e un fante. Solo che al river l’altra ha pescato un altro fante. Fuori. Ci vuole fortuna. Tania non demorde, dice che ci riprova la prossima volta. Vorrebbe diventare come Sin Shana Hiatt. Alla tv dicono che quando c’è Shana al tavolo da gioco sale persino l’audience. Esagerano di sicuro, ma lei è veramente bella. Shana voleva fare la grande reporter nella sua vita adulta, poi invece è diventata una campionessa di hockey e una ballerina. Al poker ci è arrivata per caso e adesso, siccome la vogliono tutti, ne ha fatto la sua professione. Dice che non le piace neppure tanto, che gioca per viaggiare: Parigi, Aruba, Costa Rica, i casinò degli States. Va bene così. Ma sulle sue orme, o su quelle di Jennifer Harman, da Reno, Nevada, che ha imparato a giocare addirittura a otto anni, o di Annie Duke, laureata alla Columbia University con il massimo dei voti e che oggi vede «il poker come un ottimo lavoro», adesso c’è uno stuolo di donne anche in Italia.
La passione

Quello che colpisce è la loro serenità. Qui non ci sono sceneggiate, risse, voci grosse, baruffe di ogni sorta. tutto molto più rosa, quasi silenzioso, come l’immagine di Stefania Stuccilli, 34 anni, agente immobiliare di San Severo, Foggia, chiusa nel suo mondo, con le cuffie alle orecchie, per ascoltare la musica ed estraniarsi da tutto. Le carte e basta. Anche Phil Helmut, uno dei grandi del poker, fa così: solo che lui dopo un po’ se le è già tolte e sta bisticciando con tutti. Per le donne di Campione è diverso.
La passione per loro sembra come una vacanza. Micha dice che lei si sente fortunata finché fa questo lavoro: «viaggio, e mi diverto sempre quando vado alle partite, anche se perdo, anche se è meglio vincere, certo». Ma il poker è davvero come l’America, come il paese che l’ha inventato, una pianura spazzata dal vento e quegli orizzonti senza fine. Un posto dove arrivare ci sarà sempre. questo il suo fascino.

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