Giancarlo Radice, Corriere della Sera, 16/11/2009, 16 novembre 2009
«LA TROVATA DEL FISCO CON IL GRATTA E VINCI? INVENZIONE (PREMIATA) DI UN GIOVANE PRECARIO»
MILANO – Non c’è solo il «gratta e vinci» come «ricevuta» per limitare l’evasione fiscale nel campo dei servizi commerciali. C’è anche un’altra formula di «lotteria a premi» fra le ipotesi che il ministero dell’Economia potrebbe inserire in un emendamento alla Finanziaria. A metterla a punto è stato Vincenzo Bacarella, un neolaureato in informatica all’università di Pisa, uno dei classici precari della new economy, che proprio per questo ha vinto un anno e mezzo fa il concorso «Un’idea per l’economia» lanciato dal Collegio Carlo Alberto di Torino.
«Il nostro scopo era quello di sollecitare proposte particolarmente creative, e a questo proposito sono piacevolmente sorpreso dell’attenzione che sta suscitando quella del vincitore del nostro concorso», ammette Pietro Garibaldi, direttore del Collegio e docente di economia politica all’università torinese. Di che cosa si tratta? L’idea del «gratta a vinci» arriva dalla Cina, dove viene già usata in molti negozi e ristoranti, ed è stata rilanciata in Italia da Luigi Colombi, un piccolo imprenditore di Lainate, in provincia di Milano: in sostanza, quando un cliente fa un acquisto in un negozio ottiene come ricevuta fiscale una scheda «gratta e vinci» pari all’importo pagato. In questo modo, nella prospettiva di una vincita, il cliente sarà motivato a pretenderla dal negoziante, il quale a sua volta verserà al fisco l’Iva dovuta per quel pagamento. Il «modello Bacarella » prevede invece un meccanismo differente, e due diversi modi di applicazione. «Il primo è quello degli acquisti nei negozi – spiega Garibaldi ”. Per esempio, se un cliente compra 3 euro di pane o di latte, riceverà dal negoziante una ricevuta da 3 euro con un codice a barre. E vincerà un premio in denaro se il suo codice, contenuto in una sorta di ’archivio’ centrale, verrà estratto». La seconda formula riguarda invece le prestazioni di servizio, come per esempio l’intervento di un idraulico. In questo caso l’idraulico emetterà una fattura numerata e il cliente potrà andare in una ricevitoria per vedere se quel numero corrisponde a una vincita.
Serve dunque un sistema informatico centralizzato alla base di questa «lotteria permanente»?
«Il progetto di Bacarella individua due ipotesi. Si potrebbe pensare a un sistema di collegamento fra i registratori di cassa degli esercizi commerciali oppure, forse più efficacemente, a un sistema elettronico già utilizzato in modo capillare come la rete di bancomat».
Costi e benefici?
«Basterebbero poche decine di milioni di euro per predisporre il software necessario. E quanto ai benefici, stime prudenziali dicono che potrebbe essere recuperato almeno il 3% dell’attuale evasione, cioè 3 miliardi di euro».
E perché dovrebbe funzionare?
«La passione per il gioco da parte degli italiani è un dato di fatto. E i benefici per i clienti sono del tutto evidenti. Saranno dunque loro i primi interessati a che i commercianti, o chi presta comunque un servizio, rilasci la ricevuta necessaria a partecipare alla lotteria » .
Crede che il ministro dell’Economia finirà davvero per lanciare questa lotteria anti-evasione?
«Sarebbe bello che ci provasse. Con costi molto limitati si potrebbe togliere almeno qualche goccia a quell’oceano smisurato che è l’evasione fiscale».