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 2009  novembre 16 Lunedì calendario

«BELLE DE JOUR» SI RIVELA: SONO UNA SCIENZIATA


LONDRA – «Non sono più anonima». Domenica 15 no­vembre, sei del mattino: «Belle de Jour», apre il suo sexy-blog, quello che ha fatto perdere la te­sta agli inglesi e racconta la veri­tà. «Belle e la persona che ha scritto di Belle sono rimaste per troppo tempo separate, dovevo ricongiungerle’. Sembra un gio­co di parole e non lo è.

Dietro a «Bella di Giorno», ex bellissima squillo che incon­tra gli uomini, che scrive un best-seller, dietro a questa Bel­le de Jour che si è ispirata al film con Catherine Deneuve protagonista e Luis Bunuel regi­sta (1967), dietro a questa mi­steriosa firma dell’erotismo in­ternettiano (sito: belle­dejour- uk.blogspot ) c’è un fior di scienziata. «Sono io Belle de Jour».

Nome: dottoressa Brooke Ma­gnanti. Prima professione: escort, ragazza da accompagna­mento e da letto. «Quanti clien­ti? Alcune centinaia, trecento sterline a serata». Seconda pro­fessione: narratrice che si è pre­sa burla di critici letterari capa­ci di filosofeggiare e conclude­re che «Belle de Jour» era un uo­mo. Terza professione, la vera e ultima: ricercatrice impegnata sul fronte del cancro e degli ef­fetti che producono i pesticidi. In laboratorio al mattino: ovve­ro Brooke Magnanti, scienziata. Poi a casa davanti al computer: «Belle», ricordando il tempo che fu da escort, riportandolo all’oggi come se presenza e cor­po fossero ancora in vendita.

Il mistero è svelato. La ex pro­stituta che, ricorrendo allo pseudonimo, ha fatto da sogget­to alla serie televisiva trasmes­sa da Itv e da Sky, titolo italiano Diario di una squillo , l’inquie­tante Belle, colei che nessuno sapeva chi fosse, ha deciso che basta, era il momento di alzare il velo.

Nemmeno la giornalista In­dia Knight del Sunday Times riusciva a credere che «Belle» fosse quella affascinante bion­da, davanti a lei per la confes­sione. Poi si è arresa e ha steso il racconto per il giornale della domenica. E Belle all’alba, sem­pre della domenica, ha annun­ciato nel suo blog: «Ho sempre pensato che la parte della mia vita di cui ho scritto sarebbe un giorno evaporata. Che l’avrei cacciata in una scatola. Total­mente separata dal real me , dal mio essere reale». Voleva tener­selo dentro, sotterrarlo, trasfor­marsi da Belle in dottoressa Ma­gnanti, passare da un’identità all’altra uccidendo lentamente la prima. Impossibile. «Belle sa­rà sempre una parte di me». Ed ecco, alla fine, lo scoop-rivela­zione.

Come cominciò? Per noia, per provocazione, per soldi. Brava studentessa d’università, ormai alla tesi, Brooke, di buo­na famiglia, voleva mantenersi. E allora contattò l’agenzia Bar­barella, facile capire ciò in cui era specializzata. Un colloquio di lavoro. E lo riportiamo con l’avvertenza che è un po’ sopra le righe, ma che persino il Sun­day Times non lo ha censurato. «Hai fatto gli A-levels ? ». Per chi non lo sapesse gli A- levels , a grandi linee, sono gli esami conclusivi della scuola superio­re. «Oh certo, molti anni fa». So­spiro della «datrice di lavoro». La «A» stava per «anal». «Oh, giusto...». E così nacque Belle che si laureava, si specializzava e la sera si accompagnava.

Naturalmente la carriera da escort durò per un po’, fino a che la dottoressa Magnanti arri­vò al laboratorio, il Bristol Ini­ziative for Research of Child He­alth. E lì la scienziata pensò che forse quel passato avrebbe po­tuto incuriosire chissà quanti inglesi: allora via al blog, al li­bro, alla serie televisiva. In inco­gnito. Un caso editoriale. Con giornali e commentatori, esper­ti di letteratura erotica, a chie­dersi: chi è mai? Ipotesi fanta­siose e deliranti. Un segreto che dal 2003 nessuno ha infranto. Forse negli ultimi giorni la mamma aveva intuito che nel­l’aria c’era una fiaba, una farsa, con una sexy-blogger e scien­ziata protagonista. La figlia le aveva sussurrato: «Sentirai par­lare di qualcosa di importan­te ».

Alla giornalista del Sunday Times Belle ha parlato in una stanza d’albergo a Soho, distesa su un letto. Domenica, 15 no­vembre, ore 6. Sul suo blog si è congedata con una parola: «Lo­ve ».