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 2009  novembre 16 Lunedì calendario

VIA ALLA STAGIONE SCIISTICA, PER VOCE ARANCIO


«Se amo sciare? Ma come faccio? Sono napoletana» (Sophia Loren, che nel 2006 fu madrina delle Olimpiadi della neve).

Le montagne rappresentano circa il 50% del territorio italiano con oltre 20 mila chilometri di piste sciabili e più di 16 mila strutture alberghiere.

In Italia gli sciatori sono 3 milioni, gli snowboarder 450 mila (dato Assosport).

Secondo un’indagine Federalberghi, da gennaio a marzo 2009 5,8 milioni di italiani maggiorenni (rispetto ai 5,3 milioni del 2008) sono stati in località montane e sciistiche dell’Italia. Di questi, 2 milioni (rispetto ai 2,2 milioni del 2008) hanno fatto la settimana bianca. Tra quelli che hanno fatto la settimana bianca, circa 400 mila (rispetto ai 738 mila del 2008) hanno anche trascorso almeno un weekend sulla neve. Altro dato: 3,7 milioni di italiani (rispetto ai 3,1 milioni del 2008) hanno fatto sulla neve soltanto weekend (in media 3,2 weekend a persona, rispetto ai 3,7 del 2008).

Per la settimana bianca, considerando tutte le voci di spesa (viaggio, vitto, alloggio, impianti e corsi di sci, divertimenti), ogni italiano ha speso nel 2009 una media di 620 euro, rispetto ai 677 euro del 2008 (meno 8,4%).

«Nel 2009 si interrompe lo storico trend di crescita del giro d’affari che ha contraddistinto la montagna italiana nell’ultimo decennio: il giro di affari complessivo di 17,2 miliardi di lire della stagione 1998-99 è cresciuto fino ai 12,9 miliardi di euro del 2007-08 e ora scesa a 11,4 miliardi di euro. Comunque va anche osservato che l’aumento annuale (3-4% l’anno) di una settimana di vacanza ha fatto sì che oggi costa un 25-30% in più rispetto a 7-8 anni fa. Senza la maledetta recessione» (Alessandro Rosa sulla Stampa).


Secondo un’indagine Federalberghi-Confturismo la meta sciistica preferita nel 2009 è stata il Trentino-Alto Adige col 40,3% della domanda, seguito da Lombardia (9,7%), Piemonte (8,6%) e Val d’Aosta (7,9%).

Nel 2009 il 49% degli italiani ha scelto il soggiorno in albergo (rispetto al quasi 51% del 2008). Segue la casa di parenti o amici (17 % contro il 12 % del 2008), la casa di proprietà (12 %), e l’appartamento in affitto (6 %).

Fatturato degli alberghi in montagna nel 2009: 4,35 miliardi di euro (meno 11,2%) rispetto al 2008.

Dalle cifre offerte da Trademark «emerge che alle vacanze sulle piste da sci, da 30 anni mai così ricche di neve, non si è rinunciato ma si è risparmiato sui consumi. Così vediamo su 1,37 miliardi di euro complessivi per acquisto/noleggio abbigliamento e attrezzi, corsi e istruttori di sci/snowboard, impianti di risalita c’è un -5,5%; sul fatturato alberghiero di 4,35 miliardi di euro c’è un -11,2%. Però la contrazione è più evidente nei comparti delle spese correnti: giro d’affari extralberghiero 3,15 miliardi di euro (-12,5%); spesa per attività ricreative e d’intrattenimento 1,05 miliardi di euro (-12,5%); spesa per bar, ristoranti, rifugi, acquisti agroalimentari 1,51 miliardi di euro (-13,7%)» (Alessandro Rosa sulla Stampa).

Secondo l’ufficio studi di Skipass, rassegna nazionale del turismo invernale, ogni sciatore spende in media circa 249 euro all’anno per attrezzatura e abbigliamento sportivo, 70 euro per corsi e istruttori e 200 euro per gli impianti di risalita. La spesa media annuale per il golf, generalmente considerato uno sport molto costoso, si ferma a 215 euro, seguito dal fitness con 152.

Meglio affittare l’attrezzatura oppure comprarla? «Se uno ha la casa in montagna e va a sciare tutti i weekend fa bene a comprarla: con un investimento di circa mille euro riesce ad avere sci, attacchi e scarponi di media qualità. Ma a chi scia solo in settimana bianca conviene il noleggio: le grandi stazioni, con 50-60 euro a settimana, offrono sci di media qualità e di penultima generazione. Lo scarpone invece, per una questione di igiene e comodità, è meglio acquistarlo: per uno di media qualità ci vogliono 100-150 euro». Anche a chi scia molto bene, se non va spesso in montagna, consiglia di affittare? «Sì, perché in caso di code – quando gli altri gli montano inevitabilmente sugli sci – o in caso di poca neve, non ha la preoccupazione di rovinare l’attrezzatura» (Alessandro Alibrandi, soccorritore della Federazione italiana sicurezza piste sci, www.fisps.it).

Lo sciatore tipo è maschio (il 59,9 per cento del totale), e per il 45% risiede nel Nord ovest. I praticanti si concentrano soprattutto nella fascia d’età tra i 4 e i 14 anni e tra i 25 e i 44, per calare nel segmento 15-24 anni e in quello successivo ai 44 (ufficio studi Skipass).


Un’incisione rupestre trovata nel 1932 sull’isola di Rodoy, a nord della Norvegia, fa risalire l’origine dello sci a seimila anni fa.

La prima stazione sciistica italiana è nata nel 1911 a Ponte di Legno. All’epoca La Fiat produceva sci nel suo ”riparto industria del legno”.

Zeno Colò, il campione boscaiolo, con un paio di sci di frassino vinse ad Aspen, correndo a 160 all’ora, il primo slalom gigante della storia, nel 1950.

Come vestivano gli sciatori ai tempi di Zeno Colò: pantaloni di lana, tipo zuava ma lunghi al tallone; scarponi di cuoio (è della fine degli anni Sessanta lo scarpone in plastica); racchette di bambù.

Tra le novità presentate lo scorso ottobre a Modena alla 16esima edizione di ”Skipass”, salone del turismo, degli sport invernali e del freestyle: gli sci con la deriva nella parte anteriore (Fischer) che tagliano la neve come una barca il mare (migliora il galleggiamento in neve fresca); le tavole e gli sci ecologici (Salomon) fatti di bambù, legno e basalto (quest’ultimo ha fibre altamente resistenti alle vibrazioni); gli sci con ”battistrada” (Rossignol) in polietilene riciclato, una sola mano di inchiostro nella serigrafia e nessun rivestimento superiore (vale a dire niente plastica); i caschi (Salomon) dotati di una pompetta che gonfia aria in una membrana interna per meglio adattarsi ad ogni testa; giacche e pantaloni per bambini (Salewa) con taglie modulabili (si può regolare la lunghezza dei capi fino a due taglie oltre la propria).

Quest’anno a Cortina, in quota, i cannoni sparaneve sono entrati in azione già da qualche giorno e nel comprensorio del Faloria si conta di aprire gli impianti già il 13 novembre. Quasi un mese prima del classico ponte dell’Immacolata che abitualmente dà il via alla stagione bianca sull’intero arco alpino. Ma anche notevolmente prima dell’apertura prevista di ”Dolomiti Superski”, il comprensorio con 1.400 chilometri di piste, distribuito tra Veneto e Trentino-Alto Adige, fissata al 28 novembre.

«La stagione dello sci si allunga. Complice qualche precoce spolverata che sembra allontanare lo spauracchio del global warming. Ma grazie soprattutto ai cannoni, che cominciano a far neve appena la colonnina di mercurio precipita sotto lo zero, come è accaduto nei giorni scorsi. La si fa e la si tien lì, capitalizzandola soprattutto sui versanti nord per prepararsi agli sciatori raschiatutto. Ma la stagione non potrà comunque decollare prima della fine di novembre o dei primi di dicembre. E all’inizio ci saranno prevalentemente stranieri, a dispetto dei prezzi stracciati e degli skipass free, perché gli italiani è già molto se tirano fuori gli sci a Sant’Ambrogio. Per le stazioni il vero business verrà però con lo sci di marzo e di aprile. Ogni settimana in più strappata alla primavera è una boccata d’ossigeno, visti i costi di gestione degli impianti e delle piste: enormi investimenti di capitale che devono rientrare in una manciata di giornate. Ma anche allora, quando farà meno freddo e sciare sarà puro piacere, gli italiani latiteranno, già travolti dal tormentone stagionale del tutti al mare. Ci penserà la crisi a correggere le nostre abitudini? Fatta la stagione più lunga, ora bisogna fare gli sciatori» (Franco Brevini sul Corriere della Sera).

A Livigno, per chi prenota almeno 4 notti in hotel o 7 notti in appartamento nel periodo dal 28 novembre al 25 dicembre 2009 nelle strutture convenzionate ”skipass free”, lo skipass è gratis (per informazioni www.livigno.eu). A Monte Bondone (Trento) la settimana ”scia gratis” va dal 12 al 20 dicembre (www.ski.it). Nelle valli di Tures e Aurina (Alto Adige) lo skipass non si paga dal 5 al 23 dicembre (www.tures-aurina.com). Altre occasioni: se si acquista lo skipass stagionale del Cimone (Mo) entro novembre, costerà 507 euro per gli adulti e 320 euro per i ragazzi. A dicembre passerà poi a 557,5 euro per gli adulti e 389 per i ragazzi (i bambini nati dal 2002 in poi sciano gratis). Sempre a Cimone l’offerta ”Acchiappa la neve” valida per il fine settimana del 12 e 13 dicembre prevede due skipass e una notte di pernottamento in hotel, bed&breakfast, residence o chalet, con inclusa prima colazione e l’happy hour del sabato pomeriggio a 62 euro (www.cimonesci.it). Al Corno alle Scale (Bo) lo skipass stagionale, acquistato entro il 30 novembre, costa 420 euro (giovani 220 e senior 320). Da dicembre in poi il prezzo sarà di 460 euro (giovani dai 9 ai 18 anni 270 e senior 340). Fra le promozioni c’è il pacchetto ”Scia low cost”, da venerdì a domenica (escluso periodo festività natalizie) che parte da 99 euro a persona (www.cornoallescale.net). A Cortina dal 29 novembre al 23 dicembre per chi soggiorna in albergo per più di tre notti c’è in regalo una notte in albergo e una sulle piste.

Secondo il Rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente sui cambiamenti climatici in montagna, se va avanti così ecco cosa ci aspetta in futuro: in un inverno medio, Cortina d’Ampezzo sarà imbiancata per 11 giorni e Courmayeur per 40. Dovunque, le nevicate invernali si ridurranno in media del 36%. Nelle stazioni sciistiche, per terra vi sarà più neve artificiale che neve vera.

«Ogni anno, 60 milioni di ospiti frequentano le Alpi, il quadruplo della popolazione locale. Vanno in stazioni sciistiche che, per restare aperte, hanno bisogno di almeno 100 giorni di neve all’anno: oggi il 90% delle stazioni d’Europa sopra i 1.200-1.300 metri gode di questa fortuna, cioè 599 stazioni su 666. Ma secondo l’Oecd, l’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo, ogni grado in più di temperatura fa salire di 150 metri la linea della neve, e accorcia la stagione sciistica. L’Oecd calcola che con un grado in più, quelle stazioni caleranno da 599 a 500; e con due gradi, scenderanno fino a 404. Già nella stagione 2008-2009, il turismo invernale nella Ue è calato del 7,2%, pari a 42,6 milioni di notti alberghiere in meno. Se il cambiamento climatico è una barzelletta, è una barzelletta amara» (Luigi Offeddu sul Corriere della Sera).

A Cortina lo scorso inverno sono caduti nove metri di neve, uno in più rispetto al primato del 1951.

Enrico Ghezze, presidente dell’ Associazione impianti funiviari di Cortina, a proposito del rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente: «Sono vent’anni che sento dire che le stazioni sciistiche sotto una certa quota spariranno, ma non è stato così. D’ altra parte gli stessi estensori del dossier ammettono che certezze non ce ne sono […] A noi basta che cadano dieci centimetri di neve naturale. Sono quelli che servono per creare l’ambiente, per avere montagne e boschi imbiancati, perché ci sia la giusta atmosfera, ma per il resto della neve vera possiamo anche fare a meno».