Marisa Fumagalli., Corriere della Sera 15/11/2009, 15 novembre 2009
Cominciamo da lui, il sindaco di Chioggia, Romano Tiozzo detto «Pagio» («il soprannome deriva dal fatto che i miei nonni erano venditori di paglia, pagia in dialetto veneto») che d’ora in poi, come molti altri concittadini, porterà fieramente su tutti i documenti il doppio cognome, ovvero quello anagrafico e quello aggiunto nel solco della tradizione familiare
Cominciamo da lui, il sindaco di Chioggia, Romano Tiozzo detto «Pagio» («il soprannome deriva dal fatto che i miei nonni erano venditori di paglia, pagia in dialetto veneto») che d’ora in poi, come molti altri concittadini, porterà fieramente su tutti i documenti il doppio cognome, ovvero quello anagrafico e quello aggiunto nel solco della tradizione familiare. Un decreto del ministero degli Interni, infatti, mette fine a una serie di equivoci e pasticci burocratici in una città che conta migliaia di cognomi identici: uno di questi è proprio Tiozzo; oppure Boscolo (lo portano in 6.000), che riguarda, tra gli altri, anche il vicesindaco Sandro Boscolo, detto «Todaro» (brontolon?). Il provvedimento, con l’ok del consiglio di Stato e della Corte dei conti, verrà ufficialmente consegnato domani alle istituzioni chioggiotte dal sottosegretario Michelino Davico, che si è dato molto da fare per accelerare l’iter della pratica. «Ogni cosa utile a semplificare la vita del cittadino va fatta – spiega l’onorevole Davico ”. un servizio che giustamente la popolazione di Chioggia reclamava ». «Il decreto è ad hoc – aggiunge ”. Ma nel caso in cui si presentassero situazioni analoghe, in altre città o paesi, occorrerà approfondirle ed eventualmente risolverle». Del resto, è abitudine abbastanza diffusa, nelle piccole comunità soprattutto, identificare le persone o i nuclei familiari con elementi aggiuntivi rispetto al cognome, in base alle caratteristiche fisiche, caratteriali, al tipo di lavoro, eccetera. Ma il fatto è che a Chioggia scrivere Tizio o Caio detto «Sempronio» o «Pincopallo» diventa necessità a causa delle troppe omonimie. In altre parole, senza il nomignolo alcune persone verrebbero confuse con altre. Fino ad ora ci si si è proceduto «alla buona»: a margine dell’atto di nascita, veniva segnato «in occhiello» anche il soprannome. «Poteva succedere, però – spiega il sindaco Tiozzo – che su un documento venisse inserito anche il detto , su un altro no. Ora la regola è chiara: cognome, soprannome e nome». Marisa Fumagalli