Claudio Del Frate., Corriere della Sera 15/11/2009, 15 novembre 2009
MILANO
La previsione più recente è stata formulata ieri pomeriggio nel corso di un convegno del Partito popolare democratico del Canton Ticino: nel 2009 le banche hanno versato nelle casse del fisco di Lugano e dintorni circa 200 milioni di franchi svizzeri (130 milioni di euro), ma con lo scudo fiscale quel gettito si abbatterà del 50%, scendendo a 100. L’ennesimo motivo di scontento verso le misure varate dal governo italiano per il rientro dei capitali riguarda ora le finanze pubbliche del Canton Ticino, commisurate ai profitti dell’economia locale. Il timore che lo scudo mandi in rosso i conti dei municipi e del Cantone è tale che sempre ieri il Ppd ha chiesto al governo di Berna uno stanziamento straordinario di 50 milioni di franchi a favore del Ticino.
La caduta del 50% del gettito fiscale come conseguenza dello scudo italiano è stata formulata da Luca Soncini, dirigente di Privat Kredit Bank di Lugano, e si basa sulla previsione che dal Ticino fuggano circa 50 miliardi di euro. In realtà altre fonti ipotizzano che la migrazione di capitali verso l’Italia sarà maggiore, con danni dunque più profondi per il fisco elvetico: l’Agenzia delle entrate italiana spera di incassare 125 miliardi, gli specialisti della Pricewaterhouse Advisory si fermano a 86, mentre il sito di analisi economica Ticinofinanza.ch prevede che i depositi delle banche ticinesi possano «dimagrire» fino al 30%. Insomma, le ipotesi non sono unanimi e c’è chi al contrario vede un effetto quasi nullo dello scudo sull’economia ticinese. il caso di Rico Von Wyss, docente universitario a San Gallo, secondo il quale «una fetta significativa di capitali non rientrerà affatto in Italia».
Claudio Del Frate