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 2009  novembre 13 Venerdì calendario

Da Mills alla malasanità: ecco i processi a rischio (2 ARTICOLI MILLS)- Una legge piena di contraddizioni e iniqui effetti collaterali

Da Mills alla malasanità: ecco i processi a rischio (2 ARTICOLI MILLS)- Una legge piena di contraddizioni e iniqui effetti collaterali. Stabilisce priorità che sono l’esatto contrario di quelle dettate da un’altra legge appena un anno fa. Strangola in culla i processi per gli omicidi colposi in ospedale, ma garantisce tutto il tempo per giudicare un borseggio sull’autobus. E chissà se i pazienti vittime del chirurgo della clinica mila­nese Santa Rita apprezzeranno la «tutela» promessa loro dal disegno di legge «misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei pro­cessi ». Questa «tutela»: la spu­gna, tra pochi mesi, su tutte le 89 imputazioni di lesioni vo­lontarie ai pazienti e truffa mi­lionaria allo Stato. Effetto che si determinereb­be invece subito nel caso di Berlusconi con il disegno di legge che, alla già esistente prescrizione dei reati, intende ora affiancare anche la prescri­zione dei processi agli incensu­rati se la sentenza di primo gra­do non arriva entro i 2 anni dalla richiesta di rinvio a giudi­zio per reati con pene inferiori ai 10 anni nel massimo: appe­na dovesse entrare in vigore, infatti, sopprimerebbe imme­diatamente le imputazioni mosse a Berlusconi per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset e per corruzione di testimone nel processo Mil­ls, dibattimenti entrambi già ben oltre i 2 anni dalla richie­sta di rinvio a giudizio. Ma quel genere di «tutela», come effetto collaterale tra le migliaia di processi di primo grado non ancora a sentenza a distanza di 2 anni dalla richie­sta di rinvio a giudizio, spegne­rebbe subito ad esempio an­che quello all’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio e al senatore Luigi Grillo per l’aggiotaggio Antonveneta (re­ato che nel 2005 era punito con meno di 10 anni). Chiude­rebbe il primo grado in corso alle grandi banche internazio­nali imputate dell’aggiotaggio Parmalat a Milano (non il pro­cesso per il crac a Parma, visto che la legge ’salva’ le bancarot­te fraudolente). Stronchereb­be dibattimenti su maxicorru­zioni, come le tangenti delle in­chieste Enipower-Enelpower. Sarebbe implacabile con chi truffa un ’gratta e sosta’ da po­chi euro, ma sterilizzerebbe corpose truffe allo Stato, come il processo alla clinica milane­se San Carlo per i falsi rimbor­si spillati al servizio sanitario. Tutti processi già finiti un minuto dopo l’entrata in vigo­re della legge, che invece da­rebbe la mazzata finale nel prossimo maggio anche al pro­cesso che imputa al presiden­te Mediaset Fedele Confalonie­ri e al deputato pdl Alfredo Messina un favoreggiamento nel processo Hdc. La clessidra del ddl fermerebbe già a luglio prossimo il processo Santa Ri­ta al chirurgo Brega Massone, nella più che probabile man­canza per allora di una senten­za di primo grado pur in un processo-lampo che più lam­po non si può (giudizio imme­diato e quindi niente udienza preliminare, tre udienze alla settimana, da mattina a sera). E il processo per i dossieraggi della Security Telecom-Pirelli, che oggi è appena all’inizio del­l’udienza preliminare, tra un anno sarà appena avviato in primo grado, e dunque sarà già prescritto per quattro quin­ti delle imputazioni. Nella lotteria, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato: Tavaroli ha appena chiesto di patteggiare la pena sui dossier Telecom? Peggio per lui, buon per i coimputati che invece po­tranno avvalersi della legge. Tanzi è da poco stato condan­nato in primo grado a 10 anni per aggiotaggio Parmalat nel processo alle persone fisiche? Che sfortuna, quella sentenza è arrivata a tre anni dalla ri­chiesta di rinvio a giudizio, con le nuove norme Tanzi si sarebbe salvato. Paradossi. E contraddizioni a iosa. Non un secolo fa, ma ap­pena un anno fa, il legislatore aveva imposto ai presidenti di Tribunale criteri di priorità in base ai quali fissare i processi, e tra essi ad esempio un bina­rio privilegiato per i processi ai recidivi: adesso, invece, lo stesso legislatore fa l’esatto contrario, cioè scrive una leg­ge che costringerà i Tribunali a rallentare i processi ai recidi­vi per dare priorità a quelli agli incensurati, che altrimen­ti si prescriverebbero in appe­na due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio. E se un anno fa in un’altra legge, uno dei tanti pacchetti sicurezza, il le­gislatore aveva svilito la quali­tà di incensurato ai fini della concessione delle attenuanti generiche, adesso invece la esalta al punto tale da farne scaturire addirittura l’estinzio­ne del processo in mancanza di una sentenza di primo gra­do nei fatali 2 anni. Questo an­che per tutti i reati tributari de­gli evasori fiscali, per gli omici­di colposi dei medici, per le truffe di ogni genere. Salvo pe­rò escludere dalla tagliola tem­pistica della nuova legge una contravvenzione, quale il rea­to degli immigrati clandestini. Beffa in vista, poi, per lo Sta­to che dovrà restituire agli im­putati, i cui processi vengano prescritti, i soldi che in quei procedimenti erano stati se­questrati. Ma beffa soprattutto per quei coimputati di un me­desimo reato che, allo scocca­re dei 2 anni, vedranno l’impu­tato incensurato farla franca con la prescrizione del proces­so, e l’imputato non incensura­to continuare invece a essere giudicato e magari condanna­to. Mills e diritti tv subito prescritti così il premier si salva a Milano- MILANO - La frode fiscale da svariati milioni di Mediaset? Carta straccia, perlomeno dal 21 aprile del 2007. E la corruzione da 600mila euro dell´avvocato inglese David Mills? Tempo scaduto, anche per questo, dal marzo del 2008. Per l´imputato Silvio Berlusconi sarebbero questi gli esiti immediati del disegno di legge presentato ieri al Senato dai tre esponenti della sua maggioranza, Gasparri, Quagliariello e Bricolo (Lega). Manca ancora l´iter parlamentare, certo, e non si possono escludere modifiche sostanziali, ripensamenti, perfino una improbabile bocciatura. Ma se il testo passasse indenne al vaglio delle Camere, magari già a dicembre come si vocifera nel Palazzo, ai giudici milanesi non resterebbe che applicare la nuova legge. L´unica alternativa sarebbe un ricorso alla Consulta, se ravvisassero incongruenze costituzionali, bloccando così i termini della prescrizione. Il processo Mediaset riprenderà ufficialmente lunedì prossimo, dopo tredici mesi di stop forzato causa Lodo Alfano. Il pm Fabio De Pasquale, fino al 26 settembre del 2008, era riuscito a convocare circa l´80% dei testi dell´accusa. Ultimato il suo lavoro, la parola sarebbe dovuta passare ai testimoni delle difese. Alcuni mesi sarebbero serviti per arrivare alla requisitoria, alle arringhe e, infine, alla sentenza di primo grado per verificare la fondatezza dell´accusa. Gli effetti del disegno di legge Gasparri-Quagliariello-Bricolo interromperanno tutto. E, in questo caso, le conseguenze non si limiterebbero alla posizione di Berlusconi, ma si estenderebbero anche a tutti gli altri imputati. Tra loro, anche il numero uno di Mediaset, Fedele Confalonieri, alcuni suoi manager e il potente mediatore di diritti tv statunitense, Frank Agrama. La richiesta di rinvio a giudizio, in questo caso, risale addirittura al 22 aprile 2005. Per tutti loro, incensurati, posizione prescritta, grazie al medesimo disegno di legge. Diverso il capitolo Mills. Qui, infatti, sarebbe solo il Cavaliere a ringraziare i compagni di maggioranza, essendo l´unico imputato rimasto. L´udienza riprenderà il prossimo 27 novembre. Giorno in cui la Corte della decima sezione penale milanese, presieduta da Nicoletta Gandus, comunicherà la data e il collegio davanti al quale si dovrebbe celebrare il nuovo dibattimento. Dovrebbe, visto che, per quella data, ancora da stabilire, il disegno di legge potrebbe in teoria essere già in vigore. E, anche in questo caso, il Cavaliere incasserebbe la prescrizione. La richiesta di rinvio a giudizio risale al marzo 2006. I nuovi tempi di prescrizione si sono già ampiamente consumati. Infine, resta una flebile possibilità di giungere in fondo al percorso processuale nel filone che il pm di Milano De Pasquale non ha ancora chiuso: l´appropriazione indebita per i diritti televisivi della società Mediatrade. Soldi gonfiati (circa 110 milioni di euro recita l´accusa), fatti rientrare su conti esteri riconducibili al Cavaliere e a suoi ex manager. Una piccola possibilità c´è ancora per aprire e poi tentare di concludere il processo, ma è davvero minuscola. De Pasquale, per rispettare i nuovi limiti imposti dalla riforma, dovrebbe incrociare le dita e sperare nella buona sorte, in coincidenze favorevoli e in giudici con ritmi lavorativi spaventosi. Ovvero, dovrebbe augurarsi che, di fronte a una richiesta di rinvio a giudizio (a oggi non formulata), un gup di buona volontà fissi un calendario serrato di udienze, spedisca il fascicolo a una sezione del Tribunale capace di arrivare a una eventuale sentenza di primo grado nel giro di 24 mesi, con allegate le motivazioni. Visti i precedenti che hanno riguardato Berlusconi e altri indagati, a Milano è un´impresa quasi temeraria. Solo l´udienza preliminare sulle toghe sporche della capitale (filoni Sme e Imi-Sir), tra legittimi impedimenti, ricusazioni, è durata 17 mesi davanti al gup Alessandro Rossato. Il dibattimento di primo grado, senza Berlusconi, è durato quasi tre anni. Quello che resta alla procura, ora, è il capitolo che riguarda l´avvocato inglese David Mills. Se la Cassazione riconoscerà la bontà della sentenza d´appello che ha condannato il 27 ottobre scorso Mills a 4 anni e mezzo, arriverà un verdetto definitivo entro l´aprile prossimo. Se così fosse, risulterebbe condannato solo il corrotto. Il corruttore Silvio Berlusconi, riconosciuto tale già in primo e secondo grado, si troverebbe ampiamente al riparo, grazie alla legge sulla "ragionevole durata" del processo, da ieri all´esame del Senato.