Andrea Zaghi, Avvenire 13/11/2009, 13 novembre 2009
CROLLO DI PREZZI E PRODUZIONE GLI AGRICOLTORI: COSI’ SI CHIUDE
Gli agricoltori scendono in strada ancora una volta. Proprio così. Con i bilanci troppo stretti per essere ancora sopportati, molti (troppi) produttori, al giro di boa dell’annata agraria, stanno pensando seriamente di chiudere e abbandonare un’attività che era riuscita sempre a scampare il peggio. Si tratta di un orizzonte dai toni foschi, al quale si cerca di rispondere in più modi, ma che rischia di concretizzarsi per davvero.
La cronaca parla chiaro. Dopo le manifestazioni dei colleghi francesi e belgi, ieri, oggi e nei prossimi giorni è la volta degli italiani. Ieri, nel Foggiano, una colonna di trattori lunga oltre tre chilometri ha bloccato le strade attorno a San Severo (una delle patrie dell’agricoltura pugliese), mentre da alcuni giorni sono in mobilitazione anche i produttori lucani e oggi è in programma una manifestazione interregionale a Milano. Il 16 novembre sarà la volta dell’Umbria e il 17 di Napoli. Ma si sta lavorando – spiega une delle organizzazioni agricole, la Cia-Confederazione nazionale agricoltori – «per una grande manifestazione unitaria a livello nazionale». Già, perché sembra proprio che questa volta i problemi superino le divisioni.
Il ’dramma’ sta in poche cifre. Nei primi nove mesi del 2009, secondo la Coldiretti, è stato registrato un taglio produttivo del 6,5% accompagnato da un crollo medio dei prezzi pagati agli agricoltori del 13,5%. E non basta, perché c’è già chi, come la Cia, sui dati dell’Ismea (che segue i mercati agricoli), stima per l’intera annata un taglio del valore aggiunto del 5,2%, un crollo degli investimenti quasi del 4%, una diminuzione del 2% dei redditi e un balzo in avanti dei costi dell’8,5%. Certo, negli ultimi tempi un rallentamento lungo il precipizio è stato pur colto. Ma il risultato finale non sembra cambiare: quanto guadagnano gli agricoltori non basta più. soprattutto sul fronte degli incassi che le cose sono andate male. L’Ismea dice che in un anno (da ottobre 2008 ad ottobre 2009) i prezzi della frutta hanno perso il 22% circa, quelli dei cereali il 19, i vini il 14. In aumento, timido, solamente quelli degli ortaggi (+4,2%), dell’olio di oliva (+3,3%) e delle colture industriali (+1,3%). Stessa storia per i prodotti zootecnici: per i suini si parla di un -14,%, per le produzioni lattiero-casearie di un -11,6%, per gli avicoli -5,1%. Tutto mentre al consumo le quotazioni sono rimaste quasi stabili.
una catena di numeri che non lascia spazio a dubbi, ma che non sembra trovare risposte adeguate e univoche. «La crisi – commenta la Coldiretti – amplifica le distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola accrescendo il potere degli intermediari a danno delle imprese agricole nonostante una sostanziale tenuta dei consumi alimentari». Questioni di rapporti di filiera, dunque, alle quali si sta cercando di rispondere creandone una «tutta italiana» e «avvicinando» i consumatori con le vendite dirette, i consorzi e le cooperative. Proprio queste ultime, questa settimana, hanno chiesto alla Ue una maggiore attenzione. Mentre da poco è nata Consorzi Agrari d’Italia, una ambiziosa holding di 23 Consorzi provinciali, seguita a ruota dalla Associazione Nazionale delle Cooperative Agricole e di Trasformazione Agroindustriale che ha l’o- biettivo di realizzare la più grande centrale cooperativa agroalimentare a livello nazionale. Intanto, ci si ingegna a differenziare l’attività aziendale (dall’agriturismo al biologico passando per la cosmesi e il trekking) e si cerca di puntare sulla corretta informazione al consumatore circa l’origine dei prodotti (ma la battaglia per le etichette chiare non è ancora stata vinta del tutto). «Servono – dice poi Confagricoltura – azione mirate, altrimenti i rischi per l’approvvigionamento alimentare dell’Italia sono destinati a crescere ». Una indicazione che si sostanzia in un elenco di problemi da risolvere: «Credito, ricerca, innovazione, semplificazione, servizi reali alle imprese – spiega Confagri ”, sono gli aspetti principali su cui incidere, con una strategia però, non con interventi estemporanei ». Ma non basta, perché altri sono arrivati a chiedere la dichiarazione dello ’stato di crisi’ dell’intero settore con la sospensione dei pagamenti sia dei contributi previdenziali che delle tasse.
Intanto, però, l’agricoltura da anni perde letteralmente terreno. In 4 decenni - annota la Coldiretti - sono spariti 5 milioni di ettari di terreni coltivati: un territorio grande come due volte la Lombardia.