Vincenzo Zaccagnino, La stampa 13/11/2009 Emanuela Minucci, La stampa 13/11/2009, 13 novembre 2009
DOVE VIVERE DA NABABBI A BASSO COSTO (2
articoli Vita da nababbi)-
Gli inglesi sognano un casale in Toscana, i tedeschi si «accontentano» di un bilocale in Emilia Romagna, magari vicino al mare, mentre i russi cercano il massimo del lusso: una bellissima abitazione a Roma o in Sardegna. L’Italia non attrae solo turisti, ma anche stranieri in cerca di una splendida seconda casa: secondo le rilevazioni del sito «Immobiliare.it», portale leader nel mercato online, nell’ultimo anno le ricerche di immobili italiani da parte di acquirenti stranieri sul sito sono aumentate del 15%. Storicamente è stata la Toscana ad attirare l’interesse degli acquirenti stranieri, ma negli ultimi anni abbiamo visto un’attenzione sempre maggiore anche per Puglia (+31%), Sicilia (+16%) e Umbria (+8%).
Con mille euro al mese qui da noi fai vita grama. Ma ci sono molti paradisi al mondo in cui puoi stare da nababbo. Basta aver il coraggio di credere in un sogno di fuga. Parola di Attilio Wanderlingh intellettuale napoletano, scrittore, e direttore di una piccola casa editrice. In questi giorni ha pubblicato il suo ultimo libro, «Scappo via! paradisi esotici dove vivere alla grande con meno di mille euro al mese» (Intramoenia, Euro 14,90), per raccontare che fuggire in un paese esotico, iniziare una nuova esistenza, accarezzati dal soffio dell’aliseo, all’ombra delle palme da cocco con una bianca spiaggia e un mare di smeraldo davanti alla porta di casa, non è uno sfizio da ricchi. A determinate condizioni, quei famosi mille euro possono diventare una svolta. E Attilio Wanderlingh è uno che se ne intende, perché passa i suoi giorni fra la Costiera Amalfitana e il Kenya.
Non a caso il primo paese che propone nell’elenco di chi vuol cambiare vita (in meglio) è proprio il Kenya. Adatto a tutti. Sia gli anziani che devono affidarsi a magre pensioni, sia i giovani che possono contare su piccoli redditi. Wanderlingh ha raccolto, in proposito, la dichiarazione di un fuggiasco: «Ho dato in affitto il mio appartamento di proprietà dove vivevo da ormai oltre dieci anni e con quei 750 euro al mese ho ricominciato in Kenya». Ed è stata una scelta felice anche dal punto di vista meramente contabile. «Buona scelta: lì un bilocale sul mare costa duecentocinquanta euro al mese di affitto, con gli altri cinquecento ti puoi consentire una tranquillità economica eccezionale, tenendo conto che in Kenya... un dignitoso stipendio si aggira intorno ai centosessanta euro al mese».
E se qualcuno avesse risparmi da parte, ci si può addirittura comprare casa, magari in quel vero e proprio paradiso terrestre che è la spiaggia di Watamu, 24 chilometri a sud di Malindi, all’interno di un parco residenziale. I prezzi, che la guida segnala, sono questi: 50 mila euro per una villetta, 180 mila per una vera villa con giardino e piscina, 45 mila per un appartamento di 120 metri quadrati in un residence che scendono a 30 mila se ci si accontenta di un bilocale.
Il libro fornisce numerosi esempi di altri prezzi locali, che confermano l’agiatezza di chi ha un reddito di mille Euro. Pescando a casa, un pasto a base di pesce in un ristorante sulla riva del mare può costare 5 euro, una bibita al bar 30 centesimi, una banana 5 centesimi, un’ananas 80 centesimi come una birra. Chi vuole avere un domestico che fa le pulizie in casa e cucina, deve prevedere una paga mensile di 70 euro. Tira le somme l’autore dell’originale volume: «Se il mio reddito è di 800 euro al mese, ne avrò spesi 250 per l’affitto, 360 per il cibo in abbondanza e me ne restano ancora 190. Circa 200 euro in Kenya sono una cifra».
Ovviamente il mappamondo dei paradisi low cost non si riduce al Kenya. Altre mete piacevoli da tenere in considerazione sono il Marocco, la Tunisia, l’Egitto, l’Arcipelago di Capo Verde, la Thailandia, Santo Domingo, il Brasile e il Messico. Altri paradisi ci sarebbero, ugualmente convenienti, ma l’autore alla fine le sconsiglia, perché ci sono tali e tante difficoltà, soprattutto burocratiche, per fissarvi la residenza, che il gusto viene rovinato. Tra le mete «belle e impossibili», c’è Cuba, Mauritius, le Seychelles, le Maldive, l’India e il Venezuela.
Non ai soli pensionati o a chi dispone di un reddito fisso, anche modesto, è riservata la fuga verso un paradiso terrestre. L’autore individua altre categorie di possibili migratori. In questo particolare momento, la ricerca di una nuova vita ai tropici sembra essere l’aspirazione d’una buona fetta di singles trentenni, delusi dal destino del lavoro precario e dalla situazione del Paese. Ovviamente dovranno trovarsi un impiego, perché spesso partono con pochi soldi e non possono contare su un reddito fisso che arriva dall’Italia. Scrive Wanderlingh: «precario in patria o all’estero non fa differenza e tanto vale scegliere il luogo più economico e piacevole».
Sembra che in questi luoghi esistano buone possibilità di impiego soprattutto nelle attività legate al turismo. I più fortunati e abili riescono ad avviare un’attività indipendente. Ad esempio una scuola per sub o un ristorantino, o un’agenzia immobiliare. Numerose conferme arrivano anche da internet, su siti come MolloTutto.com oppure Voglioviverecosi.com.
Oltre ai racconti dei tentativi riusciti, ci sono molte raccomandazioni. Mai buttare il cuore oltre l’ostacolo, senza pesare bene le cose. Può essere rischioso partire alla cieca. Più consigliabile, dunque, fare prima una vacanza nel luogo prescelto per sperimentare l’adattabilità al clima, alla gastronomia e alle condizioni igienico-sanitarie. Scegliendo paesi con una situazione politica stabile.
Scrive nel sito Voglioviverecosi.com Andrea Scomparin, che va a fare l’istruttore subacqueo a Marsa Alam, sulla costa egiziana del Mar Rosso: «In banca avevo davanti un’unica strada, noiosa e monotona. Voglio andare lontano dallo smog, dal traffico, dallo stress e soprattutto dalla crisi, parola che senti nominare almeno cento volte al giorno. Voglio trovare positività e serenità e non c’è niente di meglio del mare, in un posto tropicale dove la gente va in vacanza ed è contenta».
Osserva però nel suo libro Attilio Wanderlingh che fra chi tenta la fuga, i delusi sono più numerosi degli entusiasti. Bisogna insomma accontentarsi, anche perché, come ha sentenziato qualcuno: «il paradiso è dei morti».
SONO IN PARADISO MI MANCA SOLO LA NEVE-
Pietro Schettino ha 45 anni ed è fuggito da Torino quando ne aveva 30 per tuffarsi in una cartolina: San José, capitale della Costa Rica, temperatura media annua fra i 18 e i 22 gradi, prezzo di un litro di latte: 70 centesimi di dollaro. «Un paradiso alla portata di pensione minima», premette lui, che di problemi economici non ne ha comunque mai avuti, visto che in Italia - al momento della partenza - gestiva due ristoranti.
«Ho preso il mio primo aereo per l’America Centrale pensando ad una vacanza, perché ero stanco del cielo grigio, ma poi, quando ho visto che il mio tenore di vita poteva triplicarsi, ho deciso di fare il grande salto: trasferirmi in Costa Rica per tutta la vita».
In questi giorni Pietro Schettino è tornato in Italia per fare un corso di «arte gelatiera», ma si tratterrà giusto lo stretto necessario, «perché lasciare quel mondo è ormai impossibile». E se gli chiedi, «ma è vero che ormai sono centinaia gli italiani, soprattutto pensionati, che si trasferiscono in pianta stabile in Costa Rica per sbarcare il lunario?», lui risponde con un sorriso: «Allora ve ne siete finalmente accorti anche voi. Quando mi trasferii io, il fenomeno era ancora agli inizi, ma ora è davvero esploso: immagino che sia a causa della crisi, ma i pensionati italiani che decidono di venire a vivere a San José per poter trascorrere la loro vecchiaia senza essere angosciati dai problemi economici sono davvero tantissimi».
E in effetti, conti alla mano, con 1000 euro, da quelle parti, si può vivere da signori. Basti pensare che l’affitto di un appartamento da 80 metri quadri in pieno centro costa 500 dollari il mese, vale a dire più o meno 335 euro, mentre una cena in una trattoria si aggira attorno ai 5 dollari e mezzo, poco più di 3 euro. «Lei capisce che con questi prezzi diventa davvero una tentazione trasferirsi». Se però qualcuno deve lavorarci, in Costa Rica ottenere la cittadinanza non è facilissimo: «Io che facevo l’imprenditore ho dovuto farmi presentare da un collega ed esibire garanzie finanziarie e piani di sviluppo - spiega Schettino -. Sarebbe stato più facile sposare una ragazza del luogo, ma io ero in attesa di divorzio e sono ancora single quindi mi sono arrangiato...».
Altro discorso per i pensionati o per coloro che godono di una piccola rendita: «Questi non hanno bisogno di lavorare e quindi nemmeno di qualcuno che li presenti o li sposi. Rinnovano il permesso di soggiorno turistico e vanno avanti così, da anni», racconta il torinese che ha trovato l’America in Costa Rica. E conclude: «Non le nascondo che molti miei amici, sentendo la mia esperienza, ma soprattutto vedendo il mio entusiasmo per la qualità di vita, praticamente a costo zero della Costa Rica, stanno preparando le valigie».
Ma c’è qualcosa che manca in quel paradiso? «La neve. Ma lo sci nautico può compensare non crede?».