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 2009  novembre 13 Venerdì calendario

"Hemingway e Churchill sciatti" le follie del Professor Computer- C´è chi vuole introdurre il programma per correggere i test di maturità Winston Churchill? Troppe ripetizioni: bocciato

"Hemingway e Churchill sciatti" le follie del Professor Computer- C´è chi vuole introdurre il programma per correggere i test di maturità Winston Churchill? Troppe ripetizioni: bocciato. Il famoso discorso al Parlamento con nel 1940, dopo Dunkerque, scosse la nazione («Noi combatteremo sulle spiagge, noi combatteremo nei luoghi di sbarco, noi combatteremo sui campi...») per l´arcigno professore a cui l´hanno sottoposto come se fosse un tema di "A level" (più o meno una maturità) non ha preso la sufficienza. Sotto un altro. E allora è toccato a Ernst Hemingway: da cinque anche lui, «stile sciatto». Come del resto il Nobel William Golding: «Anacoluti e stile poco accurato». E peggio Anthony Burgess (Arancia Meccanica): «Incomprensibile». Naturalmente quell´esame era una trappola, e a cascarci in pieno non poteva che essere un professore particolare: uno che resta a ciglio asciutto di fronte al pathos churchilliano perché non ha cuore, ma neppure abbastanza memoria letteraria o gusto da distinguere una sgrammaticatura da un colpo d´ala. Una bestia, insomma, o una stolida macchina. E la seconda è la risposta esatta: il "professore" è l´ultimo grido del software educativo anglosassone, un prototipo a cui stanno lavorando fior di aziende per risparmiare nella correzione degli elaborati scolastici, con la prospettiva di introdurlo entro qualche anno nelle scuole del Regno. Se la prospettiva ora si allungherà almeno un po´, è invece merito di gente in carne e ossa: all´Education Forum di Westminster, mercoledì a Londra, lo hanno ridicolizzato i membri del Chartered Institute of Educational Assessors (CIEA), un organismo di sorveglianza sugli esami scolastici che ha presentato i risultati del suo perfido test, ripreso con clamore dai giornali inglesi. Ma ha posto insieme problemi seri e veri ben oltre Gran Bretagna e gli Stati Uniti: per dirla con Sue Kirkham, ex preside: «Le statistiche dimostrano che si stanno spendendo più soldi per controllare i livelli di preparazione che per raggiungerli». Un loop che anche la scuola italiana conosce bene: «Quando abbiamo l´esigenza di valutare i risultati educativi rapidamente e su vasta scala, come è fortunatamente nel caso della scuola di massa - dice Susanna Mantovani, specialista di Scienze della formazione e prorettore della Bicocca a Milano - è difficile, ma anche indispensabile, trovare criteri omogenei. E si può correre il rischio, come mi pare succeda con quel software, di innamorarsi di strumenti che non sono ancora pronti». Chi invece esce comunque a pezzi dall´esame ravvicinato è l´intelligenza artificiale applicata alla critica letteraria, o anche solo alla buona prosa: David Wright, direttore del CIEA, osserva che non capisce le metafore, altri aggiungono che non capisce il senso e lo scopo del discorso di Churchill, e tantomeno lo stile efficace e spartano di Hemingway, che scambia per povertà espressiva. In generale, tutti d´accordo: il software "letterario" ha fatto ben pochi passi avanti dal suo antenato "traduttore automatico" sbertucciato anni fa da Eco, quello che rese «lo spirito è forte ma la carne debole» con «whisky ok, ma la bistecca fa schifo». E sembra essersi evoluto poco dai correttori automatici dei programmi di scrittura che sottolineano tutto ciò che esce dallo schema sostantivo-verbo-predicato-punto. Colpa di chi lo ha istruito poco e male? Graham Herbert al Forum di Westminster è andato dritto al punto: colpa piuttosto di chi pensa di affidargli un ruolo educativo e corre perfino il rischio di riuscirci. «In America, dove il software è già usato sperimentalmente, i ragazzi hanno "craccato il codice", imparando a scrivere in quello stile che il computer è in grado di riconoscere come corretto». Inaugurando ufficialmente l´era dei cattivi maestri di scrittura elettronici.