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 2009  novembre 12 Giovedì calendario

LA BOLLA ASIATICA SPIAZZA FED E BCE

Tra gli investitori cresce l´apprensione su quando le banche centrali cominceranno a fare rientrare le politiche monetarie espansive e i programmi straordinari di acquisto di asset. L´allarme su una ripresa dell´inflazione e su possibili bolle dei prezzi degli asset, in particolare in Cina e negli altri paesi emergenti dell´Asia, si intensificano: la Banca Mondiale, nel suo rapporto semestrale sul Sudest Asiatico, riferisce di un mercato non sostenibile dove i prezzi degli asset non corrispondono ai fondamentali, come quelli degli immobili che continuano a lievitare, soprattutto nelle grandi città. Ciò ricorda con preoccupazione quanto accaduto negli Usa nel 2006.
A gonfiare queste bolle sono le politiche monetarie eccezionalmente espansive. I bassi tassi di interesse nei paesi avanzati incentivano i prestiti da utilizzare per investimenti ad alto rendimento nei mercati emergenti. chiaro che il dollaro dovrà continuare a svalutarsi se gli Usa vogliono aumentare l´export, visto che le famiglie americane consumeranno meno. Quindi, per chi mira a ricavare profitti da investimenti in altre valute il costo dei prestiti in dollari è negativo e ciò genera l´irresistibile tentazione di investire in qualsiasi cosa purché asiatica e anche solo vagamente proficua. come se non avessimo imparato niente dagli ultimi tre anni. Le banche centrali soffiano ancora sulle bolle o, in altre parole, troppo concentrate sull´inflazione ignorano la loro responsabilità in materia di stabilità finanziaria.
Il rischio bolle crea pressione affinché le banche centrali chiudano i rubinetti, seguendo l´esempio di Australia e Norvegia. Ma se la diagnosi è corretta, la terapia è sbagliata. Affrontare il problema "bolle" non è compito della Fed o della Bce bensì delle banche centrali e dei regolatori asiatici. Se la disoccupazione negli Stati Uniti e in Europa aumenta ancora, è giusto che la Fed e la Bce mantengano le politiche monetarie espansive o che facciano una pausa visto che i mercati finanziari stanno ancora riprendendosi. Quando poi cominceranno a restringere, dovranno farlo gradualmente e con delicatezza, consapevoli soprattutto del fatto che avviare il processo ora sarebbe prematuro.
Niente impedisce però che si muovano le banche centrali delle economie asiatiche emergenti. La condizione monetaria degli Stati Uniti non è adeguata per le loro circostanze di economie che crescono con forza. Sono loro ad avere il problema e possono e dovrebbero affrontarlo adottando ora politiche restrittive.
Un´altra preoccupazione è che l´adozione di politiche più restrittive da parte delle banche centrali asiatiche, sia interpretata come una previsione di apprezzamento delle loro valute e che ciò attiri un flusso in ingresso di capitali che speculerebbero sul rafforzamento di queste valute. Per impedire che questi flussi alimentino altri eccessi nel mercato degli asset dovrebbero intervenire i regolatori. In paesi come la Cina, dove il controllo dell´allocazione del credito è diretto, si dovrebbero imporre dei tetti più rigidi sui prestiti bancari e requisiti più severi sulle garanzie immobiliari. Altri governi dovrebbero considerare la possibilità di tassare i flussi finanziari in ingresso come ha fatto il Brasile a ottobre.
Il pericolo posto dalle bolle finanziarie asiatiche è reale e quindi è importante muoversi per combatterlo, ma questo è un compito che spetta alle banche centrali dei mercati emergenti e non ha alla Fed o alla Bce.
* Barry Eichengreen insegna economia all´Università di Berkeley
(Traduzione di Guiomar Parada)