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 2009  novembre 12 Giovedì calendario

ORO IL PREZZO DI UN SIMBOLO

 vero che tutto tende all´oro, come dice Goethe, «possente e risplendente»? Oppure l´oro è «lo sterco del diavolo» come pretende Lutero? La sua è un´«empia ed esecrabil fame», come è bollata nell´Eneide di Virgilio (auri sacra fames)?Oppure, quando l´oro parla, come dice Erasmo da Rotterdam, l´eloquenza è priva di forza? Sta tornando nelle viscere della terra, come prevedeva Maynard Keynes, «dopo essere assurto nell´alto dei cieli, come il sole e la luna»? Oppure circola impetuosamente, come oggi capita, alla luce del sole, nell´ordine dei trilioni di dollari al giorno?
Osannato o maledetto, l´oro sembra imprescindibile.
 stato sempre così? Certamente no. Ci sarà stato pure un tempo in cui il selvaggio giocava a pepite con i suoi piccoli. Ma per quanto noi spingiamo lo sguardo nel fondo della storia scorgiamo il bagliore dell´oro su qualche altare o in qualche collana preziosa. E ce n´è ancora sotto terra, forse, venti o trenta miliardi di tonnellate, che aspettano di passare dai forzieri della crosta nelle caverne delle banche.
Quel che è certo è che solo di recente, insomma, al tempo di Creso, l´oro ha cominciato ad essere usato come moneta. La sua sacralità è molto più antica. E, a quanto pare, le sopravviverà. Perché l´oro snobba la moneta, anche se quest´ultima si è fatta di carta per avvolgerlo. Fu quel tale scozzese che si macchiò di quello sgarbo, quel John Law, economista spadaccino. I cinesi l´avevano fatto prima di lui, ma erano ancora lontani.
E allora avvenne il miracolo. Avvenne che la carta, che avrebbe dovuto sostituirsi all´oro come unità di conto e mezzo di pagamento, gli subentrò anche come riserva di valore. La carta? Ma, dicevano, non vale niente! Eppure: stampaci su la Regina d´Inghilterra e varrà tanto oro quanto non pesa. Ecco il gioco di prestigio.
Questo è il peccato originale della moneta moderna: la promessa dell´oro, il debito di un intero paese, in oro. Ma chi ci casca? Tutti.
E tutti si mettono a tesoreggiare pezzi di carta: quando si dice che l´economia è una cosa seria! Così si ritira moneta dalla circolazione. E si ha sempre bisogno di nuova moneta da immettervi. Si chiama liquidità. La forniscono le banche. La fornisce lo Stato. Tutto si fa in nome dell´oro. E in effetti, per lungo tempo si emetterà moneta di carta ma sulla base di una certa proporzione aurea. Poi, quando la moneta dominante, per tante ragioni, diventa il dollaro, gli americani si rifiutano di convertirlo in oro. L´oro, dicono: fateci un po´ quel che volete.
Ma allora su che cosa si regge la moneta? Fiat money: sulla volontà di Dio? Piuttosto, sulla fiducia: che è tutto e niente.
C´è qualcuno, un piccolo uomo d´affari tedesco, si chiama Silvio Gesell, che avverte: non potete accumulare ciò che non ha alcun valore. Bisogna impedire questa truffa. Bisogna apporre sulle monete di carta, ogni anno, un bollo che le svaluta. In tal caso nessuno le accumulerà e si accumuleranno invece beni reali, investimenti veri, ricchezza autentica. Ma nessuno lo sta a sentire.
Così, si stampa sempre più moneta finanziaria, cioè debiti: moneta che sta per oro; titoli che stanno per moneta, derivati che stanno per titoli. Si instaura la legge Ponzi.
I debiti si pagano con i debiti. Dice un economista francese: il capitalismo è diventato il solo sistema in cui i debiti non si rimborsano mai. Un po´ come le onde presso la riva. Si accavallano l´una sull´altra. Finché però appare la riva. Inevitabile. E le onde vanno a sbatterci sopra. E il denaro va restituito. E gli sciocchi si devono separare dal loro denaro. E i poveri disgraziati dal loro lavoro.
Ma che c´entra l´oro? C´entra, perché è in quei momenti che l´economia ha bisogno di aggrapparsi a qualche cosa che non siano le scommesse delle banche. Se non ci si fida più della Regina, o dell´impegno politico della democrazia, ci si rifugia nel rassicurante splendore dell´oro.
Avranno ragione l´Ocse e il Fondo Monetario. Avrà anche ragione Berlusconi: la ripresa è lì alle porte: ma vuoi mettere un bel gruzzolo di monete gialle?
Sulle monete d´oro ci sarà pure il ritratto della Regina. Ma sul verso c´è scritto: non mi fido. La potenza vera dell´oro è la sfiducia. la sua riserva aurea.
Quando ancora la guerra non era finita e tutto l´oro si era rifugiato nelle cave del Forte Knox, in America, Maynard Keynes, il nemico dell´oro, propose di farne a meno realmente: altro che gold standard: un political standard, un accordo mondiale che generasse una moneta mondiale, fatta di puro spirito, di volontà politica. Forse per sfottere un po´ i banchieri, la chiamò Bancor. Non era una moneta vera, era una moneta di conto. Non doveva vederla nessuno. E infatti nessuno la vide. La moneta ben visibile era diventata il dollaro, il vincitore. Che ben presto si sbarazzò dell´oro. E tutto sembrò finito e Lutero pacificato. Ma non era così.
Gli americani, per troppa avidità, persero il controllo della liquidità, prestarono soldi a tutti, soprattutto a sé stessi. E ai cinesi, che cominciarono a dubitare del dollaro e a ricordarsi di Keynes e della sua proposta. Intanto, ci sono i cinesini di casa nostra, che non si fidano e ammucchiano lo sterco del diavolo. L´ho fatta un po´ troppo semplice? Può darsi.