Mario Deaglio, La stampa 12/11/2009, 12 novembre 2009
Crisi e vaccini la babele crea sfiducia - Nonostante l’incalzare delle notizie sui decessi causati dall’«influenza suina», fornite con grande enfasi dai mezzi di informazione, apprendiamo da La Stampa di ieri che gli italiani rifiutano la vaccinazione, tanto che addirittura il 97 per cento delle dosi rimane, per il momento, inutilizzato
Crisi e vaccini la babele crea sfiducia - Nonostante l’incalzare delle notizie sui decessi causati dall’«influenza suina», fornite con grande enfasi dai mezzi di informazione, apprendiamo da La Stampa di ieri che gli italiani rifiutano la vaccinazione, tanto che addirittura il 97 per cento delle dosi rimane, per il momento, inutilizzato. E’ in atto un compattissimo, imprevisto «sciopero del vaccino»: l’opinione pubblica sembra divisa tra la paura della malattia e la paura del vaccino. E la seconda, contro ogni previsione, prevale largamente sulla prima. Perché questo risultato sconcertante? Perché la mancanza generalizzata di conoscenze medico-sanitarie di base si unisce alla mancanza generalizzata di informazioni chiare e credibili: una vera e propria «miscela esplosiva» che determina un’estesa diffidenza e ostilità nei confronti del vaccino, un senso di confusione generale e che sfocia in comportamenti collettivi incerti e contraddittori, in ogni caso diversi, o addirittura opposti, a quelli previsti. Si tratta di una «miscela esplosiva» analoga a quella che ha consentito alla crisi finanziaria di sfuggire al controllo di governi e banche centrali. Come nella sanità, anche nelle finanze famigliari, le conoscenze non si apprendono più dai genitori ma si imparano (assai male, nella maggior parte dei casi) nelle scuole: le mamme trasmettono sempre meno ai figli regole igieniche fondamentali come il lavarsi le mani o il non prendere freddo, i giovani non vogliono sentir parlare dagli anziani di necessità di risparmiare o di cautela nell’indebitarsi. Specie tra questi ultimi, sono in troppi a ignorare la differenza tra l’azione di un antibiotico e quella di un antidolorifico e forse si tratta delle stesse persone che non conoscono la differenza tra interesse semplice e interesse composto o non sanno come funziona il loro conto corrente. Con queste fragili premesse, troppe volte nelle società ricche si trasmettono precocemente informazioni specialistiche senza le basi fondamentali che consentono di assimilarle. Si determina così una crescente difficoltà a decidere razionalmente, spesso associata all’impossibilità di farlo per la scarsa trasparenza delle informazioni. Per quanto riguarda l’influenza suina, non sono stati forniti elementi assolutamente certi per rispondere a chi ritiene che quella del vaccino sia una «bufala» o una macchinazione delle case farmaceutiche. Per conseguenza, come dimostra il sondaggio pubblicato su La Stampa di ieri, gli italiani appaiono spaccati quasi a metà tra i favorevoli e i non favorevoli al vaccino ma la cosa apparentemente incredibile è che neanche i favorevoli si fanno vaccinare. Parallelamente non sono stati resi pubblici elementi che consentano di affermare con certezza che le misure contro la crisi economica, adottate negli ultimi 12-18 mesi - per le quali il recente G20, tenutosi in Scozia, si è autocompiaciuto - stiano davvero risollevando l’economia e non semplicemente stabilizzando, non si sa quanto a lungo, i bilanci delle banche e di altre istituzioni finanziarie. In queste condizioni, i vaccini restano nei frigoriferi il che causerà seri problemi se l’epidemia è davvero molto pericolosa; i risparmi dei cittadini restano sui conti bancari o impiegati, a tassi irrisori, in titoli pubblici a brevissimo termine. Viene così frenata la normale spesa per consumi che attenuerebbe di molto gli effetti della crisi economica. Banche e case farmaceutiche incassano una fortissima ostilità da parte dell’opinione pubblica, un po’ come gli untori al tempo della peste. Crisi sanitaria e crisi finanziaria appaiono così come due facce - forse non le uniche - di una più generale Crisi con la C maiuscola. Che bisognerà una buona volta affrontare invece di minimizzare.