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 2009  novembre 12 Giovedì calendario

RIFORMA OBAMA: VITA DIFFICILE MA NON SOLO PER CINISMO


Sarà, come sostiene Obama, che il primo round della riforma della Sanità (vinto per soli 5 voti) è «un atto storico», ma il fatto che vi sia mezzo Paese che non ne vuole sapere di aiutare i bisognosi non potrà che creare ostacoli nel caso in cui la riforma venisse approvata anche in Senato.
Verrebbe da credere che il «dovere morale» verso i bisognosi, invocato da Obama nella sua battaglia per garantire l’assistenza sanitaria ai 47 milioni di americani che ne sono privi, non è poi così sentito dal popolo americano. In un capitolo del libro La coscienza di un liberal (Editori Laterza) l’autore Paul Krugman, Nobel per l’Economia 2008, ricorda che un’argomentazione (ritenuta da Krugman «politicamente inaccettabile») contro l’assistenza sanitaria garantita per tutti consiste nel dire che «la vita può essere ingiusta ma che non è compito del governo liberare il mondo dalle ingiustizie spendendo i soldi dei contribuenti per aiutare quelli più sfortunati».
La crisi del sistema sanitario Usa, scrive Krugman, è scaturita dalla diminuzione delle assicurazioni legate al posto di lavoro, per colpa del loro costo crescente. Molto interessante è la causa («perversa», scrive Krugman) di tale crescita: il progresso della medicina. Si curano più disturbi un tempo incurabili ma a costi più alti; le assicurazioni pagano le cure e compensano tali costi alzando i premi.
Il vero problema restano i troppi (e potenti) nemici della riforma: i repubblicani, le compagnie assicurative e l’industria farmaceutica che teme una diminuzione dei prezzi dei farmaci.
LORIS NUCERA COGNE


La sua analisi dei costi della sanità può apparire sorprendente ma è corretta: si pagano i progressi della medicina e l’allungamento della vita umana. Un paio di anni fa il New York Times aveva pubblicato un’impressionante inchiesta in cui quantificava l’aumento dei prezzi delle assicurazioni negli ultimi 50 anni e lo affiancava all’aspettativa di vita dei cittadini americani, alla diminuzione della mortalità infantile (per esempio tra i nati prematuri) o alle maggiori possibilità di sopravvivenza di fronte a malattie un tempo considerate incurabili. Concludeva con una domanda provocatoria: oggi pagate alcune migliaia di dollari in più ogni anno e ne siete scontenti, ma se vi avessero chiesto se eravate disponibili a pagare per vivere più a lungo non lo avreste fatto di corsa?
 anche vero che la riforma di Obama, se approvata, avrà vita difficile perché non è condivisa da una metà degli americani. Ma sarebbe sbagliato pensare che lo fanno tutti per insensibilità e cinismo. Molti pensano, in perfetta buona fede, che andare in direzione di una sanità dove è forte la mano pubblica diminuisca la libertà di scegliersi il medico o l’ospedale in cui si vuole essere curati e aumenti tasse e sprechi.