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 2009  novembre 12 Giovedì calendario

LE CASE VUOTE DI GIAMPILIERI

«Faccio su e giù da Altolia a Giampilieri marina, dove abita mia figlia: mangio da lei, passo il pomeriggio qui, guardo i Vigili del Fuoco al lavoro, poi torno a casa». Il signor Biagio ha 74 anni, se ne sta sotto un ombrello mal ridotto ai lati della strada che conduce al centro di Giampilieri superiore, costeggiando il torrente. Racconta di passare qui tutte le mattinate, da quella notte da incubo, a osservare i bobcat, le ruspe, gli uomini in divisa con le pale in braccio intenti a spalare il fango fuori dalle case, ai bordi delle strade. Di sera fa ritorno nella sua abitazione di Altolia, la frazione di Giampilieri sgomberata per 24 ore,dopo l’alluvione.Poco meno di 500 anime, soccorse e trasportate a valle in elicottero, dopo essere rimaste una notte e un giorno isolate, ai piani alti delle abitazioni invase dal fango.
Come Molino, le case di Altolia non rischiavano oltre così, dopo averle liberate dal fango, la Protezione civile ha permesso che gli abitanti vi tornassero. «In realtà non ci stiamo in molti, la gente ha paura, ma soprattutto intorno non c’è più niente, preferiscono stare negli alberghi. Io ci sono tornato perché mia figlia abita vicino ». «Intorno» vuol dire Giampi-lieri, Scaletta, Briga, i centri alle porte di Messina, sul versante jonico della provincia, colpite dall’alluvionecheloscorso1?ottobre ha fatto 31 morti e 6 dispersi. Trasformando questi borghi in paesi fantasma. Dove a un mese e 11 giorni esatti dal disastro è ancora emergenza. Il maltempo ha dato tregua a giorni alterni, due giorni su tre piove a dirotto. Troppo pochi i giorni di sole perché l’immensa quantità di detriti venuti giù dalla collina non si trasformino nuovamente in fango, impedendo a Vigili del Fuoco e uomini della Forestale di lavorare: « come svuotare il mare con un cucchiaio - spiega Paolo, l’operaio di una ditta che ha messo a disposizione le proprie ruspe, mentre spala nel greto del torrente- da un lato tiro via,dall’altro ne arriva ancora. La collina si è praticamente sciolta, e sembra farlo ancora».
E non solo perché i lavori di messa in sicurezza del costone franato e dell’abitato vanno a rilento: «Proprio poco fa abbiamo trovato una Fiat Panda nel greto del torrente, sotto 3 metri di sabbia. Si legge abbastanza bene la targa, il resto è un ammasso di lamiere ». Gli occhi di Paolo si chiudono un secondo «Il fango è terribile, non ne avevo idea, prima di vederlo con i miei occhi: ti entra dappertutto, inghiotte, paralizza, travolge, ti "sbriciola", non si può raccontare come venivano estratti i corpi ». La frustrazione, la spossatezza fisica e morale di chi lavora nelle zone alluvionate si percepisce immediatamente, superato il sotto passo delle Ferrovie che da Giampilieri marina conduce alla parte alta del paese.
Man mano che si percorre verso l’alto la strada che corre ai lati del torrente,l’acqua che corre verso il basso diventa sempre più scura, i caseggiati che si aprono ai lati sono deserti, solo poche auto parcheggiate, vicino alla scuola elementare trasformata in Centro direzionale delle operazioni, i soli rumori sono l’incessante battere della pioggia, i Tir che fanno la spola dal paese ai diversi siti individuati per lo smaltimento del materiale, le ruspe. Ma gli uomini i Vigili del Fuoco e gli uomini sui mezzi e a piedi, sembrano non aver molta voglia di parlare, spalano in silenzio. «La forestale ci ha dato il cambio qualche giorno fa, adesso noi siamo 60 e loro 180, prima il rapporto era invertito» racconta Giovanni, un Vigile del Fuoco impegnato a spalare, insieme a tre colleghi ed un operaio su un bobcat, nella zona più critica, la parte alta dell’abitato, la più vicina al punto dove il costone si è staccato, scivolando e travolgendo tutto. Da 40 giorni, lui e i colleghi cercando di aprirsi un varco fra i vicoli inghiottiti e quel che resta di fondamenta e pareti delle abitazioni. Sembrano formiche che cercando di entrare in un muro di terra quattro volte più alto di loro. «Qui - dice Giovanni indicando uno spiraglio tra una casa intatta e il costone - hanno estratto due fratelli di 20 e 21 anni, o meglio quel che rimaneva di loro. Man mano che togliamo via la sabbia e le rovine, ci rendiamo conto quanto impressionante è stato: qui il fango era arrivato al secondo piano delle case, ora è desolante ora, quasi più di allora». Un suo collega gli fa eco: «E chissà quanto ci vorrà ancora. Se smette di piovere, forse le case saranno svuotate per Capodanno. Ne abbiamo liberate 30 su 160».