Nicol DeglཿInnocenti, Il Sole-24 Ore 12/11/2009;, 12 novembre 2009
LA CRISI HA SCAMBIATO I RUOLI TRA LE BANCHE E I GOVERNI
Un excursus magistrale attraverso otto secoli di rapporti tra banche e governi, partendo dal Medio Evo per arrivare ai megasalvataggi di Stato che durante l’ultima crisi finanziaria hanno tenuto a galla gli istituti di credito americani, britannici e, in misura minore, europei. Non capita spesso che uno studio di due economisti della Bank of England susciti entusiasmi oltre il mondo accademico e abbia un’eco al di là dei club chiusi della finanza. Capita ancora meno spesso che a scrivere un’opera del genere sia un italiano.
Sta succedendo con "Banking on the State", appena pubblicato dalla Banca d’Inghilterra e scritto a quattro mani da Piergiorgio Alessandri, economista della Boe specializzato in stabilità finanziaria e risk assessment, e Andrew Haldane, executive director for financial stability. Martin Wolf, chief economist del Financial Times, solitamente non prodigo di elogi, ha lodato «l’ottimo lavoro ». Peter Thal Larsen, commentatore capo di Reuters, ha definito la tesi «affascinante».
Alessandri, 34 anni, è riuscitoa affastellare molte esperienze nella sua breve carriera. Prima gli studi, da manuale: una laurea in discipline economiche e sociali alla Bocconi, esattamente dieci anni fa, poi il trasferimento a Londra per un dottorato di ricerca (Ph.D) con una tesi empirica sui prezzi degli asset e la politica monetaria. Segue un periodo da ricercatore nel Luigi Einaudi a Roma e uno stage nella divisione Capital Markets della Banca centrale europea a Francoforte. Nel 2006 il ritorno in Gran Bretagna e l’approdo come economista alla Bank of England. Un percorso tutto in ascesa e punteggiato di articoli, ricerche e working paper in riviste specializzate e interventi a seminari e convegni di prestigio.
L’economista italiano, al quale le ferree regole della Boe impediscono di rilasciare interviste ( privilegio concesso ai senior, mentre Alessandri è ancora uno junior), si limita a dire di essere «molto lusingato» dall’interesse che il suo studio sta provocando. Lusingato, ma probabilmente non sorpreso: il tema è attualissimo, la conclusione provocatoria e la contestualizzazione storica permette nuove interpretazioni e collegamenti.
Banche e Stati sono sempre stati legati a filo doppio, come collegati da un «cordone ombelicale», dalle prime banche italiane del XIII secolo alla stessa Banca d’Inghilterra, fondata nel 1694 per finanziare i debiti di guerra di re Guglielmo III. Però per centinaia di anni sono state le banche a finanziare i governi e a rischiare: il pericolo maggiore era il fallimento del sovrano di turno. Ora le parti si sono invertite: lo stato è diventatoil finanziatore di ultima istanza delle banche, e il più grande rischio per i governi è il fallimento degli istituti di credito. La transizione è stata progressiva durante l’ultimo secolo, ma la crisi finanziaria degli ultimi due anni rappresenta un momento clou e forse un punto di non ritorno.
Lo dicono i numeri record: secondo i calcoli di Alessandri e Haldane, gli aiuti di stato al settore bancario hanno superato i 14mila miliardi di dollari, pari a un quarto del Pil globale. Non c’è nulla di paragonabile nella storia, sia come dimensioni sia come struttura: si è trattato di salvagenti confezionati con grande immaginazione, utilizzando iniezioni di capitale e garanzie sul debito, assicurazione sui depositi e acquisti di asset.
«Invertire la rotta - secondo i due economisti - non sarà facile. Servirà probabilmente una riforma del settore finanziario radicale quanto quella attuata dopo la Grande Depressione». Il messaggio implicito è che i tentativi di riforma attuati finora non sono sufficienti.
Il rischio è una spirale negativa, un "doom loop" nell’espressione inglese, che continui a infliggere crisi su crisi sul settore pubblico se non verrà bloccata. Le promesse «mai piu» non hanno credibilità. Non impa-rare dalla storia, si sa, vuol dire essere condannati a ripeterla. E nessuno vorrebbe una ripetizione degli ultimi due anni di tempesta.