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 2009  ottobre 29 Giovedì calendario

Francesca Cavallin Nei panni della cioccolataia Bianca fa perdere la testa al dottor Lele Martini, alias Giulio Scarpati, in Un medico in famiglia 6

Francesca Cavallin Nei panni della cioccolataia Bianca fa perdere la testa al dottor Lele Martini, alias Giulio Scarpati, in Un medico in famiglia 6. *** Laureata in storia dell’arte, aveva scelto il dottorato, con una promettente carriera universitaria davanti a sé. «Ho fatto l’assistente, per un anno e mezzo, nelle Facoltà di Padova e Verona». Ma perché ha lasciato l’università? «Il sistema accademico incancrenito, a volte fatto di agevolazioni per intimi ”un sistema incivile, per un Paese come l’Italia che si proclama del primo mondo – mi ha disillusa. Così ho preso la mia borsa e ho detto: per me basta così. Amareggiata, chiusi con quel mondo e mi trasferii a Milano da amiche. Cercavo la svolta. Così, aprii quella galleria d’arte contemporanea che era nei miei sogni sin dai tempi in cui mia mamma m’insegnò il disegno a mano libera, e poi in quelli del liceo, quando m’innamorai visceralmente della figura della donna in Klimt grazie al mio professore di storia dell’arte». Come è finita in Tv? «Non riuscivo a pagare l’affitto. Dovevo arrotondare. Così, mi recai in un’agenzia di moda e spettacolo. La modella l’avevo fatta anche da ragazzina, a 16 anni. Potevo riprovare. Mi ricevette un’agente, Giuliana Gravina, zia di Vanessa. Scambiammo due parole: ”Ma quale modella?”, mi disse alla fine. ”Tu hai un talento da attrice”. Io però, a 26 anni, mi sentivo troppo vecchia e impreparata. Mi iscrissi a una scuola di teatro. Un anno dopo ero ai provini di Vivere. Li passai». *** Sta con Stefano Remigi, che si occupa di web marketing, ma che ricordiamo duettare negli Anni ”70 in Torna a casa mamma col padre Memo. Lui ha all’attivo un matrimonio e due bambini. Memo come suocero «è un uomo molto solare, ottimista. Un cuor contento. Come non amarlo?». Insieme hanno un figlio, Leonardo. *** «Vorrei essere la Philippe Daverio della Tv. Più rock di lui, però».