Alessandro Bonini, l’Avvenire 11/11/2009, 11 novembre 2009
GRANDE CORSA CINESE AL PETROLIO AFRICANO
Accra, la capitale del Ghana, da alcune settimane è un crocevia di dirigenti petroliferi. Exxon Mobil, Bp, Chevron, Total: le principali fra le ex sette sorelle fanno la fila per una quota di un giacimento ’ gigante’ scoperto nel 2007 di fronte alla costa, nelle profondità del Golfo di Guinea. Il primo nella storia del Paese e una delle maggiori scoperte petrolifere degli ultimi anni. Le ’ major’ se la dovranno vedere con la concorrenza cinese, rappresentata in questo caso dalla China National Offshore Oil Corporation (Cnooc), ma anche con l’orgoglio della locale azienda petrolifera, la Ghana National Petroleum Corporation (Gnpc), che afferma di avere i fondi necessari per tentare il colpo. Sul piatto c’è la partecipazione del 23,5% messa in vendita da una società texana, Kosmos Energy. Le altre quote appartengono alla britannica Tullow Oil, che gestisce il progetto, all’americana Anadarko e in misura minore alla stessa Gnpc. Kosmos è in parte controllata dal colosso del private equity Blackstone. In prima fila c’è Exxon Mobil: la maggiore azienda petrolifera mondiale ha trovato un primo e parziale accordo con i connazionali di Kosmos per 4 miliardi di dollari. Ora si attendono le controfferte.
Nel giacimento, chiamato Jubilee, vi sono riserve stimate in 1,8 miliardi di barili. Secondo fonti locali, potrebbero essere addirittura 6 miliardi. Ecco spiegata la corsa delle compagnie internazionali per aggiudicarsi la quota di Kosmos. Per il Ghana invece si tratta di una scoperta senza precedenti, che dall’oggi al domani potrebbe catapultare il Paese nel club degli esportatori petroliferi.
Un’occasione da non perdere: il Ghana infatti, benché sia già ricco di materie prime, è ancora costretto a rincorrere sul piano dello sviluppo economico: una situazione purtroppo comune ad altri Paesi africani. Le aziende petrolifere affinano le loro strategie. La cinese Cnooc, dopo l’accordo raggiunto dai rivali americani di Exxon, intende presentare una controfferta e mira a coinvolgere la compagnia locale, la Ghana National Petroleum. Si è parlato di una proposta congiunta, ma per il momento i ghanesi hanno respinto questa ipotesi, sostenendo che ce la possono fare da soli. Total e Chevron, almeno ufficialmente, hanno gettato la spugna.
La gara è soprattutto fra Stati Uniti e Cina e sarà decisiva per capire quale sia la strategia più efficace per aggiudicarsi lo sfruttamento delle risorse africane. L’approccio americano si basa essenzialmente sulle migliori tecnologie e quindi sulla possibilità di sviluppare i giacimenti più rapidamente. I cinesi, anche per colmare il divario, negli ultimi anni hanno lanciato una vera offensiva di charme, offrendo in cambio delle concessioni la costruzione di infrastrutture vitali come strade, ponti e aeroporti.
In seguito alla firma di diversi accordi commerciali, merci cinesi di ogni genere hanno inondato i mercati africani, a prezzi anche più bassi delle manifatture locali. Parallelamente, sono state lanciate iniziative per scambi culturali, mettendo l’accento sui sempre più solidi legami di amicizia fra il Paese asiatico e il Continente nero.
Un approccio, a sentire i cinesi e i governi africani che stringono accordi con loro, più paritario. Anche questa strategia però ha cominciato a dare segni di cedimento: negli ultimi mesi società di Pechino si sono viste respingere proprie offerte in Angola e in Libia. Per questo, in Ghana, la compagnia cinese ha deciso di andare oltre, proponendo all’azienda locale di partecipare direttamente all’offerta e promettendo di aiutare il Paese africano a mettere in piedi una propria industria petrolifera. L’economia ghanese, con un tasso di crescita superiore al 6%, è fra le più promettenti della regione. Tuttavia ci vorranno anni per raggiungere l’obiettivo del reddito pro capite medio auspicato dalla Banca Mondiale.
Anche il presidente americano Barack Obama è stato ad Accra, nel luglio scorso, facendone l’unica tappa di una visita nell’Africa subsahariana. La scoperta e lo sfruttamento del giacimento Jubilee, che sarà operativo fra un anno, offrono al Paese l’opportunità di uno scatto in avanti. La Ghana National Petroleum è determinata a presentare una propria offerta. Dopodiché, ha fatto sapere una fonte dell’azienda, la Gnpc valuterà la partnership con una società straniera. Recentemente pure l’italiana Eni ha fatto il suo ingresso nel Paese, ottenendo due permessi esplorativi a poche decine di chilometri da Jubilee. La corsa al petrolio del Ghana è soltanto all’inizio.