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 2009  novembre 11 Mercoledì calendario

FREUD E’ MORTO. ANZI NO (TRE ARTICOLI)


Settant’anni fa moriva in esilio a Londra Sigmund Freud, lo scopritore dell’inconscio. Appena in tempo per non vedere le peggiori pulsioni umane, che attribuiva all’enorme iceberg sommerso della mente, di nuovo all’opera nel delirio della guerra. La guerra si sarebbe portata via anche l’epoca d’oro della psicoanalisi.
Dagli Anni 50 in poi l’efficacia delle terapie a base di parole sarebbe stata contestata, soprattutto a colpi di psicofarmaci, l’eldorado che prometteva di metter fine alla sofferenza psichica. Inutile quindi rileggersi l’appassionata difesa della forza della parola dell’«Introduzione alla psicoanalisi», un classico della retorica nel senso buono del termine, un esempio di scrittura così limpida e coinvolgente che garantisce al grande di Vienna per lo meno un posto eterno nella letteratura europea, se non nella scienza.
Nonostante la fede nella parola, Freud era però un positivista, uno degli ultimi, e solo dal positivismo poteva venire un suo, anche se parziale, riscatto. L’America pragmatica - quella che da una parte con il cognitivismo-comportamentale e dall’altra con il Prozac, aveva reso obsoleti gli anni, in qualche caso i decenni, da passare sul lettino - gli sta dando una mano gigantesca, un risarcimento postumo. Gli studi del Nobel Eric Kandell hanno dimostrato che le terapie della parola modificano, fisicamente, la mente, i neuroni. Certo, le teorie freudiane sull’antropologia e i miti delle tribù suonano incredibilmente antichi. La genetica ha ridimensionato il ruolo dell’ambiente e ancor più quello del padre castrante. Ma lo stesso Freud, sempre nella «Introduzione», aveva umilmente scritto e previsto che le sue teorie, un giorno, si sarebbero confrontate con nuove scoperte che avrebbero dato loro una base fisica. Quel giorno sembra essere arrivato.


DNA ED ETOLOGIA HANNO FRANTUMATO IL COMPLESSO EDIPICO-
La psicoterapia del profondo è nata da oltre un secolo, Sigmund Freud è morto 70 anni fa e il tempo non è passato invano. Le scoperte a ritmo sempre più serrato delle neuroscienze rendono obsolete molte delle ipotesi dei padri della psicoterapia, eppure, anche se ci sono idee che non sono più considerate valide dalla scienza, spesso queste continuano a essere utilizzate nella pratica clinica quotidiana. Così, tra le osservazioni del passato e le nuove acquisizioni sul cervello, si è creato un divario destinato a crescere esponenzialmente. Ecco 6 casi significativi.
1. La memoria filogenetica. I padri della psicoterapia, nonostante si dichiarassero ammiratori di Darwin, caddero spesso vittime di un’interpretazione lamarckiana dell’evoluzione. Freud pensava che in tempi ancestrali si vivesse in piccoli gruppi, schiacciati da padri che impedivano di accedere alle femmine, anche ricorrendo alla castrazione. Chi riusciva a sfuggire restava traumatizzato da ciò che avevano subito i fratelli e la memoria degli abusi sarebbe stata trasmessa biologicamente: basterebbe, quindi, un minimo accenno alla castrazione per riattivare un potente complesso inconscio. Ma l’evoluzionismo contemporaneo esclude che sia possibile trasmettere per via genetica il ricordo degli eventi passati.
2. Edipo e il pansessualismo. il mito fondante della psicoanalisi, che ipotizza la natura sessuale del legame madre-bambino. Freud pensava che il bambino avesse un desiderio sessuale inconscio nei confronti della madre. Quando il bambino realizza che il padre è un impedimento all’attuazione dei suoi desideri incestuosi, sviluppa sentimenti omicidi. Così il Complesso di Edipo spiegherebbe il comportamento ambivalente nei confronti del padre. Il declino di questo complesso avverrebbe solo in seguito alla minaccia di castrazione, tra i 5-6 anni. Ma nella realtà non esistono motivi per pensare che un bambino voglia sostituirsi sessualmente al padre.
3. Determinismo psichico. Buona parte degli psicologi del profondo ritiene che l’individuo sia programmato in modo deterministico dalle esperienze vissute nel passato. Ma oggi restare prigionieri di un rigido determinismo, culturale e biologico, è un’ingenuità scientifica, perché l’essere umano è il risultato di un complesso intreccio psicobiologico. Robert Plomin e altri genetisti del comportamento hanno dimostrato come gemelli e fratelli, separati alla nascita, risultino essere più simili psicologicamente tra loro rispetto ai fratelli della famiglia adottiva. Allo stesso modo i figli adottati alla nascita sono più simili ai genitori biologici, da adulti, che non a quelli adottivi. L’ambiente è fondamentale, ma non è l’unico responsabile della conformazione psicologica.
4. Le fasi dello sviluppo. L’ipotesi che ci siano «periodi sensibili», in cui avviene uno specifico apprendimento, deriva da Darwin e fu dimostrata già da Douglas Spalding con i pulcini alla schiusa (1873). Freud, però, ha ridotto lo sviluppo a quello della sessualità e ha identificato una serie di fasi che risalirebbero a quelle dell’evoluzione e che il bambino ricapitolerebbe. Freud parlava di fase orale, anale e fallica, perché a suo parere nell’evoluzione queste comparivano in successione: in realtà non ci sono ragioni - scrive lo storico della scienza Frank Sulloway - per cui la psicologia e la psicopatologia debbano essere ridotte alla «ricapitolazione».
5. Individuo e civiltà. Un certo romanticismo, di cui la psicoterapia degli inizi del 900 era intrisa, portò Freud a immaginare che l’uomo avesse attraversato 3 fasi: la prima preglaciale, che coincideva con una specie di paradiso terrestre, la seconda glaciale, che aveva indotto la nascita delle nevrosi per le privazioni indotte da un ambiente ostile, e la terza post-glaciale e storica, in cui nacquero le psicosi per i soprusi subiti dai padri. L’uomo, quindi, sarebbe nevrotico perché non può vivere la libertà delle pulsioni. Da qui deriverebbe il disagio della civiltà. Ma le 3 fasi sono prive di qualsiasi riscontro e l’etologia ha evidenziato come le difficoltà psicologiche siano presenti anche negli animali (come nell’oca superstiziosa di Lorenz). Le cause del disagio non dipendono dalla contrapposizione natura-civiltà.
6. Le forme di sessualità. Freud è rimasto vittima dello spirito del tempo, che considerava normale solo il rapporto eterosessuale. Riteneva che fossero perversioni tutti gli altri tipi di rapporto. L’omosessualità, poi, era un’«inversione». «Gli omosessuali - scrisse - si identificano con la donna e assumono se stessi come oggetto sessuale, vale a dire, partendo dal narcisismo, cercano uomini giovani e simili alla loro persona che li vogliono amare come li ha amati la madre». Pensava che i gay fossero tali a causa di un fallimento dello sviluppo psicosessuale o che fossero regrediti al narcisismo autoerotico.

LE NEUROSCIENZE RIVELANO LE NEVROSI CON FOTO IN DIRETTA-
Se molte delle ipotesi della psicologia del profondo sono superate, alcuni principi generali mantengono una discreta validità e vengono meglio compresi alla luce delle neuroscienze. Non solo. Si sono sviluppate nuove teorie per stabilire una maggiore coerenza tra sapere «classico» e conoscenze scientifiche. un percorso, però, ancora in fieri: la maggior parte degli psicoterapeuti preferisce un sistema autoreferenziale ed è quindi difficile il passaggio da una filosofia della mente a una scienza della mente.
1. La psicoterapia è una cura. Eric Kandel ha vinto il Nobel per la medicina nel 2000, dimostrando come la comunicazione sia in grado di costruire nuove connessioni neurali nel cervello. Il rapporto con un individuo modifica i neuroni, che sono la base della mente e della psiche, creando nuovi modi di sentire e ragionare. Dato che le relazioni importanti tra le persone non sono mai psicologicamente neutre o indifferenti, si possono qualificare come psicopatogene o psicoterapeutiche: così com’è possibile peggiorare una persona è possibile migliorarla. La psicoterapia si propone di realizzare la seconda possibilità. Kandel ritiene che un giorno si osserverà l’effettivo progresso della psicoterapia, perché esisteranno apparecchi che visualizzeranno come il cervello si modifica nel tempo.
2. Il potere dell’inconscio. La psicoterapia analitica è ancora viva, nonostante gli errori teorici, perché resta valida l’ipotesi di fondo: la vita psicologica avviene in modo perlopiù inconscio. Neuroscienziati e biologi, da Damasio a Cavalli Sforza e da LeDoux a Gould, spiegano come siamo inconsapevoli della nostra vita mentale. Freud e Jung non sapevano, però, come funzionasse la comunicazione inconscia e si spinsero a ipotesi paranormali: Freud immaginava la telepatia, Jung la sincronicità. Oggi conosciamo circuiti neurali che permettono di capire gli altri. I lavori di Giacomo Rizzolatti e Vittorio Gallese indicano che gli individui percepiscono gli stati d’animo del prossimo grazie alla simulazione incarnata: i neuroni specchio fanno sì che il corpo riproduca in maniera subliminale gli atti che vediamo, permettendoci di rispecchiare i sentimenti dell’altro.
3. I meccanismi di difesa. Il concetto è uno dei contributi fondamentali della psicoanalisi e tra i più attuali. La difesa è un tentativo, perlopiù inconscio, di cancellare o attenuare conflitti e stress. Il concetto è entrato nella psichiatria attraverso il «Dsmiv Tr», il manuale di descrizione delle malattie mentali utilizzato dagli psichiatri di tutto il mondo. Freud descrisse diversi meccanismi di difesa, tra cui la rimozione, la regressione, l’introiezione, la proiezione. Le neuroscienze, con lo studio delle vie neurali, permettono di capire come funzionino alcuni di questi meccanismi. Le ricerche sui pazienti con i due emisferi scollegati indicano, secondo il neuroscienziato Michael Cazzaniga, come il cervello sinistro abbia una funzione d’interprete che rielabora i fatti, offrendo spiegazioni di comodo alle quali crede per primo lo stesso individuo.
4. La prima infanzia. Se la riduzione della psicologia a uno sviluppo psicosessuale diviso in fase orale, anale e fallica sembra arbitraria, lo stesso non vale per l’idea di fondo della maggior parte delle psicoterapie e che si riassume con la frase di Wordsworth: «Il bambino è il padre dell’uomo». La psicologia sperimentale e le neuroscienze mostrano come la crescita in un ambiente particolare, con carenze affettive o la mancanza della figura materna, porti a determinate attivazioni del sistema ipotalamo-ipofisi-surrene che possono anche perdurare per tutta la vita. McEwen e Sapolsky hanno svelato come a uno stress prolungato consegua una perdita di neuroni nell’ippocampo. La psicoterapia ha contribuito alla crescita della sensibilità verso l’infanzia.
5. Via alla neuropsicoanalisi. La psicoanalisi è nata con l’abbandono da parte di Freud, tra 1895 e 1900, del metodo sperimentale. Oggi, però, si assiste al tentativo da parte di neurologi sperimentali e psicoanalisti (Eric Kandel, Antonio Damasio, Joseph Ledoux, Vilayanur Ramachandran, Mark Solms) di riprendere quanto Freud intendeva sviluppare nell’originario «Progetto di una psicologia» del 1895 (poi abbandonato), vale a dire la ricerca delle basi neurali del comportamento, usando il modello psicoanalitico.
6. Gli sviluppi nella psicoterapia. Nella psicoterapia si sono sviluppate teorie, purtroppo minoritarie, che puntano ad adeguare la teoria alla luce delle più recenti scoperte. Tra queste, c’è il lavoro di John Bowlby, che interpreta il rapporto del bambino con la madre sotto la lente dell’evoluzionismo: non è un’attrazione sessuale - spiega - ma un legame biologico per cercare protezione. Bowlby, che si era avvicinato a Darwin studiando l’etologia di Lorenz e Tinbergen, vede l’attaccamento come un effetto della selezione naturale e come un requisito per un sano sviluppo: è un’idea che trova conferme nelle ricerche di neuroscienziati come Levine e Nemeroff.