Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 11 Mercoledì calendario

ERRORI


Gordon Brown, premier inglese, ha fatto 25 errori di ortografia nella lettera mandata a Jacqui Janes, madre di un soldato ucciso in Afghanistan. Tra le altre cose, ha sbagliato cognome e no­me di battesimo del morto. La madre, furiosa, ha inviato la lettera al tabloid The Sun, di orientamento conservatore. Ma la politica non c’entra: «Non ho mai votato, ho scelto il Sun perché è sempre dalla par­te dei nostri soldati». The Sun, il giorno dopo, intitolò: «Vergogna».

____________________________________

Articolo originale:

Il premier si scusa per la grafia. Ma alla madre in lutto non basta -

Tra i tanti proble­mi che poteva immaginare di avere a pochi mesi dalle elezio­ni, la calligrafia probabilmente non figurava, eppure è proprio la scrittura a tormentare Gor­don Brown. Il primo ministro ha inviato a Jacqui Janes, madre di un soldato ucciso in Afghani­stan, una lettera scritta a mano. una sua abitudine. Scrive a tutte le famiglie dei caduti. Que­sta volta qualcosa è andato stor­to. «Se la mia calligrafia è illeggi­bile, mi scuso», ha sottolineato il premier. Ma Janes non demor­de: altro che calligrafia. Brown, dice, ha fatto ben 25 errori di or­tografia nelle poche righe che le ha mandato.

Ha sbagliato il cognome – Ja­mes, invece di Janes – e il no­me di battesimo del caduto – a giudicare dalla copia riprodotta ieri dai giornali, l’ultima lettera di Jamie sembra essere stata brutalmente corretta. «Non ha mostrato alcuna compassione», ha sottolineato la signora Janes in televisione. «Dico io, quando si è accordo di aver scritto male il nome, non poteva ricomincia­re da capo?». Non è un polvero­ne da poco. Janes ha un altro fi­glio nell’esercito, Alexander. Lui e Jamie rappresentano la quinta generazione di militari in famiglia. La signora, insom­ma è un’esperta. Quando ha ri­cevuto la lettera, sopraffatta dal­la rabbia, ha inviato il testo al Sun. Una scelta politica? Il ta­bloid, d’altronde, si è appena schierato a favore dei conserva­tori. «Non ho mai votato», ha precisato la signora. «Ho scelto il Sun perché è sempre dalla par­te dei nostri soldati, la politica non c’entra».

Domenica sera – forse aller­tato dal Sun che la prima pagina del giorno dopo avrebbe strilla­to «Vergogna» – Brown ha tele­fonato di persona a Janes. Non si è scusato, ha detto di avere una «pessima calligrafia» e si è rammaricato d’essere stato frain­teso. Voleva solo trasmettere le sue condoglianze alla famiglia e ringraziare per l’enorme contri­buto dato alla sicurezza del Pae­se.

Janes non è rimasta colpita dal gesto, anzi: è passata all’at­tacco. «Perché può spendere sol­di per salvare una banca, ma non i nostri ragazzi in guerra?», gli ha chiesto. Perché mancano gli elicotteri che avrebbero potu­to salvare il suo Jamie morto dis­sanguato, trasportandolo per tempo in un ospedale attrezza­to? Ha tenuto il premier al telefo­no per ben 13 minuti. Non sod­disfatta, ha inoltrato la registra­zione al Sun , che ieri l’ha messa sul sito. «Non volevo mancargli di rispetto e accetto le sue scu­se », ha fatto sapere la signora. «Ha un lavoro difficile», ha ag­giunto, ma alcune cose andava­no precisate. Un brutto autogol per Brown, che dopotutto si era preso la briga di scrivere di pro­prio pugno. E che forse potreb­be giustificare la calligrafia con la vista tutt’altro che perfetta. Certo la lettera avrebbe potuto essere più convincente, gli ha fatto notare il Times , proponen­do le parole che il presidente Abramo Lincoln inviò alla signo­ra Bixby nel novembre del 1864. Una lettera, la sua, passata alla storia per efficacia e sincerità.