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 2009  ottobre 31 Sabato calendario

Pane ai polli e altri paradossi Flash da un’economia pazza- L’economia della Ddr è stata determinata dall’ingombrante vicino sovietico e dal suo modello economico: la pianificazione centralizzata

Pane ai polli e altri paradossi Flash da un’economia pazza- L’economia della Ddr è stata determinata dall’ingombrante vicino sovietico e dal suo modello economico: la pianificazione centralizzata. Dopo Potsdam la Germania Est aveva perso anche la Prussia Orientale, culla di Kant, ma era pur sempre una regione già industrializzata. Girando per le campagne, fino a qualche tempo fa, era possibile imbattersi in vecchie fabbriche agricole dove le scatolette, pronte per essere utilizzate, scintillavano ancora e dove tra i rampicanti svolazzavano etichette e turni di lavoro. Il settore agricolo era autosufficiente, l’industria chimica e siderurgica sviluppate e la rete stradale e ferroviaria ottima. Perché fallì? Come si fa a determinare i prezzi in un’economia dove i mezzi di produzione sono detenuti dallo Stato, che è anche fornitore delle materie prime, datore di lavoro del 93% degli occupati e che acquista la produzione da rivendere al dettaglio? Il dibattito data agli anni Venti, ma la Ddr decise di ignorare questo ”cavillo”. Il controllo dello Stato sull’economia tedesca era quello più rigido tra i satelliti dell’Urss e quindi era possibile trascurare la qualità e contabilizzare solo la quantità prodotta. La metallurgia, la chimica e la farmaceutica registravano esportazioni positive, ma i guadagni servivano spesso per sussidiare produzioni mediocri di facciata, come i computer Robotron. Sullo Stato pesava un’enormità di dipendenti pubblici. E la disoccupazione non era prevista perché lo Stato era il collocamento. Nonostante una crescita annua del Pil di circa il 5% e quella dei salari del 30%, tra il ”60 e il ”70, lo standard di vita era basso. Con la fuga a Ovest di 1,6 milioni di cittadini prima del ”61 si era persa mano d’opera qualificata. Per arginare l’insoddisfazione fu messo in piedi un sistema di sovvenzioni al consumo che sarebbe sfuggito totalmente di mano. Per una casa si aspettavano 5 anni, per una linea telefonica 10 e per un’auto Wartburg 15. «La vita quotidiana era schizofrenica », racconta al Riformista Mechthild Heink, allora casalinga. «Le cose erano introvabili da un giorno all’altro e le sovvenzioni creavano dei paradossi, come il fatto che ai polli si desse da mangiare il pane perché, sovvenzionato, costava meno del grano». Per un coniglio fornito allo Stato l’allevatore prendeva 60 marchi. Se poi lo ricomprava macellato lo pagava solo 15. Al quarto del bilancio destinato a «questo stupido sistema delle sovvenzioni», come disse il presidente della Pianificazione, si aggiungevano la bassa produttività, la finta parità salariale e la debolezza della moneta: la Ddr viveva al di sopra delle proprie possibilità. Per migliorare la situazione si decise di adottare ”il principio della maggiore efficienza economica” concretizzato nel Nuovo Sistema Economico, il NS, che mirava a creare la più alta produttività possibile con una guida meno diretta dello Stato, una limitata autonomia produttiva e un complicato sistema d’incentivi per i lavoratori. Tuttavia, l’economia centralizzata non consentiva una valutazione costi-ricavi reale. La bassa produttività dei lavoratori, frustrati, dipendeva spesso da macchinari scadenti. Tuttavia, parlare di ciò, intuirono presto i dirigenti, minava il principio della ”politica strutturale unitaria” mettendo a rischio il partito stesso. L’accento su elettrotecnica e automazione dirottava ulteriori risorse dai beni di consumo. Il partito cominciò quindi a centellinare i dati. E i tagli ai fondi per i giovani e alla cultura furono accompagnati da un giro di vite contro artisti e scienziati. I cambiamenti positivi del NS avevano spostato l’attenzione sul decentramento e la cosa non piacque a Breznev che, nel 1971, impose Erich Honecker. L’’unificazione dell’economia con la politica sociale” era salva ma i conti facevano acqua o, meglio, non c’erano. Honecker, per tenere alta l’immagine si vantava di fabbricare anche microchip - peccato che costassero allo Stato 536 marchi e potessero essere rivenduti solo a 16. Le merci di qualità, le moto MZ o le reflex Praktika, prendevano subito la via dell’Ovest che ripagava con valuta forte. Già nel 1983 era chiaro che l’economia era ormai un disastro, ma i problemi più erano grandi meno erano discussi. Come ha ricordato Helmut Kohl, «era molto difficile avere dati realistici». Honecker, come un condottiero che non si rende conto di portare il proprio popolo al massacro, era sordo a qualsiasi commento. O come disse, citato da Der Spiegel, il capo del protocollo del Kremlino: Il compagno Gorbaciov ha detto di aver tentato di parlare con il compagno Honecker dell’indebitamento della Ddr, ricevendo come risposta che tale problema non esiste». Honecker continuò a ribadire, anche a crollo avvenuto, che la causa del collasso della Ddr fosse il tradimento di Gorbaciov, che la Ddr aveva avuto un’«economia sociale fiorente» e che questo «nessun disfattista poteva confutarlo».