Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 6/11/2009, 6 novembre 2009
A Don Verzé sta simpatico Fidel Castro: «Mi faceva portare l’olio del mio Veneto e il Recioto. Dieci bottiglie: una la apriva in Consiglio dei ministri, le altre nove se le beveva lui
A Don Verzé sta simpatico Fidel Castro: «Mi faceva portare l’olio del mio Veneto e il Recioto. Dieci bottiglie: una la apriva in Consiglio dei ministri, le altre nove se le beveva lui. Ore e ore a parlare di tutto. Un carisma che ritrovo solo in Gheddafi». A proposito del colonnello libico: «Ci sono andato prima di tutti, anche di Berlusconi. Serviva il permesso della Cia, e l’ho avuto. Arrivo in Libia passando dalla Tunisia. Appuntamento in un palazzo che pare quello di Serse: marmi, sete dorate; ma lui non c’è. Uomini armati mi portano su una camionetta nel deserto. Lui spunta da una carovana di cammelli. Tutto vestito di bianco, senza le bardature che mette adesso: pareva un profeta. Era terrorizzato dai satelliti americani: mi raccontò che sua figlia era morta sotto il bombardamento per proteggere lui. Volevo portare il San Raffaele in Libia; accettò. Ma tutto si fermò subito dopo, quando Gheddafi fu ferito alle gambe in un attentato, ordito da tribù ostili».