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 2009  novembre 10 Martedì calendario

Il debito e quella riserva da 10 miliardi in Bankitalia- MILANO – Quando si tratta di valori austeri come la prudenza, è raro che il con­trollato superi il controllore

Il debito e quella riserva da 10 miliardi in Bankitalia- MILANO – Quando si tratta di valori austeri come la prudenza, è raro che il con­trollato superi il controllore. Quest’autun­no invece è successo. Quando pochi giorni fa la Commissione europea ha pubblicato le previsioni sul debito pubblico italiano, nel suo numero c’era una stranezza: era più ottimista rispetto al governo. I control­lori di Bruxelles proiettavano il debito al 114,6% del prodotto interno lordo (pil) per quest’anno, il dato di previsione pubblica­to dall’Istat arriva invece al 115,1%. Più di sette miliardi di differenza. Possibile? A prima vista in effetti c’è qualcosa nel debito cumulato dall’Italia che potrebbe anche non tornare. Il fabbiso­gno di cassa previsto per fine anno sarà probabilmente inferiore al debito. Que­st’ultimo, secondo l’Istat, aumenterà di 98 miliardi a 1.761,4 miliardi; ma né l’aumen­to della spesa né il calo delle entrate sem­brano giustificare un deterioramento così forte. La spesa pubblica al netto degli inte­ressi sta sì aumentando del 4,5% però gli oneri sul debito sono in calo grazie al ta­glio dei tassi, e fra gennaio e settembre le minori entrate sono risultate di 11 miliar­di. Benché sia una specialità nazionale, non si capisce come il debito pubblico ita­liano possa fare un balzo di quasi 100 mi­liardi in un anno. Neanche Bruxelles ci ha creduto. Una traccia di spiegazione però c’è, os­serva l’economista Massimo Baldini. L’ulti­mo Bollettino della Banca d’Italia contiene in effetti un indizio dove si afferma che «nei primi otto mesi del 2009 il debito del­le amministrazioni pubbliche è aumentato di 94,5 miliardi». L’istituto centrale nota che «oltre al fabbisogno, la variazione ri­flette principalmente l’incremento delle at­tività del Tesoro presso la Banca d’Italia», per addirittura 32,6 miliardi. La formula sta lì a ricordare che persino la Banca d’Ita­lia è una banca: lì il Tesoro ha un conto do­ve deposita la propria liquidità, remunera­ta più o meno come un Bot. Di solito, so­prattutto a fine anno, quella liquidità scen­de ai minimi termini perché proviene dal­la vendita di titoli pubblici e dunque risul­ta nei conti come debito. In tempi normali nessun governo ama mostrare che ha più debito del necessario. Quest’anno invece le cose sono andate all’opposto. Il governo ha emesso più titoli di Stato di quanto gli servisse e ha parcheggiato quella provvista a Palazzo Koch, anche a costo di un vistoso aumento del debito. Ci sono sì stati i titoli collocati in modo da fare provvista per i Tremonti bond, poi uti­lizzati meno del previsto. E di certo il Teso­ro avrà voluto approfitta­re del crollo dei tassi che in questo momento ren­de meno oneroso indebi­tarsi, prima che molti grandi governi chiedano nuovi prestiti ai mercati nei prossimi mesi. Ma magari ci sono anche al­tre spiegazioni. Per esem­pio, far salire un po’ di più il debito pubblico mentre lo stesso fenomeno si manifesta ovunque, da Washington a Parigi, dà me­no nell’occhio. E a fine anno resterà un’am­pia riserva di cassa, molto probabilmente dieci miliardi, senza bisogno di procedere a ulteriori emissioni: tutti vedranno che la dinamica del debito, come d’incanto, nel 2010 si stabilizzerà un po’ meglio. Con un po’ di fortuna sarà un anno da formiche, grazie a un 2009 vissuto da cicale.