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 2009  novembre 09 Lunedì calendario

BANCA DEL SUD: PREVISTE CODE ALLO SPORTELLO


Quando gli imprendito­ri meridionali si reca­no in banca per otte­nere un finanziamen­to, il 44 per cento di loro tor­na a casa con un rifiuto. questo l’ultimo dato fornito da Unioncamere che, nel­l’ambito di un accesso al cre­dito difficoltoso per le impre­se in tutta Italia, segnala una situazione davvero pesante per le aziende meridionali.
«Attualmente al Sud sono le aziende come la mia che stanno facendo a titolo gra­tuito ciò che le banche face­vano a pagamento» sbotta Domenico Menniti, Ceo di Harmont & Blaine, l’azienda napoletana di abbigliamen­to che colleziona fatturati col segno più anche in tempi di crisi e recessione.
«Le imprese un po’ più in salute come la mia – spiega Menniti – sostengono i loro clienti: negozi, terzisti, forza vendite. Anticipiamo capita­le e diamo credito: in una lo­gica di emergenza stiamo so­stenendo i nostri migliori clienti per evitare che si pro­sciughi l’acqua intorno a noi. E lo stiamo facendo al posto degli istituti di credito. vero, loro devono difende­re gli interessi degli azionisti e non possono lanciarsi in avventure rischiose: ma co­me mai negli anni scorsi lo hanno dimenticato investen­do in derivati e finanza vir­tuale? ».

Il nuovo progetto
Intanto prende sempre più forma il progetto della Banca del Sud che dovrebbe favorire proprio un miglior accesso al credito per le Pmi meridionali. «Se nasce per aiutare le aziende sane ben venga – commenta Menniti ”. Ma non c’era bisogno di un nuovo soggetto. stato permesso e agevolato un si­stema creditizio che si basas­se sulla nascita di tre grandi colossi bancari e ora ci si ac­corge che manca la sensibili­tà territoriale?» La classe imprenditoriale del Sud non è del tutto con­corde sull’efficacia di questo nuovo istituto di credito so­prattutto in una fase in cui non c’è più tempo per rime­diare ad eventuali errori. Ma, se è vero, come annun­ciato da Corrado Passera, al­la guida di Intesa Sanpaolo, che entro il prossimo anno (indipendentemente dall’ac­cesso al credito) ci saranno 250 mila aziende in meno, forse poter contare su un sog­getto creditizio territoriale come la Banca del Sud, po­trebbe rappresentare una ri­sorsa in più. «Può essere uno strumen­to utile, ma va perfezionato e non può rimanere l’unico» afferma Ivan Lo Bello, presi­dente di Confindustria Sici­lia. «Una banca che abbia nella sua mission il tema in­frastrutturale – continua Lo Bello – parte con il piede buono, considerata la caren­za che ne fa registrare il Meri­dione. Però, perché il siste­ma sia più incisivo forse la re­te delle Bcc, da sola, non ba­sta. Le banche di credito coo­perativo infatti nel Mezzo­giorno vantano poco più di 500 sportelli, coprono un quota di mercato inferiore al 9 per cento e spesso sono lontane dalle città a forte concentrazione produttiva.Probabilmente sarebbe utile coinvolgere nel progetto an­che gli istituti di credito che hanno un maggiore radica­mento nel territorio».
In molti però, l’idea della Banca del Sud rievoca ricor­di negativi come quelli legati alla cassa del Mezzogiorno o alla legge 488, strumenti rive­latisi inefficaci e fonte di di­sfunzioni ancora peggiori.

Fantasmi del passato
Errori legati al passato e ir­ripetibili con questo nuovo sistema creditizio? «Il mon­do della 488 è morto – affer­ma Lo Bello ”, il baraccone assistenzialista che prevede­va finanziamenti a pioggia è finito lasciandoci in eredità guasti e disfunzioni. Basilea 2 varrà anche per la Banca del Sud e senza deroghe. Ma sia ben chiaro a tutti, il siste­ma imprenditoriale meridio­nale non chiede assistenziali­smi, ma strumenti di merca­to. Abbiamo un sistema in­dustriale fatto soprattutto di piccole e medie imprese che, anche quando sono vir­tuose, hanno una debolezza strutturale dovuta soprattut­to a una scarsa capitalizza­zione. Ecco perché bisogne­rebbe realizzare una politica di incentivi che invogli i fon­di di private equity a investi­re nel Mezzogiorno. in que­sto senso che bisogna opera­re per rafforzare il sistema economico del Sud Italia».