Maria Silvia Sacchi, Corriere Economia 9/11/2009, 9 novembre 2009
MIROGLIO, CARLO E I FIGLI RESTANO SOLI AL COMANDO
Cambia il controllo di Miroglio, il gruppo di Alba (Cuneo) cui fanno capo marchi come Motivi, Caractère, Elena Mirò. Secondo indiscrezioni, Carlo Miroglio e i figli Giuseppe, amministratore delegato della società, Elena ed Elisa, componenti del consiglio di amministrazione, diventano gli azionisti di maggioranza assoluta. Mentre Edoardo, il figlio di Franco Miroglio che per anni era stato alla guida del gruppo, si concentra definitivamente sulle attività tessili in Bulgaria, mantenendo in Miroglio solo una quota di minoranza. Resta azionista con l’attuale 15% Nicoletta, sorella di Edoardo.
L’acquisto
Ad Alba, dunque, sarebbero in corso cambiamenti importanti, nell’accordo tra tutti i membri della famiglia. Il primo passo è, d’altra parte, già stato compiuto tra settembre e ottobre con la decisione di Miroglio spa di acquistare azioni proprie, in due tempi e proporzionalmente dai soci, pari al 23%. La società ha risorse importanti: come è scritto nella relazione degli amministratori, al giugno scorso la posizione finanziaria netta era positiva per 336,2 milioni di euro. «Pertanto – spiega la relazione – anche nell’ipotesi di acquisto di azioni proprie per l’intero controvalore di cui si chiede l’autorizzazione, la posizione finanziaria netta del gruppo rimarrà comunque positiva». Il business plan relativo al 2010-2012 prevede investimenti annui per 65 milioni di euro «per la cui copertura residueranno risorse finanziarie più che adeguate». Il gruppo, insomma, fortemente patrimonializzato, non intaccherà la sua possibilità di sviluppo futuro.
Questa mossa consente ai membri dei due rami familiari, in quanto porta le risorse necessarie, di compiere il passo successivo: l’acquisto da parte di Mirfin, la holding di Carlo Miroglio e figli, di gran parte della partecipazione di Edoardo: il 23% circa. Con questa operazione Mirfin, che già deteneva il 50% di Miroglio, diventa, dunque, azionista di maggioranza assoluta della società sfiorando il 73% del capitale. Nello stesso momento Edoardo Miroglio rileva dall’azienda di Alba la quota che ancora gli mancava per arrivare al 100% della E Miroglio Ad, la società di produzione e commercializzazione di tessuti e filati di lana in Bulgaria.
Il peso del retail
Se il progetto si concretizzerà, così come alcune fonti vicine alla trattativa indicano, si definiscono i destini dei due rami familiari che controllano Miroglio, ciascuno concentrandosi sul proprio business.
L’azienda, oggi uno dei principali gruppi italiani della moda con un miliardo di euro di fatturato, è nata come tessile ed è stata fondata da Giuseppe Miroglio. A svilupparla sono stati i figli maschi di Giuseppe, Carlo e Franco (50% del capitale ciascuno). Negli ultimi anni, con la crisi che ha colpito il tessile, nella famiglia si era aperta una discussione sull’indirizzo strategico da dare al gruppo.
Da una parte Edoardo, convinto sostenitore del tessile, dall’altra il cugino Giuseppe, figlio di Carlo, deciso a puntare sulla moda e in particolare il cosiddetto fast fashion , abiti e accessori a veloce riassortimento e prezzo contenuto su modello di Zara ed H&M. Il dialogo tra i due cugini è proseguito per lungo tempo. Poi, l’accordo con più passaggi intermedi: prima l’arrivo di Giuseppe come amministratore delegato a fianco di Edoardo, poi l’uscita di Edoardo dalla gestione di Miroglio per concentrarsi sulle attività tessili in Bulgaria da lui rilevate. Ancora, l’uscita dall’azionariato di Beppe Miroglio, fratello di Edoardo e Nicoletta. Per concludersi con i movimenti che si registrano in queste settimane.
Lo scorso anno la società di Alba ha superato il miliardo di euro di ricavi, quasi il 77% dei quali generati dalla moda. In flessione, invece, il tessile. Parlando la scorsa settimana al convegno di Pambianco «La moda oltre la crisi», Giuseppe Miroglio ha detto che «questa che stiamo vivendo è già la nuova realtà, si potrà avere crescita in futuro ma sarà flebile. Per questo abbiamo rivisto il nostro modello di business e abbiamo posto fine ad aree di produzione che non erano più sostenibili. Siamo sempre stati un’azienda industriale, oggi il 50% dei nostri ricavi vengono dal retail. Il mondo cambia e dobbiamo farlo anche noi».