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 2009  novembre 09 Lunedì calendario

BERSANI: ECCO IL TAVOLO DEI «SUOI» POTERI FORTI


Si interrogavano sbigotti­ti, Dario Franceschini e i suoi, a proposito del­l’incredibile dispiega­mento di mezzi a favore di Pier Luigi Bersani nella campagna elettorale per la segreteria del Partito democratico, con l’Italia tappezzata di manifesti. Arrivan­do alla conclusione che l’«appa­rato » del vecchio Pci lavorava a pieno ritmo.
Una macchina organizzativa micidiale, che non avrebbe da­to scampo agli avversari del «Mi­gliore », come ironizzò dopo il successo alle primarie l’eurode­putato pidiellino Mario Mauro, rivolgendo un perfido augurio di «buon lavoro al novello To­gliatti ». Forse la prima volta che qualcuno nel centrodestra ha accostato Bersani a un capo co­munista.

Liberalizzazioni

Pensare che Silvio Berlusconi in persona un giorno del 2007 gli fece pubblicamente i compli­menti: «È uno dei più bravi». E un’altra volta lo indicò come l’unico ministro di centrosini­stra che avrebbe accolto nella propria squadra di governo. Inutile dire che Bersani corte­semente declinerebbe l’invito.
Ma in un governo delle liberaliz­zazioni il nuovo segretario del Pd non sfigurerebbe certamen­te. Convinto che «liberalizzare è di sinistra», Bersani è stato spes­so boicottato nella sua stessa maggioranza: da sinistra come da destra. Al punto che dopo due anni molto delle sue «len­zuolate » è rimasto sulla carta. Ep­pure era quello il frutto di un’al­leanza strategica con il presiden­te dell’Antitrust Antonio Catrica­là, uno dei suoi migliori sosteni­tori.
Eppure, al fianco aveva lo sta­to maggiore della Confindustria.
«Siamo pronti a dare il massimo supporto a Bersani», disse Luca Cordero di Montezemolo quan­do arrivò la prima lenzuolata.
Nel marzo 2008, quando il gover­no di centrosinistra stava esalan­do gli ultimi respiri, i due rievo­carono così i due anni trascorsi dai lati opposti della barricata. Bersani: «Ringrazio Montezemo­lo del confronto, spesso anima­to, ma sempre civile. Abbiamo cercato di fare ciascuno qualco­sa di buono». Montezemolo: «Posso contare sulle dita le volte in cui non mi sono trovato d’ac­cordo con Bersani».
Va detto che l’ex presidente degli industriali non è l’unico im­prenditore con cui il segretario del Pd ha un rapporto speciale. C’è anche il suo partner in varie iniziative, Diego Della Valle. E l’attuale presidente dell’Alitalia Roberto Colaninno, padre del de­putato Pd Matteo Colaninno (bersaniano), dieci anni fa prota­gonista della scalata a Telecom Italia. «Gli vanno riconosciuti dei meriti. Spero resti sulla sce­na », dichiarò Bersani quando nel 2001 Telecom Italia passò di mano. Una relazione inossidabi­le, come quella con la Lega delle cooperative di Giuliano Poletti. Mai ufficialmente schierata con Bersani, ma non per questo indif­ferente alla battaglia per la segre­teria del Pd.

Diversi fronti

Ma le lenzuolate bersaniane ebbero anche la sponda del go­vernatore della Banca d’Italia. Che fu ricambiato con un pub­blico apprezzamento: «Mi pare che Mario Draghi appoggi la no­stra linea di riforme sul massi­mo scoperto e la trasferibilità dei mutui». Affettuosità ripetute a proposito del «no» del gover­natore alle gabbie salariali in salsa leghista. successo all’ulti­mo meeting di Cl, dove il segre­tario del Pd è ospite fisso fin da quando era presidente della Re­gione Emilia-Romagna. Ha tito­lato l’ Ansa : «Il popolo di Cl inco­rona Bersani segretario Pd. A Ri­mini una platea amica che po­trà pesare sulle primarie».
Se per la vittoria abbia dovu­to ringraziare anche il suo ami­co Giorgio Vittadini, fra i capi storici di Cl e fondatore del mee­ting di Rimini, nonché presiden­te della Fondazione per la Sussi­diarietà, è difficile dire. Certa­mente un ringraziamento spe­ciale è dovuto al segretario gene­rale della Cgil Guglielmo Epifa­ni. Nella campagna a favore di Bersani il suo sindacato si è im­pegnato a fondo. Tranne il se­gretario della funzione pubbli­ca Carlo Podda, erano tutti per lui. Dei dieci componenti della segreteria confederale ben sette, escludendo Epi­fani, Paola Agnello Modica e Morena Piccinini, si sono ad­dirittura candidati nelle liste a soste­gno di Bersani. Il paradosso è che i parlamentari provenienti dalla Cgil, a cominciare da Ser­gio Cofferati per arrivare a Pao­lo Nerozzi e Achille Passoni, ap­poggiavano invece Franceschi­ni. Paradosso che potrà avere ef­fetti sorprendenti. Per esempio che nella squadra di Bersani ci sia un posto per il deputato fran­ceschiniano Pier Paolo Baretta, ex numero due della Cisl, e nes­suno invece per i parlamentari ex Cgil.
Non è neanche escluso, poi, che al fianco del nuovo segreta­rio possa essere chiamato un al­tro parlamentare più legato alla precedente segreteria, il veltro­niano Marco Causi, già assesso­re al bilancio del Comune di Ro­ma. Accanto, ovviamente, ai fe­delissimi di Bersani: Francesco Boccia, che nel 2005 contese a Nichi Vendola la candidatura al­la presidenza della Regione Pu­glia, e Stefano Fassina, ex consi­gliere economico di Vincenzo Visco, in precedenza capo della segreteria di Laura Pennacchi al Tesoro e coordinatore del Gramsci Ventunesimo, associa­zione che riunì 200 giovani pi­diessini a sostegno della linea di riforma del Welfare propu­gnata da Massimo D’Alema. Ov­vero, il più grande elettore di Bersani.