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 2009  novembre 07 Sabato calendario

RISCHIO CARTE DI CREDITO SUI BIG USA

Mr. Smith, e come lui milioni di americani, non escono di casa senza. Senza carta di credito ovviamente. E spesso di carta non ce n’è una sola, ma più d’una.
In fondo quel poter spendere grazie a un veloce fruscìo di una tessera magnetica, posticipando le uscite di denaro contante è nel Dna degli americani.
Per la cicala del consumatore Usa vivere a credito (o meglio a debito) è prassi quotidiana. Ma gli effetti perversi di tanta abbondanza virtuale stanno palesandosi nei conti dei big del credito. Del resto c’è poco di cui stupirsi. La crisi economica con la valanga di licenziamenti e la forte disoccupazione stanno mettendo alle corde la solvibilità degli americani. E così la coda lunga della crisi bancaria più terribile degli ultimi decenni comincia a farsi sentire.
Jp Morgan Chase ha evidenziato perdite nel comparto delle carte di credito (card services) nel solo terzo trimestre del 2009 per 700 milioni di dollari. Un dato episodico? Affatto: da inizio anno il passivo cumulato è di 1,9 miliardi di dollari. Eppure il mercato non ha smesso di crescere. I ricavi dalle carte hanno toccato nei primi nove mesi del 2009 i 15 miliardi con un aumento del 31% sul 2008. Ma allora cosa sta provocando l’emorragia nei conti? Semplice. Gli accantonamenti predisposti dalla banca per fronteggiare le perdite che sono ammontate a 14 miliardi dai soli 6 del 2008. E il trend sembra appena avviato. Gli analisti di Bank of America prevedono perdite dalle carte nel 2010 per Jp Morgan per altri 4 miliardi di dollari.
E non che la stessa Bank of America sia messa meglio. La divisione di Bofa attiva nel Global Card Services ha visto accumularsi un "rosso" per 4,5 miliardi da gennaio a settembre di quest’anno. Il buco contabile si confronta con un utile di 1,2 miliardi del settembre del 2008. E anche in questo caso non sono i ricavi ad aver subito flessioni. Anzi quel fatturato da 22 miliardi è in linea con i 23 portati a casa 12 mesi prima. La differenza anche qui la fanno gli accantonamenti perle perdite attese passati da 14 miliardi del 2008 ai 23,1 miliardi del 2009.
E ovviamente dato che il fenomeno è globale anche un altro colosso come Citigroup non è immune dal contraccolpo dell’accesso smodato al credito personale. Nel solo terzo trimestre di quest’anno Citi ha perso dalle cartolarizzazioni sulle carte di credito 1,4 miliardi e «prevede che il dato negativo non potrà che aggravarsi nel corso dell’anno, toccando probabilmente il suo picco storico nelle perdite». Lo scenario non cambia se si passa in California. Il gigante Wells Fargo , altro colosso nel settore delle carte di credito, ha accumulato 2 miliardi di perdite nel settore quando solo l’anno prima il "rosso" si era fermato a quota un miliardo. Sommando le perdite dal segmento delle credit card da inizio 2009 siamo a quota 10 miliardi, e questo solo per quattro grandi istituti bancari del paese. Gli analisti avvertono che il 2010 potrebbe riservare ulteriori cadute. E meno male che le banche Usa sono tornate a fare massicciamente profitti dalle attività di trading. Senza quella nuova ubriacatura speculativa il nodo delle carte insolventi sarebbe più di un problema.