Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 08 Domenica calendario

JAIME D´ALESSANDRO

TORINO - «Noi salviamo vite, altri invece realizzano film di animazione in 3D o videogame. Ma la tecnologia è la stessa». Ofek Shilon, nato in Israele da genitori russi, racconta il suo lavoro timidamente. Come se avesse paura di far sapere quel che la sua compagnia sta facendo. Trentaquattro anni, volto tondo e due piccoli occhi azzurri, è alla View Conference di Torino per presentare le ultime novità della Simbionix, azienda che a Lidda, vicino Tel Aviv, confeziona simulatori chirurgici. Un marziano cascato fra guru e premi Oscar di Hollywood, invitati qui a raccontare le magie generate al computer dei blockbuster. Eppure chi fa davvero delle magie è proprio Ofek e i suoi compagni. Il ProCedure, messo sul mercato da poche settimane, consente ai medici non solo di avere un modello digitale accurato del corpo del paziente, ma anche di operarlo per individuare la soluzione migliore da applicare nella realtà. E i dati raccolti possono poi essere condivisi con altri ospedali, riducendo parecchio il margine di errore. una macchina relativamente semplice, con schermo, un pc e un set di strumenti da laparoscopia. Il chirurgo guarda sul monitor l´interno del corpo riprodotto in grafica digitale con i dati ricevuti dal tomografo e muove gli strumenti ai quali il computer oppone la stessa resistenza che opporrebbero tessuti e organi.
Insomma, a breve entrando in un reparto di chirurgia qualcuno potrebbe sentirsi dire: "Non si preoccupi, l´abbiamo già operata con successo virtualmente". In Italia per ora è fantascienza. Una realtà concreta in Paesi come Stati Uniti, Inghilterra, Giappone. «Nessuno salirebbe mai su un aereo guidato da un pilota che non ha passato ore e ore in un stimolatore di volo - spiega accalorandosi Ofek Shilon - Ma siamo disposti a metterci nelle mani di dottori che magari non hanno abbastanza esperienza per quella specifica operazione. Con la chirurgia in 3D ora possono fare un tirocinio reale ma senza danni».
Poco distante, ecco un´altra marziana. Al secolo Elena Biondi, del Centro conservazione e restauro La Venaria Reale, nel Torinese. Lei la diagnosi la fa alle opere d´arte e con i suoi colleghi, tutti fra i venticinque e in trentacinque anni, ha messo assieme un tomografo, uno scanner laser, un computer e una serie di software. Tutti integrati per la prima volta in un unico strumento. « in grado di dire di una statua qualsiasi cosa: il materiale, la lavorazione, se all´interno è cava, se sono stati inseriti dei supporti di altro tipo. E questo facilita enormemente il nostro lavoro». Al centro restauri della Venaria non si erano accorti che il loro apparecchio fosse unico al mondo. A beneficiarne è stata una scultura giapponese di epoca Kamakura (1185-1333), ora visibile al Museo di Arti Orientali di Torino. Peccato che il progetto sia stato osteggiato da più parti e che nessuno abbia pensato, o voluto, farne un prodotto da vendere a musei e altri istituti di restauro. Anni luce di distanza dalla Simbionix, che ha già piazzato in giro per il mondo circa mille simulatori chirurgici in cinquanta nazioni differenti.
Ofek Shilon a Torino ha incontrato Jonathan Knight, autore di Dante´s Inferno, videogame tratto dalla Divina Commedia che uscirà a febbraio. «Le simulazioni del corpo umano che fate sono graficamente fantastiche - dice Knight - Potremmo usarle in uno dei nostri prossimi giochi». La famosa convergenza digitale, verrebbe da dire. Dal cinema ai videogame, per poi passare al restauro e alla medicina e tornare indietro ai giochi elettronici.