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 2009  novembre 07 Sabato calendario

Da Omero alle playlist i cataloghi della nostra vita - Quando Achille decide di tornare in guerra, Teti chiede a Efesto di forgiare nelle sue fucine delle nuove armi per suo figlio

Da Omero alle playlist i cataloghi della nostra vita - Quando Achille decide di tornare in guerra, Teti chiede a Efesto di forgiare nelle sue fucine delle nuove armi per suo figlio. Omero dedica parte del XVIII canto dell´Iliade a descrivere lo scudo che il fabbro zoppo prepara. In questo scudo, che è come un mondo limitato dalla sua circonferenza, Efesto rappresenta una tale quantità di cose che nessun artista che in seguito ha cercato di riprodurlo è riuscito a riempirlo con tutto ciò che egli vi aveva messo. In ogni caso lo scudo era una forma finita. Tutto quello che Efesto voleva dire è dentro lo scudo, esso non ha un esterno. Omero ci suggerisce, però (nel canto II dell´Iliade), anche un´altra modalità di rappresentazione: per dare il senso dell´immensità dell´esercito greco che sbarca ad assediare Troia, tenta delle comparazioni, dice che quella massa d´uomini, le cui armi riflettono la luce del sole, è come un fuoco che si diffonde in una foresta, come uno sciame d´oche o di gru che attraversa il cielo con un rombo – ma nessuna metafora gli viene in soccorso e invoca in suo aiuto le Muse: «Ditemi, o Muse quali erano i capi e i guidatori dei Danai; la folla non chiamerò per nome, nemmeno se avessi dieci lingue e dieci bocche». E per questo si dispone a nominare solo i capitani e le navi, non tutti i soldati. Ed ecco il celebre catalogo delle navi, che occupa 350 versi del poema. Apparentemente l´elenco è finito (non dovrebbero esserci altri capitani e altre navi) ma siccome non si può dire quanti uomini ogni capitano abbia sotto di sé, il numero a cui si allude è indefinito. Questo catalogo, come ogni lista poetica, finisce con un eccetera. Quando abbiamo deciso di scegliere il tema della lista per un mese di attività al Louvre, non avevamo riflettuto abbastanza, inizialmente, sul fatto che in teoria non dovrebbero esserci delle liste di tipo visivo. Un´immagine, se è una scultura, è definita nello spazio: è difficile immaginare una statua che suggerisca di poter continuare al di là dei suoi stessi limiti fisici, e se si tratta di un quadro, l´immagine è definita dalla sua cornice. Certo, la Gioconda si presenta sullo sfondo di un paesaggio che ovviamente continua oltre la cornice, ma nessuno si chiede per quanto si estenda il bosco che si vede alle sue spalle, e nessuno pensa che Leonardo abbia voluto suggerire che esso si estende all´infinito. Tuttavia, vi sono altre opere figurative che fanno pensare che quello che si vede entro la cornice non sia tutto, ma solo un esempio di una totalità difficilmente numerabile. Pensate alle quadrerie di Pannini (che trovate al Louvre) e dei suoi imitatori: non vogliono rappresentare solo quello che si vede ma anche il resto (di grandezza indefinita) della collezione di cui sono solo esempio. Si pensi al Giardino delle delizie di Bosch: esso ci dice che le meraviglie a cui accenna dovrebbero continuare oltre i propri limiti. Pensate alla Crocifissione e apoteosi dei diecimila martiri del monte Ararat del Carpaccio: è evidente che i quadri vogliono parlarci di una serie di corpi agonizzanti che continua oltre i limiti della tela. David, nel dipingere l´Incoronazione di Napoleone I probabilmente voleva farci vedere tutte le persone che riteneva presenti quel giorno alla cerimonia, ma allo stesso tempo voleva consentirci di immaginare tutti gli altri che popolavano le navate e il sagrato della chiesa. Dante, nella Divina Commedia, ci dice che gli angeli non possono essere nominati tutti perché il loro numero è infinito ma Doré fa del suo meglio per pronunciare una sorta di eccetera visivo, suggerendoci una serie che non finisce. Questo principio dell´enumerazione infinita lo si ritrova anche in altre arti: il Bolero di Ravel ad esempio… Naturalmente c´è lista e lista. Ci sono delle liste pratiche, che questa sera non ci interessano e di cui gli eventi che si terranno al Louvre in questo mese non terranno conto. Sono liste pratiche le liste degli invitati per una festa, il catalogo di una biblioteca, l´inventario degli oggetti di un archivio qualsiasi, l´elenco dei beni di cui dispone un testamento, e naturalmente l´elenco telefonico. Queste liste hanno tre caratteristiche: anzitutto hanno funzione puramente referenziale e cioè si riferiscono a oggetti del mondo esterno e hanno lo scopo puramente pratico di elencarli (se questi oggetti non esistessero la lista non avrebbe senso); come il numero degli oggetti che esse elencano, sono finite; infine non sono alterabili, nel senso che sarebbe scorretto oltre che insensato aggiungere nel catalogo del Louvre un quadro che appartenesse alla Gemäldegalerie di Berlino. Una buona lista pratica non finisce mai con un eccetera. Un buon modello di lista pratica è quella di Leporello nel Don Giovanni di Mozart. Don Giovanni ha sedotto una gran quantità di contadine, cameriere, cittadine, contesse, baronesse, marchesine, principesse, e donne d´ogni grado, d´ogni forma e d´ogni età, ma Leporello è un contabile preciso e il suo catalogo è matematicamente completo: «In Italia seicento e quaranta - in Almagna duecento e trentuna - cento in Francia, in Turchia novantuna - ma in Ispagna son già mille e tre». Quindi 2065 in tutto, non una di più e non una di meno. Se domani don Giovanni conquisterà anche donna Anna o Zerlina ci sarà una nuova lista. Al contrario, una lista poetica si riferisce a un insieme potenzialmente infinito di oggetti e finisce sempre con un eccetera; non ha bisogno che gli oggetti esistano realmente al di fuori di essa (così come non esistono tutti i serpenti nominati da Rabelais: Aspici, Anfisibeni, Aneruduti, Abedessimoni, Alcarati, Alhartrafi, Alhatrabani, Ammobati, Apimai, Aracti, Aracnidi, Argi, Ascalaci, Ascalaboti, Aemorroidi, Asterioni, Attelaci, Basilischi, Bruchi, Boa, Buprosti, Cantaridi, Cateblepi, Cerasti, Coccodrilli, Cauchemars, Cani arrabbiati, Coloti, Cucriodi, Cafezati, Coari, Culeffri, Cuarsci, Chelidri, Croniocolapti, Chersidri, Cencrini, Cocatri, Dipsadi, Domesi, Driinadi, Dragoni, Donnole, Elopi, Enhidridi, Fanuisi, Galeotti, Harmeni, Handoni, Ichi, Jarrari, Ilicini, Jcneumoni, Kesuduri, Lepri marine, Lucertole calcidiche, Miopi, Manticori, Moluri, Miagri, Museragnoli, Miliari, Megalauni, Porfiri, Pareadi, Falangi, Pemfredoni, Pitiocampi, Ptindi, Ruteli, Rimoari, Rhagioni, Rhagani, Rospi, Salamandre, Scitali, Stellioni, Scorpene, Scorpioni, Selsiri, Scalavotini, Solofuidari, Sordi, Sanguisughe, Salfugi, Solifugi, Sepe, Stince, Stufe, Sabtini, Sangli, Sepedoni, Scolopendre, Tarantole, Tifolopi, Tetragnati, Teristali, Vipere. Sono 94 ma potrebbero essere 2000….). Se non si ha la pretesa che gli oggetti esistano, la lista deve essere gustata per amore di se stessa. I serpenti di Rabelais non ci fanno paura. Ci basta cantarne i nomi e pronunciare Cateblepi e Basilischi come recitiamo mater gloriosa, mater dolorosa, virgo potens, virgo prudens e tutte le altre litanie, come se si trattasse di un mantra, di una formula incantatoria. In sintesi, la lista poetica vuole farci provare quella sensazione di sublime che Kant associava alla visione del cielo stellato sopra di noi. Una volta fatta la distinzione fra lista pratica e lista poetica, va detto che l´ingordigia dell´enumerazione ci spinge spesso a leggere le liste pratiche come se fossero delle liste poetiche - e spesso ciò che distingue una lista pratica da una lista poetica è solo l´intenzione con cui la contempliamo. Si può leggere l´elenco telefonico, lista pratica per eccellenza, come se fosse una lista poetica. Alla domanda riguardo a quale libro porterei con me se andassi su un´isola deserta rispondo sempre l´elenco telefonico: con tutte quelle migliaia di nomi propri potrei inventare delle storie con dei personaggi in numero illimitato e, procedendo per combinazioni successive, potrei leggere l´elenco telefonico all´infinito. (traduzione di Anna Maria Lorusso)