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 2009  novembre 07 Sabato calendario

«La sindrome dei reduci ha colpito ancora» - La sindrome dei reduci dell’Iraq e Afghanistan ha colpito ancora»

«La sindrome dei reduci ha colpito ancora» - La sindrome dei reduci dell’Iraq e Afghanistan ha colpito ancora». Redford Williams è il direttore del centro di ricerca medica dell’Università Duke della North Carolina, specializzato negli studi sulle reazioni a forte stress, e ritiene che la strage causata dal maggiore Malik Nadal Hasan nella base texana di Fort Hood abbia proprio tale genesi. Cos’è la sindrome dei reduci? «Colpisce quei soldati che, esposti per periodi prolungati alle tensioni della guerra in Iraq e Afghanistan, vedono deteriorarsi la capacità di controllare i propri impulsi. Un caso recente è quello del soldato che pochi mesi fa si è recato a Camp Liberty, a Baghdad, ed ha fatto fuoco sui suoi compagni uccidendone 5 o 6. Credo che l’episodio del maggiore Hasan sia molto simile, anche riguardo alla dinamica». Quali sono le circostanze nelle quali la sindrome da stress genera simili atti di violenza? «Avviene quando si registra in singoli individui l’incapacità di controllare i propri impulsi e poi si somma ad uno stato di forte ansia personale. Si viene a determinare in questa maniera, nella psiche dell’individuo, una combinazione letale che porta ad esercitare violenza indiscriminata, contro se stessi o contro gli altri. questa la genesi di numerosi suicidi registrati fra i veterani delle guerre in Afghanistan e Iraq così come di stragi commesse da militari. Stiamo parlando di una malattia della psiche che ha contagiato migliaia di reduci in maniera analoga a quanto avvenne dopo la guerra del Vietnam quando proprio nei pressi di questa Università un veterano fece strage nella sede dell’Ibm». Ma Hasan era uno psichiatra e non era mai stato inviato in Iraq o Afghanistan. Come ha contratto la sindrome? «Hasan era un dottore che trattava molti pazienti colpiti dal Ptsd, lo stress da disordine post-traumatico, a seguito dei periodi passati in zona di guerra, tanto in Iraq che in Afghanistan. Sono probabilmente stati i racconti che ha sentito, le informazioni che ha avuto e le emozioni che ha progressivamente accumulato a renderlo esposto alla sindrome dei reduci. E’ stato l’impegno che ha messo nella cura dei suoi pazienti a fargli assimilare la sindrome». Ma uno psichiatra non dovrebbe avere la preparazione adatta per non farsi contagiare dalle malattie dei pazienti che si trova a curare? «Teoricamente è così ma l’esperienza degli ultimi anni ci suggerisce il contrario. La situazione è molto diversa perché dottori e infermiere esposte alle malattie gravi dei propri pazienti diventano, nel lungo periodo, a loro volta dei soggetti a rischio. una nuova realtà con la quale dobbiamo incominciare a fare i conti. Probabilmente è tanto più vera quanto riguarda gravi disordini della psiche». Insomma, anche i dottori sono a rischio? «Questo è quanto abbiamo imparato dalla strage di Fort Hood». Quale è stato l’episodio che può aver fatto innescare la «combinazione letale» nella mente del maggiore Hasan? «Aver saputo che era stato destinato a servire in un reparto in partenza per il Medio Oriente, in Iraq o in Afghanistan». Perché? «Per il semplice motivo che a quel punto Hasan deve aver temuto di andare incontro ad emozioni drammatiche come quelle che aveva raccolto dai suoi pazienti e l’ansia che ciò gli ha provocato lo ha portato alla scelta di uccidere e di farsi uccidere, al fine di evitare di diventare come uno dei pazienti degli ultimi anni». Dunque il fatto che Hasan criticava duramente la guerra e ha gridato «Allah è grande» sarebbero conseguenze dello stress che aveva accumulato? «Credo che sia proprio così».