Vera Schiavazzi, la Repubblica 7/11/2009, 7 novembre 2009
(CON TABELLE DATI) - INTERNET, LIBRI E STIRO FAI-DA-TE: ECCO LA LAVANDERIA DEL FUTURO
Lo sciabordare della lavandare, cantato da Pascoli, quello non lo sentiremo mai più. Ma nelle vie dei centri urbani il cartello "chiuso" appare sempre più spesso sulle saracinesche abbassate di negozietti che - come la panettiera o il calzolaio - facevano parte delle abitudini quotidiane: la lavanderia tradizionale, quella dove una signora afferra il sacchetto con i maglioni che puzzano di fumo, l´abito di seta tragicamente macchiato e le camicie dell´impiegato single e deciso a restarlo e le restituisce come d´incanto, immacolate e stirate, avvolte nella carta velina. Torna il bucato in casa, trionfano le laundrette a gettoni rese celebri da Hanif Kureishi e quello che pareva un settore destinato a crescere di pari passo col lavoro fuori casa delle donne e l´abitudine a ridurre al minimo le incombenze domestiche registra un pesantissimo bilancio: meno trenta per cento in otto anni.
Qualcuno sottolinea gli aspetti positivi. «Consumiamo tutti troppo, ogni famiglia, anzi ogni persona brucia quantità di energia, cibo, carta… - spiega Iolanda Romano, presidente di Avventura Urbana, società di architetti specializzata in progetti urbanistici e sociali di condivisione - Per questo nei nuovi condomini e nel cohousing i servizi sono in comune: lavanderia e biblioteca, mensa e baby sitting, come già avviene nei Paesi Bassi e negli Stati Uniti». Ma dalle associazioni di categoria arriva l´allarme, anche contro fenomeni che possono danneggiare il consumatore: «Le città si riempiono di lavanderie self service che rischiano di non essere davvero tali - spiega Mario Turco, responsabile nazionale del settore per la Cna, con i suoi 6mila associati - con scarse garanzie anche per i clienti: l´addetto c´è, magari abusivamente, ma non garantisce alcuna professionalità».
Sarà, ma intanto i piccoli franchising che, a volte 24 ore su 24, accolgono single e studenti in trasferta, cittadini stranieri e madri di famiglia, offrono servizi diversi da un tempo: il collegamento a Internet, per cominciare, e poi gli attrezzi spartani ma essenziali per lo stiro fai-da-te, i distributori di cibo e bevande, book crossing e free press. Qualcosa di assai lontano dai pur utili servigi della vecchia "tintora", che oltre a lavare a secco tende e cappotti sapeva riparare uno strappo, ritingere un capo, provare e riprovare a cancellare macchie impossibili. Giuseppe Pennino, direttore di "Tintoria Più", svela un altro aspetto della crisi. «Il cappotto di una volta è praticamente scomparso, si diffondono tessuti tecnici basati sul poliestere e le sue varie declinazioni, che non hanno alcun bisogno di essere stirati. E manca un rapporto più stretto tra produttori di macchine per tintoria - un settore nel quale l´Italia è forte - negozi e produttori di tessuto.
Oggi per avviare una tintoria ci vogliono tra i 50 e i 100mila euro e chi resta indietro con la tecnologia è destinato presto o tardi a chiudere». Intanto la crisi fa aumentare i giri delle lavatrici domestiche. Così, sul web, impazzano i consigli per i neofiti (come su www.ominobianco.it, dove il capitolo "il tuo primo bucato" insegna soprattutto ai giovani maschi ciò che le madri ormai tralasciano) mentre nelle case arrivano le asciugatrici, da sempre presenti nella case americane, e i nuovi e modaioli lavatoi simili a un idromassaggio, o i piccoli lavabi come Pot, fatto a forma di foglia e progettato dai designer Alexander Duringer e Stefano Rosini. Non senza paradossi, anche ambientali. «Le nostre imprese - denuncia Turco - devono tenere un registro speciale per dar conto di come smaltiscono il percloro (la sostanza-base per eliminare macchie e trattare i tessuti, ndr) ma nei supermercati sono in vendita prodotti analoghi e i consumatori li cercano soprattutto nei negozi specializzati, smaltendoli poi nelle fognature, cosa che a noi è vietata». Il futuro? Meno tintorie, suddivise tra due estremi: professionisti superspecializzati ai quali affidare i capi pregiati e catene a basso costo, in attesa della mega-lavatrice al pian terreno del condominio.
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LE TINTORIE IN ITALIA, DATI (fonte: Cinet):
15.641 le tintorie in Italia
30% le tintolavanderie che hanno cessato l’attività dal 2001 ad oggi
31.200 gli addetti oggi
45.200 gli addetti nel 2001
11.218 lavanderie tradizionali
300 lavanderie self service (un solo addetto, orario di apertura oltre le otto ore)
394 lavanderie nei centri commerciali
633 lavanderie monoprezzo
PREZZI MEDI:
Camicia: 3 euro
Pantaloni: 4 euro
Giacconi e cappotti: 8 euro
Spesa media annua pro capite: (20,30 euro, la più alta in Europa)
Fatturato annuo in Italia: 1,2 miliardi di euro