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 2009  novembre 06 Venerdì calendario

ME SECONDO IL REGIO IL CLASSE DOVREBBE ESSERCI ANCHE LA FOTO DI NAPOLITANO


Anche la foto del Capo dello Stato dovrebbe troneggiare obbligatoriamente sui muri delle scuole, (...) (...) pure quella è prevista dai regi decreti del 1924 che regolamentano ancor oggi l’uso del crocifisso e che sono stati ripresi da varie disposizioni amministrative: ma il progressivo disuso dell’icona presidenziale - spesso maltrattata, deturpata da scritte o disegni, più spesso mancante - non accalora, non divide, all’apparenza non gliene frega niente a nessuno. Eppure, se può far discutere il significato di un crocifisso in un ufficio pubblico, quella foto appesa sul medesimo muro non dovrebbe prestarsi ad equivoci: è lo Stato nella sua forma più alta, la prima carica, il garante della Costituzione e via pompando. Tuttavia si scende sul piede di guerra per il crocifisso - che nella Costituzione o in Parlamento non c’è - e niente del genere accade per la foto via via scomparsa di chi la Costituzione dovrebbe garantire. Il Golgota infiamma più del Quirinale, e qualcosa vorrà pur dire. L’excursus è interessante. Prima del fascismo, nelle aule delle scuole, c’era la foto del re: e un senso c’era. Coi Patti lateranensi di Mussolini e la croce e la fotografia comparvero assieme: e c’era un senso anche lì. Coll’avvento della Repubblica e con la successiva revisione del Concordato la croce e la foto assunsero uno status diverso - non c’era più la religione di Stato - e tuttavia a sbiadire fu la seconda. Una circolare dell’ottobre 1967 ricordò che la foto presidenziale figurava tra gli arredi scolastici obbligatori - le amministrazioni potevano attingere a degli appositi contributi - ma negli anni Settanta i vari presidi presero via via a non richiederla o a non sostituirla. Nel febbraio del 1973 le scuole ricevettero una circolare del mnistero dell’Interno che cercò di arginare il fenomeno: «E’ stato segnalato che non sempre le aule scolastiche sono fornite del ritratto dei capo dello Stato... Ciò posto sì prega di invitare le, amministrazioni comunali e provinciali, cui spetta I’ onere dell’arredamento degli edifici scolastici perché provvedano sollecitamente a dotare le aule della fotografia del presidente». Una circolare similare del 1983, hifine, non modificò granché la situazione. Comuni e Province, non più sollecitati dalle scuole, spesso hanno cancellato le voci dai bilanci. Ma se è facile che un crocifisso alla fine salti ftiori - uno qualsiasi - la foto di Giorgio Napolitano non è che puoi ritagliarla dal giornale: deve essere quella ufficiale, esito di un’operazione gestita nientemeno che da Quirinale, Presidenza del Consiglio, ministero dell’Econonùa e Poligrafico dello Stato. La Zecca ci mette i fotografi: tre. Ottenere una sola foto viene a costare decine di migliaia di euro e potrà comprarla qualsiasi cittadino: costa dieci euro, da inunaginarsi la ressa per accaparrarsela.
La mancata esposizione della foto di Giorgio Napolitano ha creato polemica una sola volta, per quanto si ricordi: una trasversalità di parlamentari, il lo ottobre 2008, rivolse una vibrata interpellanza in quanto «risidterebbe che il Ministro della ,Semplificazione Normativa, Sen. Roberto Calderoli, avrebbe esposto nel suo Ufficio al Ministero, anziché, come d’obbligo, la foto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la foto del Ministro delle Riforme e leader del movimento politico Lega Nord, onorevole Umberto Bossi». Ah! Vilipendio.