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 2009  novembre 06 Venerdì calendario

Bullismo? Un’altra cosa. Ecco la scuola eccellente - Il volto di Francesco Pipoli, che allo scientifico di Brin­disi ha conseguito la matu­rità con il massimo dei voti, o di Raffaella Fusco che al Classico di Napoli ha fatto altrettanto, su Youtube non lo troverete mai

Bullismo? Un’altra cosa. Ecco la scuola eccellente - Il volto di Francesco Pipoli, che allo scientifico di Brin­disi ha conseguito la matu­rità con il massimo dei voti, o di Raffaella Fusco che al Classico di Napoli ha fatto altrettanto, su Youtube non lo troverete mai. Perché loro hanno studiato. Si sono anche divertiti, ma non saltando sulla cattedra, facendo marameo al professore o reci­tando un’armata Brancaleone tra i banchi di scuola. Francesco e Raffaella (e ce ne sono altri 23, tra i quali Henri Ibi stu­dente albanese), insigni­ti ieri come Alfieri del La­voro, sono la punta eccel­lente di una scuola che è fatta di impegno e sacri­ficio. La Confederazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro li ha insigniti scegliendoli tra centinaia di candidati per collegar­li – come va facendo dal 1961 – come anello di congiunzione tra la scuola e il lavoro, tra la for­mazione e la piena realizzazio­ne di sé nel campo della produ­zione. Agli Alfieri di quest’anno, l’onoreficenza è stata conferita dal presidente della Repubbli­ca, Giorgio Napolitano, nello sfarzo della Sala dei Corazzieri al Quirinale. Il Capo dello Stato si è voluto in primo luogo com­plimentare. «Assicuro tutti voi – ha detto – che continuerò a ri­chiamare tenacemente il Paese e le forze che lo rappresentano alla necessità di una più serena e condivisa considerazione de­gli interessi in gioco per il nostro Paese in questa complessa, cru­ciale fase storica. Liberiamoci di quel di più, di quel di troppo, in termini di esasperazione dei contrasti e di contrapposizione dei punti di vista, che può com­promettere il nostro domani». Questo premio fu istituito nel 1961 dai Cavalieri del Lavoro per celebrare il primo centenario dell’Unità italiana. Da allora è stato assegnato a 1.229 studen­ti. Ogni anno i 25 Alfieri sono scelti fra i migliori studenti in­dicati dai presidi delle scuole di tutta Italia (uno soltanto per i­stituto) partendo da precisi re­quisiti: qualifica di ottimo alla licenza media, almeno 8/10 di media per ciascun anno delle superiori e una votazione fina­le di 100 su cento. Quest’anno i presidi hanno segnalato 1.376 studenti che avevano questi re­quisiti (898 ragazze e 478 ragaz­zi), e tra questi i 25 ragazzi pre­miati ieri. Le medie da loro ri­portate nei cinque anni della su­periore vanno da 9,56 a 9,93. Quei ragazzi confusi ed emo­zionati che non troverete su You­tube sono, dunque, il top del top.  toccato a Benito Benedini, presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, presentar­li al Capo dello Stato: «La nostra esperienza di donne e uomini d’impresa – dice a chi gli chiede la ragione di questo premio – ci spinge a confermare il nostro impegno per lo studio, la ricer­ca e l’innovazione. La risorsa più strategica sono le persone e pre­miare questi 25 giovani che han­no dimostrato capacità e impe­gno di eccellente qualità nello studio significa avviare un pro­cesso di modernizzazione che promuova competenza e meri­to, favorendo la circolazione del­le conoscenze e delle idee, fa­cendo delle eccellenze un patri­monio condiviso in tutti gli am­biti in cui si fonda e in cui si co­struisce lo sviluppo del Paese». Quest’anno, il premio è stato preceduto da una ri­cerca commissionata all’I­stituto Carlo Cattaneo. So­no stati intervistati 694 studenti italiani che dan­no uno spaccato significa­tivo della nostra scuola. «Gli studenti intervistati – dice la ricerca – tendono ad essere relativamente soddisfatti sia della loro espe­rienza scolastica sia dell’itine­rario universitario finora per­corso. Esiste però una quota di studenti caratterizzati dal pen­timento per le scelte compiute. Potendo tornare indietro, un di­plomato su dieci preferirebbe un indirizzo scolastico diverso». Emerge anche un altro dato: la scuola non opera da sola. «Le risorse materiali e culturali messe a disposizione delle fa­miglie – conclude la ricerca – contribuiscono ampiamente alla riuscita scolastica degli in­dividui, tant’è che si osservano, generalmente, notevoli diffe­renze sul rendimento di giova­ni di diversa estrazione socia­le ».