Monica Marzotto, La stampa 4/11/2009, 4 novembre 2009
C’E’ POSTA PER I DELFINI MANIACI
A scrivere alla sua «posta del cuore» è un leone in crisi da prestazione, che si firma Ansioso dell’Amboseli, o l’iguana bacchettona che usa lo pseudonimo «Disgustata delle Galapagos», ma anche delfini erotomani che praticano «sesso nasale» e acari incestuosi in preda ai sensi di colpa.
A questi disperati la dottoressa Tatiana risponde in modo tranquillizzante, ma soprattutto scientifico. Lei, la sessuologa degli animali, altro non è che Olivia Judson, biologa evoluzionista, ricercatrice all’Imperial College di Londra, che ha avuto l’idea di scrivere un libro, in uscita il 6 novembre, dal titolo «Consigli sessuali per animali in crisi. Guida alla biologia evoluzionistica della riproduzione» (Edizioni Sironi), in cui ha raccolto le confessioni più scottanti di tante creature, dall’insetto stecco all’elefante, usandole per parlare di evoluzione e riproduzione.
«Per la biologia evoluzionistica il sesso è un punto caldo, è uno dei fulcri dell’evoluzione - spiega la ricercatrice inglese -. Riguarda, per esempio, tante cose che ammiriamo in natura: senza il sesso non ci sarebbero i fiori, i colori delle penne degli uccelli e i loro canti. Il problema era trovare un modo per parlare di questi argomenti in un modo più accattivante e accessibile. L’invenzione della dottoressa Tatiana mi sembrava la soluzione». Così, grazie al racconto antropomorfico degli interessati, si scoprono le meraviglie della riproduzione e i parallelismi con la nostra specie, ma si capisce che il sesso non è affatto semplice e spesso nemmeno divertente. E’ il caso del verme marino Bonellia, che chiede aiuto, visto che inavvertitamente ha inalato il maschio, più piccolo di lei di 200 mila volte, che ora vive dentro di lei. O l’iguana delle Galapagos che, irritata dall’onanismo dei maschi, conclude: «Ai tempi di non succedeva!».
In realtà, i problemi della riproduzione erano gli stessi, anche allora. Il grande biologo, osservando la coda del pavone, aveva avanzato l’ipotesi che oltre alla selezione naturale esistesse anche un’altra forza - la selezione sessuale - in grado di operare una pressione selettiva basata non tanto sulla capacità di sopravvivere, ma su quella di riprodursi. I maschi, in lotta tra loro, venivano scelti da femmine esigenti e fino agli Anni 80 in questo melodramma i ruoli di femmine e maschi erano categorici: si credeva che l’evoluzione selezionasse «latin lover» tra i maschi e madri «casa e chiesa». Ma la situazione non è così e ne sa qualcosa Twiggy, la femmina di insetto stecco, che chiede a Tatiana perché il maschio si stia accoppiando con lei da 10 settimane. «Il tuo bello... standoti sempre appiccicato - scrive la Judson - ha la garanzia che nessun rivale si potrà avvicinare. Meno male che è lungo la metà di te, così te lo puoi portare in giro senza sforzo».
Ma perché dovrebbe essere così possessivo? «I maschi - continua Tatiana - hanno ottimi motivi per essere gelosi. Alla minima opportunità le femmine di molte specie si infilano nei letti altrui». E questa è la realtà, emersa dagli studi più recenti. Anche grazie all’indagine genetica e ai test di paternità si è scoperto che le femmine sono ben lontane dall’essere «passive». «Dagli insetti stecco agli scimpanzé - commenta la ricercatrice - le femmine non sono quasi mai fedeli». L’infedeltà serve per ottenere vantaggi significativi: le femmine di coniglio selvatico europeo, per esempio, aumentano la fertilità all’aumentare dei partner.
Uno dei risultati della «promiscuità» delle femmine è l’evoluzione di organi maschili a dir poco bizzarri. A lamentarsene è «Turbata del Gabon», fidanzata dell’artocebo, primate notturno, che si chiede: «Perché lui ha il pene ricoperto di spine?». Anche in questo caso la spiegazione evolutiva, oltre che divertente, è scientificamente ineccepibile. «Il tuo amato è in buona compagnia: non poche specie di primati hanno peni mostruosi e sinistri, in certi casi simili a strumenti di tortura, con spine, nodi e setole, bizzarramente ritorti». E l’artocebo non è l’unico. Tra gli insetti i maschi usano «pugnali», uncini, fruste.
Il motivo? Nelle specie in cui le femmine sono più «libertine» i maschi devono escogitare una serie di stratagemmi per eliminare la possibilità che gli spermatozoi di altri maschi, prima o dopo, fecondino la femmina. Si va dall’organo della libellula Calopteryx, fatto a scovolino per «pulire» la femmina dal seme dei precedenti amanti, a quello della falena Oleclostera che, come un violino, produce vibrazioni gradite dalle femmine. Il caso estremo è quello dell’ape regina: il maschio, amante del sesso estremo, esplode, lasciando dentro alla femmina il proprio apparato riproduttore e creando così una cintura di castità.
«E’ invece nelle specie in cui la femmina si accoppia con un solo partner - aggiunge la ricercatrice - che i maschi hanno peni piccoli e banali». Esempio lampante è il gorilla, il cui maschio dominante, dovendo competere con pochi rivali, possiede un organo di soli 5 centimetri, mentre l’anatra Oxyura vittata, costretta a una guerra continua, ne ha uno di 20 centimetri.
A complicare il tutto, poi, ci sono i comportamenti che non hanno nulla a che fare con la riproduzione, ma di sicuro con il sesso. Il bonobo, cugino dello scimpanzé, è famoso perché il 75% dei suoi accoppiamenti non ha fini riproduttivi, bensì quello di «antistress sociale». E, d’altra parte, anche l’omosessualità è molto diffusa in natura. Il delfino, per esempio, ha gusti «decisamente elastici», spiega Olivia Judson: «Oltre a copulare con tartarughe, squali e foche, ha comportamenti omosessuali». Il massimo è il caso dell’Inia, il delfino di fiume amazzonico: «Infila il proprio organo riproduttore nello sfiatatoio di un compagno, in quello che definisco scherzosamente "sesso nasale"!».