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 2009  novembre 04 Mercoledì calendario

«Sono la figlia segreta dello stilista Etro» Joelle va dal giudice- Causa a Milano. Lui rifiuta il test del Dna MILANO – A nove anni sua mamma le dice: «Il tuo papà si chiama Gerolamo Etro, è uno stilista italiano

«Sono la figlia segreta dello stilista Etro» Joelle va dal giudice- Causa a Milano. Lui rifiuta il test del Dna MILANO – A nove anni sua mamma le dice: «Il tuo papà si chiama Gerolamo Etro, è uno stilista italiano. Ci siamo co­nosciuti in Francia». Joelle metabolizza la notizia senza fare domande. incurio­sita, certo. Ma il suo nucleo familiare è già ben definito: ci sono la madre, Fran­ces Brown, e il marito di lei, Andrew Bakun. Quello che sa delle sue origini le basta: sa che è nata il 22 luglio del 1965 all’Hôpital Américain de Paris con il co­gnome materno; che due mesi dopo lei e la madre, canadese, so­no andate a vivere a Mon­tréal; che con Bakun si so­no trasferite a San Franci­sco. Etro non è niente di più di una foto seppiata: un giovanotto con dei bo­xer fantasia. La dedica sul retro: «Kontiki a St. Tro­pez. A Francesca. Gim­mo. 1964». Nel ”91 un flashback dà colore a quell’immagine. In Italia in viaggio di nozze, con il marito Giuseppe Spi­noso, origini lucane, Joelle legge su una rivista il nome di Etro. «L’impatto fu emotivamente forte. C’era un numero di telefono, dell’azienda. Lo composi: non avevo nulla da perdere. Chiedi di parlare con lui. Non intendevo choccarlo. Gli domandai se era stato a Parigi 27 anni prima, se cono­sceva Frances Brown. Sì, sì. Proposi di scrivergli, mi diede l’indirizzo». Lei dalla California gli manda una sua fo­to. Etro la chiama e si offre di incontrarla in occasione dell’aper­tura di una boutique a Beverly Hills. «Trascor­remmo due giorni indi­menticabili. In un istante compresi perché ho gli occhi che ho, perché cammino in un cer­to modo. Aveva prenotato una camera per me nel suo stesso albergo. A cena mi volle alla sua destra, mi presentò come un’amica conosciuta in Canada. C’era an­che Ippolito, uno dei figli». Quel Natale Gerolamo Etro manda gli auguri. Poi, silenzio. la ragazza a cer­carlo cinque anni dopo, quando si trova in difficoltà finanziarie. «Mi mandò ven­timila dollari tramite il suo legale». Tra la fine del Duemila e l’inizio del 2001 Jo­elle gli chiede ancora aiuto. «Mi fece ave­re altri cinquantamila dollari». Il 2 gen­naio 2007 si fa coraggio e gli scrive che le piacerebbe essere riconosciuta. Lui ri­sponde il 22 gennaio: «Ho cercato di dar­ti una mano quando avevi bisogno di aiuto... Puoi capire che il mio imbarazzo non mi consente di continuare una corri­spondenza diretta con te». E lascia i rife­rimenti dell’avvocato. Il 13 novembre 2007 Etro e Joelle, con i rispettivi legali, si incontrano a Mila­no, dove la donna si sottopone all’esa­me del Dna, lo stilista no. «Dopo un ulte­riore tentativo di trovare un accordo, ci siamo trovati costretti a fare una citazio­ne al Tribunale di Milano. Chiediamo il riconoscimento di paternità, l’esame del Dna e il risarcimento danni», spiega l’at­tuale avvocato di Joelle Spinoso, Luca Corabi. La prossima udienza è fissata per il 19 novembre. La difesa del signor Etro ha sollevato una serie di obiezioni procedurali. Le puntualizza la professo­ressa Emidia Zanetti Vitali, che rappre­senta lo stilista: «Ci sono eccezioni im­portanti, per giurisdizione e competen­za. Non sappiamo se può essere applica­to il diritto italiano, francese, canadese o americano. Solo quando il giudice si sarà pronunciato, si potrà entrare nel merito». Sui soldi inviati da Etro a Joel­le, ribatte: «A lui faceva piacere aiutare la figlia di una donna alla quale aveva vo­luto bene in gioventù». E conclude: «Mi sfugge il perché abbia deciso di chiedere il riconoscimento di paternità soltanto adesso, a 45 anni. Avrebbe potuto farlo a 18 anni e un giorno». Su questo Joelle ammette: «All’inizio ero spaventata e confusa. Poi ho capito che era un mio diritto. In questi anni ho perso la grande opportunità di conosce­re mio padre, capire il suo talento, rap­portarmi con i miei quattro fratelli. Ho una figlia, Allegra, di 14 anni. giusto che possa conoscere il nonno». Giura che avrebbe fatto lo stesso se Etro non fosse stato ricco e famoso. « un deside­rio profondo e innato, quello di ricon­nettersi alle proprie radici. Gli altri pen­sino ciò che vogliono».