Maximilian Cellino, Plus24 31/10/2009;, 31 ottobre 2009
UN PANIERE CON IL PREFISSO «AGRI»
Il «ritorno alla terra» è un tema al quale banche e società di gestione stanno guardando con un certo interesse in questi ultimi anni e basta vedere l’offerta prodotti di investimento che recano con sé il prefisso «agri» per rendersene conto. Le statistiche sulle tendenze demografiche che gli organismi sovranazionali puntualmente diffondono sono spesso utilizzate dagli intermediari finanziari per fare leva sui risparmiatori che cercano alternative ai portafogli tradizionali e che trovano quindi di fronte a sé un ampio spettro di scelta.
Il modo più diretto di puntare sull’agricoltura è senz’altro investire sulle materie prime. Qualche anno fa non era certo semplice, perché lo si poteva fare quasi esclusivamente attraverso il mercato dei future con tutte le complicazioni del caso (accessibilità prima di tutto). Oggi l’investitore fai-da-te ha a portata di mano due tipi di prodotti che sono facilmente raggiungibili perché trattati in Borsa italiana alla stregua di un titoli azionari o bond. Si tratta degli
Exchange traded commodities
(gli Etc, «cugini» dei fortunatissimi Etf, proposti da Etf Securities )
e dei certificati di investimento (più noti come certificate,
trattati da Abn Amro e
Banca Imi ):
due strumenti dalle caratteristiche di fondo differenti, ma accomunati dall’obiettivo di replicare le performance dei prezzi di materie prime come caffè, zucchero, farina, mais o anche del bestiame allevato (suino magro e bovini).
L’uso di questi prodotti, nati con l’obiettivo principale di offrire copertura contro l’oscillazione dei prezzi a chi opera nel settore, si è progressivamente esteso al grande pubblico, che spesso però ne ignora il funzionamento con i problemi che ne conseguono. Anche perché le performance delle singole commodity
possono differire notevolmente l’una dall’altra, come si può vedere dalla tabella fianco, e le oscillazioni sono spesso forti. La dipendenza dai movimenti del dollaro (valuta nella quale sono quotate le materie prime) e il meccanismo di determinazione del rendimento complessivo (che tiene conto dei costi connessi al rollover, la sostituzione del future
in scadenza con il successivo) sono due fattori che rendono Etc e certificate
poco adatti a mani inesperte.
Se si vuole differenziare l’esposizione ai mercati «verdi » è possibile puntare su un paniere di materie prime sia con Etf, sia con certificati (li propone anche Hypovereinsbank ),
ma anche mediare attraverso l’acquisto di titoli azionari di società legate all’agribusiness.
In quest’ultimo caso, se non si vuole effettuare da soli la selezione, si può ricorrere tanto a fondi comuni ( Pictet
ne ha lanciato uno in Italia nelle settimane scorse) dove è il gestore a scegliere i titoli secondo le proprie preferenze, quanto agli strumenti (dalle commissioni generalmente più basse) che replicano passivamente indici composti da titoli del settore (l’Etf di
Powershare o i certificati di
Goldman Sachs e Banca Aletti ,
che in alcuni casi offrono anche la protezione del capitale investito e la sterilizzazione del rischio cambio). I titoli selezionati? Più o meno sempre gli stessi, a partire dalle multinazionali Monsanto e
Syngenta.