Paolo Zucca, Plus24 31/10/2009;, 31 ottobre 2009
ALLA FRONTIERA VERDE CON FONDI ED ETC
Impieghi al comparto agricolo in calo di oltre il 30%, sofferenze in crescita del 7% circa. Visto con gli occhi delle banche il grande «Eldorado verde» è solo una bella speranza. Il settore non sta andando bene. I prezzi all’origine sono deboli, il latte alla produzione viaggia fra i 30-31 centesimi contro i 38 di altri anni, il consumo di carne bovina flette. Tengono bene i prezzi dei terreni, soprattutto quelli pregiati(vedi pagina a fianco) vissuti come un bene rifugio.
Per gli altri appezzamenti il mercato è ballerino e non è raro il caso che, nelle procedure di liquidazione, il valore venga realizzato solo a un terzo del suo prezzo teorico. un investimento che va esaminato nella sua complessità: la qualità del terreno deve essere valutata senza deviazioni romantiche («mi sono comprato un bosco»), valorizzare vuol dire investire, va fatta una manutenzione e i costi fissi (come l’energia che si vorrebbe produrre in modo nuovo) pesano molto. Scegliere una produzione che dia utili stabili e in tempi accettabili non è facile. Ci sono leggi e vincoli da rispettare.
Per chi immagina l’agricoltura e le attività collegate come un’alternativa di investimento del proprio patrimonio l’invito non può che essere quello della prudenza. Più interessante è l’evoluzione "culturale" verso le energie rinnovabili che si incrocia con le produzioni agricole. Per questo nell’offerta di consulenza e di strumenti finanziari molte cose stanno cambiando: le aziende agricole cercano qualche partecipazione di minoranza, qualche fondo specializzato seleziona le aziende promettenti cercando il momento migliore per entrare confidando di trovare acquirenti quando verrà il momento dello smobilizzo. Non è un caso che anche negli studi professionali e legali si senta parlare di fotovoltaico ed energie rinnovabili (vedi servizio a pagina 10). Sanno muoversi anche su patrimoni fondiari e imprese agricole i professionisti del private banking che incrociano l’esigenza delle famiglie di rendere più liquidi gli asset storici dei nuclei familiari Nelle banche nazionali il business agricolo non si può certo definire prevalente: Intesa Sanpaolo ha costituito
Agriventure ,
con sede a Firenze, che è pronta anche a interventi di equity. Presenze in otto direzioni regionali, 50 addetti e 35 specialisti. «Agriventure osserverà dinamiche e trend dell’agribusiness - ha spiegato l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera - e dunque farà studi, analisi e farà da ponte con l’università. Sarà di forte stimolo alla banca per ideare prodotti e servizi più adatti al settore e soprattutto contribuirà alla gestione dei progetti imprenditoriali, per renderli bancabili e accompagnarli al traguardo».
Si sono mosse CariParma,
soprattutto dopo l’acquisizione da parte del Credit Agricole, e hanno strutture dedicate o divisioni molte altre banche come Banco Popolare
(con le sue storiche presenze di Verona, Novara Lodi), Ubi Banca
mentre altre banche popolari (Sondrio, Vicenza, Bari e soprattutto il grande azionista Popolare dell’Emilia) hanno dato Vita a Banca della Nuova Terra.
Dove hanno piccole quote anche due associazioni di categoria (Confagricoltura e Cia). Le Bcc hanno avviato Bit (Banca per l’investimento nel territorio).
Montepaschi ,
storicamente attenta alla terra, ha girato i suoi tenimenti di Fontanafredda e Chigi Saracini alla Fondazione. Nel clima di grande prudenza dei prestiti le banche stanno più attente, pur concedendo dilazioni di pagamento. Per il risparmiatore che vuole avvicinarsi alla terra e alle sue potenzialità ci sono strumenti finanziari. Soprattutto fondi specializzati ed Etc (vedi servizio in pagina) che vengono offerti con più convinzione cercando di sfruttare una maggiore sensibilità del cittadino alla green economy.
Il rischio è che l’investimento sia solo politicamente corretto ma non dia un adeguato ritorno.