varie, 4 novembre 2009
INFLUENZA A [SCHEDONE]
Rischi e vaccini: le cose che sappiamo del virus A -
La parola d’ordine è «navigare a vista»: dobbiamo accettare il fatto che dell’influenza A sono più le cose che non si sanno di quelle che si sanno. Ma’ ora che i dati su diffusione e ricerca si accumulano – possiamo provare a fare un primo bilancio di certezze/incertezze.
Primo punto, ormai noto a tutti: siamo di fronte a una pandemia. Perché il virus è totalmente nuovo e come tale non trova difese nella popolazione (tranne che negli over 65, già venuti a contatto con un virus simile) e perché l’infezione si è ormai diffusa nel mondo.
Seconda osservazione, confortata dai numeri sia in Italia sia all’estero: i più colpiti sono i bambini e i giovani (i ricoveri in ospedale riguardano principalmente loro), mentre le donne in gravidanza sono la categoria più a rischio di complicanze, soprattutto se obese o con altre malattie (il 30 per cento delle ospedalizzazioni negli Usa). Terza considerazione: non è detto che tutte le forme con febbre alta, mal di gola e tosse siano dovute alla nuova influenza.
Ci sono anche le cosiddette ILI (influenza-like syndrome, sindromi simil-influenzali), frequenti in questa stagione. Secondo un dato che arriva dal Laboratorio di riferimento della Lombardia all’Università di Milano, diretto da Alessandro Zanetti, su 700 tamponi prelevati a persone non ricoverate, soltanto la metà è risultata positiva per l’H1N1. Si prevede, però, che quest’ultimo prenderà presto il sopravvento sugli altri virus.
Quarto dato certo: il vaccino previene l’infezione, riduce le complicanze e rallenta la circolazione del virus.
Ma è proprio sul vaccino (in Italia per il momento ne esiste uno solo, il Focetria) che cominciano le incertezze, a partire dal numero di dosi: una o due? L’Emea, l’ente regolatorio europeo per i farmaci, formalmente ne indica due, ma rimanda alle autorità nazionali le decisioni dal momento che ancora non esistono sperimentazioni sufficienti. Secondo i primi dati che riguardano adulti sani, tra i 18 e i 60 anni, una sola dose sarebbe efficace. Lo stesso varrebbe per le donne in gravidanza, secondo i risultati di una sperimentazione americana appena condotta dai National Institutes of Health.
Altro terreno scivoloso: quello della mortalità. Per avere dati sicuri, è indispensabile attendere che il numero delle persone colpite aumenti così da metterlo in rapporto con le morti. I calcoli, però, sono difficili: di solito si parla, anche per l’influenza stagionale, di «eccesso di mortalità». E cioè si contano, dopo un’epidemia, le morti in più rispetto al solito: queste morti comprendono sia quelle per influenza sia quelle per decessi dovuti ad altre malattie «aggravate» dal virus influenzale.
Ultimo punto: l’evoluzione futura dell’epidemia. Per ora si possono ipotizzare tre scenari: scomparsa spontanea del virus (magari aiutata dai vaccini), pandemia moderata (se il virus rimane così com’è), pandemia ancora più imponente (se il virus muta).
(Adriana Bazzi, Corriere della Sera 04/11/09)
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Il decalogo per difendersi dal contagio -
Sono tutte regole semplici e proprio per questo devono essere seguite in modo scrupoloso. Tutti gli esperti, in tutto il mondo, hanno spiegato nelle ultime settimane - e stanno continuando a ripeterlo - che pochi gesti possono contribuire in modo significativo a rallentare la sempre più rapida diffusione del virus H1N1: se la pandemia di influenza A resterà sotto controllo, lo si dovrà anche alla serietà con cui milioni e milioni di persone sapranno controllare se stesse e le sequenze dei loro gesti quotidiani.
1. Si deve imparare a lavarsi le mani con attenzione e con i giusti tempi: anziché i gesti veloci e sbrigativi a cui si è generalmente abituati, il consiglio dei medici è quello di usare sempre acqua calda e abbondante sapone, frizionando il dorso e il palmo per almeno 15-20 secondi, senza dimenticare ogni dito.
2. In alternativa, quando il sapone non si riesce a trovare, vanno bene anche i gel disinfettanti oppure le salviette detergenti (in questo caso è meglio se sono a base di alcol). Altri prodotti, invece, non sono ugualmente efficaci.
3. E’ fondamentale evitare di toccarsi - in ogni caso - il naso, la bocca e gli occhi: sono infatti queste le vie preferite dal virus per entrare nell’organismo e per scatenare il contagio. Ecco perché è questa l’occasione giusta per eliminare qualche sgradevole tic oppure qualche brutta abitudine.
4. Tutti i medici ripetono che è - e sarà sempre più importante - evitare di frequentare i luoghi molto affollati, non appena i casi ufficiali di malattia cominceranno a diventare via via più frequenti.
5. Può sembrare una precauzione banale, eppure si deve stare alla larga da chi è già stato colpito dal virus. E’ noto, infatti, che l’H1N1 è altamente contagioso e quindi un’eccessiva vicinanza alla persona che, per esempio, mostra sintomi di influenza può rivelarsi un comportamento molto pericoloso.
6. La prudenza - è meglio ribadirlo - non è mai troppa: soprattutto le persone che vivono sole devono controllare di avere in casa tutto il necessario, se dovessero ammalarsi. Ci vuole la giusta scorta di medicine, consigliati dal farmacista, a cominciare da quelli da banco. Sono questi la prima «arma di difesa» per poter abbassare la febbre. E poi non devono mai mancare i fazzolettini di carta.
7. Se poi, nonostante tutto, qualcuno in famiglia si dovesse ammalare, le misure da prendere in casa devono essere ancora più attente. Quando si accudisce la persona contagiata, è meglio ricorrere alla mascherina usa e getta e lavarsi sempre bene le mani, prima e dopo.
8. Un’altra misura indispensabile consiste nel lavare con attenzione le superfici che più facilmente posso trasmettere il virus: si tratta dei comodini accanto al letto, dei piani del bagno e della cucina, i giocattoli e tutti gli oggetti di uso quotidiano.
9. Ancora acqua calda: è indispensabile lavare con disinfettanti le lenzuola, le posate e i piatti: possono essere un veicolo di trasmissione del contagio.
10.Ultimo consiglio: si può continuare a bere tranquillamente l’acqua del rubinetto: grazie ai processi di disinfezione non rappresenta alcun pericolo.
(Adriana Bazzi, Corriere della Sera 04/11/09)
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Frutta e verdura anti-starnuto -
Nell’incertezza del «vaccino sì-vaccino no», riprendono campo i rimedi della nonna. A consigliarli non sono solo le interessate, ma giornali come il Wall Street Journal, che pubblica una lista di vecchi rimedi. E in Italia si apre la corsa al miele.
Il più venduto quotidiano Usa ricorda le proprietà disinfettanti della cipolla: egizi, greci e indiani d’America la usavano contro raffreddori e influenze, anche se in questi ultimi casi vi sono «pochi studi scientifici sulla sua efficacia». Anche l’aglio rientra nella lista, per le sue peculiarità antibiotiche, «provate in laboratorio, ma gli studi clinici sugli umani sono pochi e non c’è unanimità sulle dosi necessarie per un’azione efficace». E poi, l’acqua ossigenata: è antibatterica e durante la pandemia di spagnola nel 1918 fu iniettata a pazienti «con risultati variabili».
Sotto la voce erbe e frutti medicinali c’è di tutto, dalla papaya fermentata all’echinacea passando per le drupe di sambuco. «Solo su quest’ultima pianta però ci sono stati studi scientifici che hanno mostrato un’effettiva maggior rapidità nella guarigione dei pazienti colpiti da influenza A o B rispetto ai placebo». Infine, il brodo di pollo: alcuni scienziati pensano che un aminoacido presente nel pollo, la cisteina, «aiuti le mucose, e alcuni studi hanno dimostrato proprietà antinfiammatorie» di questa zuppa. Attenzione, però: il Wsj sconsiglia di riporre grandi speranze in questi sistemi, suggerendo di prenderli quali «palliativi che aiutano a sentirsi un po’ meglio».
Diverso il discorso per il miele, che in Italia sta vivendo un vero e proprio boom ((+150% i consumi 2009 sul 2008). E che in questi giorni di pandemia va alla grande. «Sono soprattutto aumentati i medici, tra i miei clienti”, dice Tonino Strumia, titolare della prima «mieloteca» d’Italia, a Sommariva Bosco (Cuneo). «Sarà anche un rimedio della nonna, ma dà buoni risultati».
La Scienza conferma. «Il miele è composto per circa il 76% da glucosio, soprattutto fruttosio, ed è arricchito da una percentuale di sostanze anti-ossidanti, antisettiche, antibiotiche, immunostimolanti e persino chemiopreventive, trasferite dalle piante, che varia a seconda del tipo di nettare», spiega Antonella Canini, direttrice del Centro ricerche miele dell’Università di Roma-Tor Vergata.
L’esperta indica «la potente attività antibiotica» del miele d’acacia, ma anche quella antiossidante del «santoreggia» (o timo). «Per alleviare le vie respiratorie, invece, è indicato il miele di eucalipto». Quello di trifoglio è antisettico e ricco di oligoelementi, mentre quello di melata è anche antiossidante.
Un toccasana, insomma. «Sì, ma in un’ottica preventiva. Se si è già ammalati non compie miracoli. Il beneficio si ha consumando giornalmente due cucchiaini». Miele italiano, dice, e possibilmente artigianale.
(Gabriele Beccaria, La Stampa 04/11/09)
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Virus, un’altra vittima a Napoli. I contagi sono 250mila, 18 morti -
Influenza A. Il bilancio è salito a 18 decessi accertati. L´ultima vittima un musicista salernitano di 37 anni in dialisi. Duecentocinquantamila i casi confermati dal ministero della Salute. E i medici di famiglia annunciano: tre milioni le visite effettuate ogni giorno, con un aumento del 30 per cento in poche settimane. L´Organizzazione mondiale della sanità avverte: con l´arrivo dell´inverno è previsto un aumento dei casi ed è urgente vaccinare le categorie a rischio. Chiuse le scuole a Pompei: in corso l´igienizzazione dopo la morte della bimba di 11 anni al Santobono di Napoli.
Come siamo messi in Italia? «La pandemia si diffonde rapidamente, quindi siamo alle prese con una corsa contro il tempo - afferma Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell´Istituto superiore di sanità - è importante che le strutture territoriali vaccinino al più presto le persone a rischio, compresi i bambini, con il milione di dosi di vaccino che vengono distribuite in questi giorni. Poi, entro il 20 novembre, dovrebbero essere disponibili ancora tre o quattro milioni di vaccini». Esiste un´emergenza bambini? «I più piccoli - ha spiegato Ferruccio Fazio - sono più esposti al contagio, e quindi si ammalano di più, ma non sono più a rischio di sviluppare reazioni pericolose per l´organismo. La mortalità per l´influenza A inoltre - ha ribadito - resta "bassissima" e in Italia ci sono meno morti rispetto ad altri paesi europei. Non c´è da preoccuparsi, questa influenza non è pericolosa per le persone che non hanno particolari malattie». Fazio ha ribadito anche che giovedì prossimo verrà fatto un punto sulle vaccinazioni durante la Conferenza Stato-Regioni. Il viceministro ha anche reso noto che si recherà a Napoli giovedì mattina per verificare in prima persona la situazione in Campania dopo l´alto numero di vittime in seguito al virus dell´influenza A. «Abbiamo dato indicazioni alle Regioni sui piani vaccinali passati e futuri in modo tale che non ci siano più dubbi»: lo ha reso noto Fazio, commentando la riunione dell´unità di crisi che si è svolta ieri al ministero del Welfare.
Intanto il bollettino conferma la Campania come la Regione che registra il più alto numero di decessi. Nove sui diciotto registrati nell´intero Paese. L´ultima vittima, Fernando Lettieri di 37 anni, è deceduto la notte scorsa a Salerno in seguito ad una polmonite bilaterale. Le sue condizioni di salute erano già gravemente compromesse: affetto da bronchite cronica e da insufficienza renale, era da anni in dialisi e nel 2007 era stato sottoposto a trapianto di rene. Per fare il punto sulla situazione in Campania, dove le istituzioni invitano a non parlare di un caso Napoli, il vice ministro della Salute Ferruccio Fazio sarà giovedì nel capoluogo campano.
All´ospedale Cotugno di Napoli, intanto, sono 52 le persone ricoverate con i sintomi dell´H1N1, di cui sei quelle in condizioni giudicate serie ricoverate in Rianimazione. Tutte sono affette da patologie pregresse. Sono venti, invece, i bambini ricoverati all´ospedale Santobono: undici sono risultati positivi al test mentre altri nove sono solo casi sospetti per i quali vanno effettuati ulteriori accertamenti. Nessuno di loro, in ogni caso, preoccupa. Nel frattempo la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari ha chiesto al viceministro Fazio una relazione per conoscere sia i dati atti per valutare l´effettività della situazione della pandemia, che l´indicazione delle misure che il Governo intende assumere per «dare risposta adeguata alla situazione, anche in ordine ad eventuali, specifiche responsabilità individuali in relazione ai decessi».
(Fabio Pozzo, La Stampa 04/11/09)
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Che affare il vaccino. L’Italia spende 180 milioni -
Insieme con il panico provocato dall’influenza suina o come diavolo si chiama, sono esplosi
- come da copione - anche i soliti sospetti. C’è chi si dice sicuro che questa storia della pandemia sia stata inventata dalle case farmaceutiche per far soldi. Altri tirano in ballo oscuri complotti planetari. Qualcuno teme che ci vogliano iniettare un veleno mortale estratto dal fegato di squalo. Ce n’è di ogni, insomma.
Ora, che quello dei vaccini sia un business vero, non è che si può negare. Dopo il crollo di fine secolo - fra il 1970 e il 2004 le grandi case produttrici sono diminuite da 26 a 7 - nel nuovo millennio della paura il mercato di genere è tornato a crescere. Al ritmo del 13 per cento I’anno, altro che crisi. E si sa, dove ci sono i soldi, spontaneo nasce il dubbio che
qualcuno faccia il furbo. Ma c’è anche da dire che poi, se il cittadino va in ambulatorio e non lo trova, il vaccino, allora ecco che s’incazza. Naturale, dunque, che le istituzioni si premuniscano.
Tanto per dire: il sempre applauditissimo Obama, proprio per affrontare I’influenzaccia in questione, ha stanziato oltre un miliardo e mezzo di dollari, solo di vaccini. In questo senso - e per ora glissiamo sui marchiani difetti di comunicazione e gli errori di gestione - il piano del govemo italiano prevede la possibilità di copertura per il 40 per cento della popolazione
italiana. Tanto per dare un paio di numeri: 24 milioni le dosi acquistate, e che stanno
arrivando - ad andatura singhiozzante - ai centri di somministrazione regionali. Per una spesa complessiva di euro centottantaquattromilioniottocentomila (184.800.000 ), che poi significa 7 euro e 70 centesimi a dose. Bei soldi.
E allora facciamolo subito, il nome della casa produttrice, che così si sa già di chi sospettare. Trattasi della Novartis, multinazionale con sede centrale in Svizzera, a Basilea. Un colosso: oltre 41 miliardi di fatturato, poco meno di 100mila addetti in tutto il mondo. Ma il più importante centro di ricerca e produzione è in Toscana, alle porte di Siena. Acquisito dall’azienda elvetica nel 2005: prima era dell’americana Chiron, ancor prima ospitava lo storico Istituto Sieroterapico e Vaccinogeno Sclavo. Il produttore di vaccini più importante d’Europa. E comunque, questo polo della Novartis è indicato come eccellenza di quel che viene definita Biotech Valley senese: circa 1.900 addetti, fra cui 250 ricercatori,
e negli ultimi mesi un centinaio di contratti a termine proprio per accelerare la produzione del Focetria, il prodotto specifico che stronca sul nascere questa stramaledetta influenza
H1N1, parente stretto del vaccino a suo tempo messo a punto per l’influenza aviaria.
«Lo forniamo a 35 Paesi - ci dicono dalla sede - per un numero complessivo di dosi compreso fra i 90 e i 120 milioni». Quando si dice un settore in crescita. Per la verità, il contratto Stato-Novartis ha seguito modalità particolari. E, come tutti gli atti che prevedono
spesa pubblica, è stato esaminato dalla Corte dei Conti. Che ha tra l’altro chiesto chiarimenti su alcune questioni - undici, per la precisione. Tra queste, alcuni supposti ”sbilanciamenti” a favore di Novartis, come la mancanza di penali in caso di non rispetto delle date di consegna e cose così.
Il governo ha fornito spiegazioni, i magistrati contabili le hanno accettate: chiusa lì. Ma c’è
un’ultima questione: lo squalene. Ancora in rete se ne dicono di ogni colore, su questa
sostanza: anche che è responsabile della famosa sindrorne del Golfo, la misteriosa patologia che ha colpito alcuni marines al ritono dalla guerra in Medio Oriente. Che cosa
sia, questo squalene, ce lo spiega direttamente Rino Rappuoli, 57 anni, lo scienziato
toscano responsabile Novartis della ricerca sui vaccini, nonché uno dei quattro membri
italiani dell’Accademia delle Scienze americana.
« una sostanza organica naturale - ci dice - che si trova in piante, animali, numerosi cibi ed anche nell’organismo umano. In sostanza è un olio, estratto dal fegato del pescecane. prodotto anche dal nostro fegato, circola nel sangue. Viene usato nell’industria cosmetica e alimentare, ma per l’utilizzo nei vaccini è sottoposto ad ulteriore purificazione. E perché
viene utilizzato nei vaccini? contenuto in dose minima nella sostanza adiuvante, cioè
aggiunta al vaccino per anplificare la risposta immunitaria dell’organismo e ”coprire” anche
contro eventuali mutazioni del virus. E l’adiuvante brevettato da Novartis e presente nel vaccino contro l’influenza A - si chiama MF59 - è stato ampiamente testato».
E infatti l’Agenzia Europea dei Medicinali, l’ Emea, ne ha autorizzato la diffusione. Ma perché negli Stati Uniti non è così? «Il vaccino influenzale adiuvato è stato messo a punto e prodotto in Italia e approvato nel nostro Paese prima che altrove, era il 1997. Negli Stati
Uniti, invece, le prove cliniche per questo vaccino sono state avviate solo nel 2006, per
questo motivo non è ancora stato registrato. Ecco, questo è quanto. Poi ognuno decida se vaccinarsi o no.
(Andrea Scaglia, Libero 04/11/09)