Antonio Salvati, La stampa 2/11/2009, 2 novembre 2009
ARRIVANO LE RUSPE NEL REGNO ABUSIVO DI GOMORRA
cominciata da qualche giorno la guerra dello Stato contro l’abusivismo in Campania. Un’impresa titanica quella delle ruspe scortate dalle forze dell’ordine che opereranno per tutto il mese di novembre nel Casertano e nel Napoletano: trentamila gli edifici che verranno abbattuti, indicati in sentenze passate in giudicato e quindi inappellabili. Diecimila costruzioni fuorilegge sono state individuate solo nell’agro Aversano, la terra controllata dal clan dei Casalesi. Il record poco invidiabile spetta al comune di San Cipriano d’Aversa, poco più di tredicimila abitanti governati da una commissione prefettizia e un territorio di sei chilometri quadrati di superficie. Solo qui si contano 1380 abitazioni da tirare giù, più case abusive in un solo paese che quelle individuate in tutta la Francia.
«Le commissioni prefettizie insediate nel Casertano nei Comuni sciolti per infiltrazioni forniscono dati certi e veritieri. - ha spiegato il prefetto di Caserta, Ezio Monaco - Tra Casal di Principe, San Cipriano e Villa Literno sono cinquemila i manufatti abusivi da abbattere». Spesso si tratta di costruzioni non terminate, di cui esistono gli scheletri, le strutture grezze. «Non sono abitati - ha concluso - ma rappresentano uno scempio e un’offesa al territorio». Una linea del rigore sancita da protocolli operativi stipulati tra la procura Generale della Corte d’Appello di Napoli e la Procura del distretto di Santa Maria Capua Vetere. Le ordinanze della magistratura prevedono l’abbattimento totale del manufatto abusivo, l’acquisizione dell’area sulla quale era stato edificato, l’attivazione delle procedure tendenti al recupero delle spese giudiziarie nei confronti del costruttore condannato con sentenza definita, l’integrale applicazione della normativa in tema di sicurezza nei cantieri ed il recupero dei materiali residuali.
Alla Procura Generale di Napoli è giunto nei giorni scorsi un dossier che elenca quanti bambini e quanti diversamente abili sono presenti nei manufatti che dovranno finire sgretolati. stato il tentativo in extremis di fermare gli interventi, ma non è servito. Saranno i sindaci, come stabilito per legge, a garantire una sistemazione alle fasce deboli. Le ruspe non si fermano davanti a nessuno. Tanto che alcuni proprietari degli immobili da abbattere hanno già fatto richiesta per procedere a proprie spese alla demolizione. Non un gesto di penitenza sia chiaro: si tratta di evitare la perdita della proprietà del terreno dove è stato costruito l’immobile.
Lo Stato infatti, per recuperare le spese di demolizione, confisca il terreno e provvede alla successiva vendita. Il piano d’azione è stato studiato nei minimi dettagli dalle Prefetture per limitare i problemi di ordine pubblico. Carabinieri, polizia, vigili del fuoco, mezzi di soccorso del 118 si danno appuntamento di buon mattino in centri di raccolta per partire alla volta delle aree segnalate per il cemento abusivo. Eppure tanta accortezza spesso non basta: gli interventi della magistratura sono fortemente ostacolati in alcune zone. Come ad Afragola, dove le ditte incaricate per gli abbattimenti si sono trovate di fronte a un cordone di persone a difesa di una palazzina abusiva a due piani. I proprietari abitano in quella struttura dal 1998 e recentemente hanno presentato anche una domanda di condono al Comune.
Due nuclei familiari di otto persone spalleggiati da oltre duecento residenti del quartiere: qualche oggetto viene lanciato verso le forze dell’ordine che reagiscono con una carica. Il bilancio parla di due fermati e qualche ferito tra i manifestanti. Alla fine le ruspe vanno via con la promessa di tornare tra 48 ore. Non ci sarà bisogno: il proprietario ha deciso di provvedere a proprie spese all’abbattimento. Tre condoni edilizi inoltre rendono maggiormente difficile la vita di chi cerca di perseguire gli abusivi: le pratiche accantonate negli Uffici tecnici dei Comuni garantiscono una sorta di salvacondotto, a scadenza, contro l’azione delle pale meccaniche. Perché è vero che gli edifici da abbattere sono trentamila, ma è altrettanto vero che per altri trentamila casi analoghi è intervenuta la prescrizione a revocare l’ordine di demolizione.