Corriere della Sera, 31/10/2009, 31 ottobre 2009
NAPOLI
La diffusione del video sull’ omicidio di Mariano Bacioterracino non ha finora ottenuto gli effetti sperati dagli inquirenti. La Procura di Napoli aveva deciso di rendere pubbliche quelle immagini nella speranza di ottenere qualche segnalazione - anche anonima - per identificare l’ assassino. Ma nonostante il clamore suscitato dal filmato, nessuno si sarebbe finora fatto avanti. Tanto che qualche investigatore avanza l’ ipotesi che l’ assassino possa essere uno straniero, anche se sarebbe un caso molto singolare per un agguato di camorra. Ma il video un risultato potrebbe averlo ottenuto, o almeno ottenerlo presto. Nel rione Sanità, dove l’ 11 maggio scorso avvenne l’ agguato, in molti dicono di aver riconosciuto l’ uomo che nelle immagini si vede appoggiato per pochi secondi al bancone dei gelati all’ esterno del bar e che si allontana poco prima dell’ arrivo del killer. Quell’ uomo è sospettato di essere lo specchiettista, quindi complice nell’ omicidio. Nel rione invece in molti sostengono di conoscerlo e che si tratti di una persona per bene, un operaio comunale che fa anche lavoretti come muratore, che abita nella zona e che sarebbe in procinto di presentarsi agli inquirenti per chiarire la sua posizione. C’ è poi il giallo del secondo video, un breve filmato dell’ agguato che sarebbe stato inviato anonimamente sul telefonino della figlia di Bacioterracino pochi giorni dopo l’ omicidio. La vedova sostiene di aver informato i carabinieri, ma in Procura non ne sanno niente e agli atti non risulterebbe nessuna denuncia. Ieri intanto nuovo agguato a Mugnano. Ucciso Salvatore Caianiello, 65 anni detto «Manomozza», famoso camorrista ma di un’ altra epoca. F.B. RIPRODUZIONE RISERVATA
Come un fermo immagine. L’ uomo con il giubbotto bianco che sbircia l’ orologio e poi si allontana non è un complice «ma una persona di cuore». Si chiama Gennaro, lavora in Comune e ogni tanto fa il muratore. E la donna che prende per la collottola il morto e lo guarda in faccia? Era sua cugina. Anche gli altri, c’ è una ragione per ognuno di loro, per quelli che c’ erano. Gianluca, il contrabbandiere di sigarette che sposta il picchetto senza fare una piega è sempre al suo posto, sembra non si sia mai mosso. Alla cassa, oggi come allora, c’ è Nando Bustelli, dietro il bancone i suoi cugini. Il quadro che illustra la morte in diretta di Mariano Bacioterracino si ricompone perfettamente. A vederlo da vicino, a esserci dentro, si riempie di dettagli forniti con generosità, anche di personaggi rimasti fuori dal filmato. L’ Antica caffetteria dei vergini è un locale ad una sola luce, stretto e profondo. Quattro stanze una in fila all’ altra. La prima è il bar. Le altre, un tempo adibite a laboratorio di pasticceria, sono state riconvertite in sale da videogioco e postazioni Internet. Lo spazio è poco, anche la postazione del proprietario è sommersa da pile di biglietti della lotteria, gratta e vinci, ricevute della ricarica dei telefonini. «Sono diplomato geometra e incensurato». Bustelli definisce necessaria la sua premessa: «Per sfuggire al luogo comune su chi è nato nel rione Sanità. E aggiungo poi che non è come dite voi dei giornali. Non c’ è indifferenza. Si tratta di abitudine. Noi siamo solo colpevoli di vivere in un posto terribile». Un altro scuorno, dice. Questa fama improvvisa del suo locale è un ulteriore motivo di vergogna. Gli astanti annuiscono. cambiato poco da quell’ 11 maggio. Il signor Nello Aprea dice che in questo quartiere siamo tutti spettatori di eventuali guerre. un distinto settantenne con maglione e cache-col che ogni giorno ringrazia Dio, per avergli fatto la grazia di due figli affatto interessati a continuare l’ attività dell’ omonimo negozio di giocattoli, costretto quindi a chiudere dopo cent’ anni di attività. «Dolore? Macché. Qui c’ è solo una cosa da fare. Andarsene». La commiserazione di se stessi appartiene agli adulti. Tra i ragazzi che nelle sale interne giocano al poker texano su Internet scorre un ribellismo indistinto sicuramente più genuino. «Facile parlare, a quelli che tengono la scorta. Venissero qui a farlo. La polizia non lavora e poi mette la taglia per far parlare gli infami, quelli che non valgono niente». Alcuni indossano bomber con collo di pelliccia, anche se oggi fa caldo. Quasi tutti osservano la scena attraverso occhialoni neri, non importa se la sala è buia. «Lo devono trovare loro, l’ assassino. Sono pagati apposta per farlo». La paura si misura in modi diversi. C’ è la calma rassegnata dei grandi, e gli sguardi carichi di indistinto disprezzo dei giovani. Tutti hanno un pezzo di verità da consegnare. Ad esempio la descrizione dell’ assassino è pressoché unanime, un immigrato marocchino o tunisino. Ma nessuno si fida dello Stato come eventuale interlocutore. «Con gli sbirri non si parla» tagliano corto i ragazzi. Fuori c’ è un altro consueto spettacolo di questa Napoli immutabile e immota, ed è la bellezza decadente del rione Sanità. Le bancarelle sul marciapiede, i motorini che sfrecciano nel traffico perennemente congestionato - dalle 13 alle 14 se ne contano 58, solo due hanno guidatori e muniti di casco -, i panni stesi alle finestre, la sensazione che tutti si conoscano. Nel 2000, dice Aprea, hanno rifatto la facciata dei palazzi e la pavimentazione della strada. Poi si sono dimenticati del resto, come capita spesso in questa città. Ai tempi della festa del Monacone, quando venivano Pippo Baudo e Domenico Modugno, via dei Vergini era conosciuta come la strada delle quattro chiese, a ognuna di esse corrispondeva una diversa confraternita. Adesso il portone della chiesa di fronte all’ Antica Caffetteria è completamente ostruito da cassette di frutta vuote e cumuli di ortaggi marci. Appiccicati ai muri ci sono i volantini degli Indultati senza lavoro («La lotta continua») e quelli di un’ altra associazione di disoccupati che dice «no alla militarizzazione del quartiere». La festa del Monacone, il soprannome dato a san Vincenzo dalla gente del rione, è tanto che non la fanno più. L’ ultima volta che hanno provato a riportarla in vita, era il settembre 2000, il Comune negò l’ autorizzazione per paura di infiltrazioni camorristiche, e furono cassonetti in fiamme, lacrimogeni e bombe molotov. A cento metri dall’ Antica Caffetteria dei Vergini c’ è la casa di via Antesecula dove è nato Antonio De Curtis, Totò. E niente, ma proprio niente, a ricordarlo. L’ enormità suggerita da quel video è tale solo per chi viene da fuori. Qui è tutto archiviato, passato in cavalleria come un incidente increscioso e inevitabile. La signora Antonietta, che dalle 9 alle 20 siede su una panchina davanti al bar, si spazientisce: « passato tanto tempo da quel pomeriggio, che senso ha tornarci sopra?». Gianluca, il contrabbandiere che assicura di trattare solo sigarette dell’ Est, è arrabbiato con tutti per l’ improvvisa notorietà. Ce l’ ha con Saviano, «che ha la scorta e quindi parla», ma al tempo stesso è preoccupato, «qualcuno magari pensa che ho visto qualcosa». La casa della vittima è al primo piano di un vecchio palazzo appena dietro l’ Antica Caffetteria. Ad aprire la porta c’ è A., l’ ultima delle figlie di Mariano Bacioterracino. Una bella ragazza dai capelli corvini, con addosso una rassegnazione che a soli 13 anni sembra già l’ annuncio di una sconfitta. «Mio padre - dice - ha fatto una brutta vita, ma adesso tutti fanno finta di non conoscerlo. Non mi sembra giusto. Comunque, è toccata a lui. Sono cose che succedono». Marco Imarisio RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso L’ agguato Lo scorso 11 maggio un killer armato di pistola uccide, davanti a un bar del rione Sanità a Napoli, Mariano Bacioterracino, 53 anni, in passato coinvolto nel sequestro di Guido De Martino, figlio del leader psi Francesco Il video La Procura, dopo 5 mesi senza risultati, decide di diffondere il video dell’ esecuzione ripreso dalle telecamere a circuito chiuso del bar
Imarisio Marco
L’ Antica Caffetteria dei Vergini è un bar del rione Sanità. Entrando, sulla destra c’ è il bancone con la macchina del caffè, a sinistra quello dei gelati. In fondo quattro videopoker. Il locale ha due telecamere. Una è interna, puntata sulle macchinette, l’ altra è fuori, e riprende l’ ingresso. Ogni giorno quelle telecamere catturano e registrano normali scene di vita, ma hanno ripreso anche un omicidio. Molto chiaramente. Si vede la vittima che fuma la sua ultima sigaretta, il complice del killer - in gergo lo specchiettista - che si allontana poco prima che l’ altro entri in scena, si vedono il killer e la sua calma nell’ ammazzare un uomo sparandogli alla nuca, si vedono tutti i testimoni: la loro paura, la loro indifferenza, la loro fuga. Una tragedia che rischia di essere anch’ essa una normale scena di vita napoletana. Non è la prima volta che un omicidio viene ripreso in diretta. Successe nel giugno scorso in altri vicoli, quelli della Pignasecca, quando fu colpito per errore un giovane musicista rumeno, Petru Birladeanu. Le telecamere della stazione di una ferrovia locale ripresero la sua agonia, la disperazione della moglie, l’ indifferenza di chi scavalcava il corpo per andare a prendere il treno. Stavolta la vittima non è casuale. Si chiamava Mariano Bacioterracino e aveva 53 anni. Nel 1977 fu tra i sequestratori di Guido De Martino, figlio dello storico esponente socialista Francesco De Martino; due anni prima aveva partecipato all’ omicidio del boss di Afragola Gennaro Moccia. Con gli anni si era specializzato in rapine alle banche arrivando e scappando attraverso le fogne. stato ammazzato alle quattro meno dieci del pomeriggio dell’ 11 maggio scorso, e le indagini fino a oggi non sono riuscite a identificare né il killer né il suo complice. Perciò la Procura ha deciso di rendere pubblico il video. Ieri il Mattino ha anticipato la notizia e poi anche le immagini sul proprio sito Internet. Bacioterracino è ripreso mentre entra con un casco in mano, lo poggia da qualche parte come se nel bar fosse di casa, quindi esce. Nel locale ci sono un tizio che gioca, un papà che compra il gelato alla sua bambina, un ragazzo e una ragazza. Poi arriva una donna con due buste della spesa, altre due si fermano a scegliere i gelati e un’ altra acquista un gratta e vinci. Fuori Bacioterracino è appoggiato sul lato destro dell’ ingresso e sta fumando. Arriva un tizio in camicia chiara, jeans e sneaker. Si appoggia dall’ altro lato, al frigo dei gelati Motta. Si guarda intorno, guarda una ragazza che passa, guarda l’ ora. E se ne va. Si trattiene solo 49 secondi. Un minuto dopo compare il killer: jeans e sneaker pure lui, giubbotto blu, cappellino con la visiera un po’ abbassata sul viso. Entra nel bar passando accanto alla donna che ha comprato il biglietto e in strada sta vedendo se ha vinto, arriva fino in fondo, si guarda intorno, esce. Sulla soglia tira fuori dalla tasca destra la pistola. Spara e colpisce alla spalla sinistra Becioterracino, che cade a faccia in giù. Il killer gli avvicina l’ arma alla nuca e spara un’ altra volta. Contemporaneamente con la mano sinistra pare faccia il segno delle corna: forse è uno sfregio, forse è superstizioso, forse stende soltanto le dita in un riflesso condizionato. La donna che grattava il biglietto si è allontanata senza girarsi e senza correre quando ha sentito la prima esplosione. Anche il killer si allontana con calma, ancora con la pistola in mano. A questo punto si vede il venditore di sigarette di contrabbando che smonta in un attimo la bancarella e sparisce. Subito dopo compare il papà che aveva comprato il gelato alla figlia. Ora la tiene in braccio e scappa anche lui. A terra Bacioterracino muove due dita, pollice e indice della mano destra. Poi più niente. Il filmato diffuso dalla Procura dura ancora tre minuti. Ecco due che erano nel bar uscire e scappare, il venditore di sigarette che torna a recuperare la cassetta che gli faceva da espositore. Al corpo non si avvicina nessuno per un minuto e mezzo. Poi una donna lo solleva un po’ afferrando il collo della camicia e scoprendo la chiazza di sangue, quindi scavalca il cadavere per vedergli meglio il viso e si allontana. Altri passano, guardano e proseguono. Fino alla fine del filmato nessuno più si ferma a vedere se per caso quel tizio respira ancora. Fulvio Bufi RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Sequenza Le telecamere riprendono la scena: un uomo che fuma la sua ultima sigaretta davanti a un bar, l’ assassino che gli spara e scappa e, tutt’ attorno, gente che si allontana senza provare a capire se l’ uomo a terra è ancora vivo. Una donna lo scavalca e tira dritto La vittima e il sequestro La vittima nel ’ 77 fu tra i sequestratori di Guido De Martino (a fianco il processo)
Bufi Fulvio