Barbara Romano, Libero, 2/11/2009, 2 novembre 2009
«MI SONO SPOSATO VERGINE MA PERDONO LE SECONDE NOZZE»
[...] Autore di epiche gaffe fin dai tempi in ci era assessore a Milano, Lui è anche nel Pdl il più grande collezionista di amicizie trasversali. Il marchio di ciellino doc gli ha conferito il carisma dell’ubiquità. Chiusa la settimana parlamentare, giovedì sera si è catapultato nella Grande Mela a correre la sua quinta maratona a stelle e strisce. [...]
Vero che Monsignor Rino Fisichella le ha organizzato una festa a sorpresa all’Università Lateranense?
Sì.
Come le venne in mente di rivolgere una domanda a Sua Maestà quando era tassativamente vietato dal protocollo?
«Fu lei a farmi per prima una domanda chiedendomi cosa facessi. E io, per spiegarle che ero assessore all’Urbanistica, le chiesi: "Do you like Piazza Scala?", perché erala prima cosa che avevo fatto risistemare non appena entrato in giunta. Ci fu il panico».
E la regina?
«Rispose: "Yes". E io, nel mio perfetto inglese: "I do it". Tutti a ridere, ma mi volevano uccidere».
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Lei fa proseliti, aveva già convertito Magdi Allam
«Sono stato solo il suo padrino.Non siamo che strumenti, non abbiamo questa presunzione».
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Il primo ruolo politico vero?
«Nel ”93, quando la furia ideologica di Tangentopoli si era abbattuta su Milano spazzando via un’intera classe dirigente, compresi i miei amici Antonio Intiglietta, vicesindaco, e Antonio Simone, assessore alla Regione. Si andò alle elezioni anticipate e la Dc decise che nessuno della vecchia guardia poteva ricandidarsi. Quindi, tra amici dissi: ”Vabé, ci vado io».
Lupi: l’ultimo dei moicani scudocrociati.
«Sì, fui l’ultimo democristiano eletto a Milano».
Ricorda il suo primo amore?
«Come no. Ci fidanzammo in terza media e durò fino al primo liceo. ”Ditemi chi non si è mai innamorato di quella del primo banco...”: lo dice pure Venditti».
La sua prima volta?
«Con mia moglie quando ci siamo sposati».
Ovviamente. Quindi non si è dovuto confessare.
«Mi confesso spesso per tante cose, non per quello».
Ogni quanto si confessa?
«Una volta ogni mese e mezzo-due mesi».
Ogni quanto va a messa?
«Quasi tutte le mattine, alle 8,30, alla cappella della Camera. E ogni martedì facciamo la scuola di comunità, cioè degli incontri ispirati al carisma di Cl in cui parliamo del senso del nostro impegno in politica».
Dicono che lei sta sempre dappertutto ma arriva a ogni riunione dieci minuti prima della fine.
«Pensavo fosse il ritratto di Luigi Casero».
[...]
Se per questo, lei organizzò anche la prima trasferta a Roma degli assessori milanesi di Forza Italia promossi da Berlusconi in Parlamento nel 2001. Ma come le venne in mente di prenotare un albergo a ore?
«Mi ero fidato dei vecchi colleghi approdati prima di noi a Montecitorio, dimenticando che molti di loro erano braccini corti. Quando io, Antonio Verro e Casero arrivammo in quell’albergo che neanche il taxi riusciva a trovare, fiutammo la situazione e scappammo all’Hotel Parco dei Principi. Ci mancava solo il ciellino in un albergo a ore nella prima notte da parlamentare. Altro che escort».
I pellegrinaggi li fa scalzo o in ginocchio sui ceci?
«Nudo e mi frusto».
A 50 anni suonati fa ancora la maratona di New York?
«Quest’anno porto con me 14 parlamentari della Nazionale di maratona del Parlamento che hanno accettato di correre per la prima volta come grande gesto di solidarietà: abbiamo adottato una fondazione abruzzese di bambini autistici che ha visto distrutta la sede dal terremoto dell’Aquila, nel quale è anche morto un educatore».
[...]
Risale al 2 novembre 1999 la sua prima maratona, che lei la affrontò senza aver mai corso prima, nel freddo polare di New York. Un pazzo.
«Sì, ma nonostante tutto, feci 4 ore e 53 minuti. E l’anno scorso ho impiegato 3 ore e 53».
L’ex assessore Sergio Scalpelli racconta che, per proteggersi dal freddo, lei si cosparse il corpo di vaselina, dimenticando però il barattolo aperto in albergo…
«Esatto. E siccome, per risparmiare, io e Scalpelli avevamo preso una stanza doppia, i camerieri pensarono che tra noi ci fosse una relazione. Infatti, rifecero solo il letto a due piazze in cui dormiva Sergio, e non quello singolo in cui dormivo io, rimboccando le copertine e mettendo due fiori, uno su ogni cuscino».