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 2009  novembre 02 Lunedì calendario

è morta Alda Merini - Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti

è morta Alda Merini - Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti. Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi. DA REPUBBLICA.IT "Napolitano: Si è spenta una voce limpida e ispirata" La scomparsa di un poeta è difficilmente oggetto di un interesse diffuso, nella società d’oggi. Così come lo è in genere, purtroppo, la sua opera. Alda Merini costituisce un’evidente eccezione, perché proprio in questi ultimi vent’anni, in tempi di ben poca presenza pubblica del poeta e della poesia, aveva saputo oltrepassare i confini del semianonimato per imporsi quasi come una star. Lo aveva fatto utilizzando in modo abilissimo il mezzo televisivo (e poi non solo quello, ovviamente), che le aveva consentito di esprimere un personaggio - se stessa - in grado di coincidere quasi perfettamente con l’idea che in genere la gente ha del poeta: bizzarro e maledetto, insolito e sfortunato, estroso ai limiti della follia (e nel suo caso anche dentro la follia), ispirato e estraneo alle convenzioni. Alda Merini era un poeta già presente da ragazza in quella che era allora una vera società letteraria: era entrata infatti in un’antologia generazionale (Quarta generazione, del ”54) ancora giovanissima. Poi un periodo di oblìo molto lungo, quindi il successo. Che fosse una poetessa vera non c’è dubbio, ma di una specie particolare. E cioè, indisciplinata negli esiti, dove sapeva colpire con improvvise immagini vibranti e forti accensioni suggestive, ma dove anche poteva concedersi, più o meno consapevolmente, soluzioni piuttosto facili e di non meno facile ascolto. La sua scomparsa è dolorosa, come dolorosa e travagliata è stata la sua esistenza. Speriamo che l’attenzione che è stata capace di suscitare si possa ora anche rivolgere a quanto di importante e spesso messo in ombra sa realizzare la nostra poesia contemporanea. Così Alda Merini ha spiegato al nostro Antonio Gnoli l’uscita dalla malattia, in un’intervista a Repubblica : "Per me guarire è stato un modo di liberarmi del passato. Tutto è accaduto in fretta. L’ultima volta che sono stata all’Istituto che mi aveva in cura per depressione mi è accaduta una cosa che non avevo mai provato. Una mattina mi sono svegliata e ho detto: che ci faccio io qui? Così è davvero ricominciata la mia vita. Ho ripreso a scrivere e ho perfino trovato quel successo che non avrei mai pensato di ottenere". Sul successo Alda ride con voce roca e lenta e poi aggiunge: "Il successo è come l’acqua di Lourdes, un miracolo. La gente applaude, osanna e ti chiedi: ma cosa ho fatto per meritare tutto questo? Penso che la folla, anche piccola, che ti ama ti aiuta a vivere. In fondo un poeta ha anche qualcosa di istrionico e di folle. Per questo il manicomio è stato per me il grande poema di amore e di morte. Ma anche questo luogo oggi è distante. Mi capita a volte di rivederlo in sogno. Io sogno tantissimo. E tra i sogni ne ricorre uno: sono dentro a un luogo chiuso, e io che cerco le chiavi per uscire. Forse sono mentalmente ancora in quel luogo che mi ha ucciso e mi ha fatto rinascere. Mi sento una donna che desidera ancora. Oggi per esempio vorrei che qualcuno mi andasse a comprare le sigarette. Non ho mai smesso di fumare, né di sperare". Fin dai primi anni del suo lavoro poetico, conobbe e frequentò maestri come Quasimodo, Montale e Manganelli che la sostennero e promossero la pubblicazione di sue opere. Dopo "La presenza di Orfeo" (e alcune poesie singole pubblicate in diverse antologie), escono "Nozze romane" e "Paura di Dio". La Merini, nel frattempo si era sposata con Ettore Carniti (1953) e aveva avuto la sua prima figlia Emanuela. Al pediatra della bambina aveva dedicato la raccolta "Tu sei Pietro" (1061). Comincia qui un altro periodo difficile costellato di ricoveri dolorisissimi e di ritorni a casa sempre difficili ma anche allietati dalla nascita di altri tre figli. Con un lungo periodo al "Paolo Pini". Dal 1972 al 1979 la situazione, a poco a poco migliora e la poetessa torna a scrivere. E, con grande coraggio, racconta in poesia e prosa la sua esperienza ("La Terra Santa"). Rimasta vedova nel 1981, si risposerà con il poeta Michele Pierri (1983) e con lui andrà a vivere a Taranto e ancora incontrerà i fantasmi della sua mente. Nel 1986 tornò a Milano dove ha sempre vissuto fino alla morte. E di questo ultimo ventennio sono la maggior parte delle sue opere più note: "La vita facile", "La vita felice", "L’altra verità. Diario di una diversa", ""le parole di Alda Merini", "Folle, folle, folle d’amore per te", "Nel cerchio di un pensiero", "Le briglie d’oro" e tante altre. Compreso "Superba è la notte" un tentativo di Einaudi di sistemare le poesie scritte tra il 1996 e il 1999. Sul suo sito, accanto alla foto con i capelli scarmigliati, lo sguardo profondo e l’immancabile sigaretta in mano, tre versi: "(Sono una piccola ape furibonda.) Mi piace cambiare colore. Mi piace cambiare di misura". I frati francescani di Assisi, raggiunti dalla notizia, si sono riuniti in preghiera: "La comunità francescana del Sacro convento di Assisi affida al Signore l’ anima della poetessa Alda Merini e partecipa al dolore di chi sta soffrendo per la sua perdita". Lo ha detto il custode del Sacro convento, padre Giuseppe Piemontese. Tra la Merini e i francescani, infatti, c’era un rapporto particolare che, in qualche modo, faceva parte del suo più recente modo di essere con quella sua straordinaria apertura al mondo più semplice e alle altre arti meno "colte". Circa due anni fa, infatti, nella Basilica superiore, si tenne un concerto di Lucio Dalla ispirato ai versi di Alda Merini. Lei ne era orgogliosa e i francescani si erano innamorati di questa donna e del suo modo scontroso ma dolcissimo di esistere.