Marco Sodano, La Stampa 31/10/2009, 31 ottobre 2009
«La crisi? Non spaventa Regioni Province e Comuni, a quanto pare. A fine giugno - dice il supplemento al Bollettino economico della Banca d’Italia dedicato alla finanza degli enti locali - ben 519 istituzioni avevano stipulato contratti di questo tipo, il 9,5% in più di un anno fa
«La crisi? Non spaventa Regioni Province e Comuni, a quanto pare. A fine giugno - dice il supplemento al Bollettino economico della Banca d’Italia dedicato alla finanza degli enti locali - ben 519 istituzioni avevano stipulato contratti di questo tipo, il 9,5% in più di un anno fa. Attenzione: la Banca centrale prende in considerazione solo i contratti da 30 mila euro in su. Meglio di prima, quando il limite era a 75 mila, ma non è comunque tutto. Accade per effetto del cambiamento della soglia minima che rende obbligatoria la comunicazione del rapporto alla Centrale Rischi gestita dalla Banca d’Italia, deciso a fine 2008. una carambola pericolosa, che di solito si intraprende nella speranza di pagare meno interessi sui prestiti. Oggi come oggi è cosi: gli interessi sono legati all’Euribor, che sta aggiornando continuamente il suo minimo (in un anno ha perso circa tre punti). Peccato che il tasso Irs - a lungo periodo - che determina il costo di chiusura del contratto sia invece in salita. L’aumento di un punto base dei tassi di riferimento su un prestito a vent’anni, tanto per fare un esempio, a scadenza può trasformarsi in un aggravio dei costi tra il 15 e 20%. Una legnata tra capo e collo che si concretizzerà, tra l’altro, quando gli amministratori locali che hanno sottoscritto il contratto oggi saranno da tempo in pensione»