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 2009  ottobre 31 Sabato calendario

«Crescete e moltiplicatevi», ordina il Signore Iddio nella Bibbia, e i discendenti di Adamo ed Eva hanno obbedito con ostinata determinazione: eravamo 50 milioni al tempo dell´Impero Romano, un miliardo nel 1800, 2 miliardi e mezzo nel 1950, oggi siamo quasi 7 miliardi e saremo 9 miliardi nel 2050

«Crescete e moltiplicatevi», ordina il Signore Iddio nella Bibbia, e i discendenti di Adamo ed Eva hanno obbedito con ostinata determinazione: eravamo 50 milioni al tempo dell´Impero Romano, un miliardo nel 1800, 2 miliardi e mezzo nel 1950, oggi siamo quasi 7 miliardi e saremo 9 miliardi nel 2050. Eppure questa corsa alla sovrappopolazione, durata venti secoli, sembra sul punto di arrestarsi. Il tasso demografico del pianeta è in calo costante: dopo essere scesa nel mondo industrializzato, la natalità diminuisce anche nei paesi in via di sviluppo che cominciano a conoscere un minimo di benessere grazie alle trasformazioni economiche portate dalla globalizzazione. Il tasso di fertilità globale, che negli anni ”50 era 5-6 figli a coppia, è già sceso per metà del pianeta a 2,1 o meno, il livello consistente con una popolazione stabile, ovvero con una crescita zero. Per questo gli esperti lo chiamano anche «tasso di sostituzione»: due figli ogni due genitori, due nuovi terrestri al posto di due destinati a essere rimpiazzati. Tra il 2020 e il 2050, prevedono gli specialisti della materia, il tasso di natalità mondiale scenderà sotto il «tasso di sostituzione», interrompendo il prodigioso aumento della popolazione terrestre, che raggiungerà il suo picco appunto a quota 9 miliardi di persone e da quel momento smetterà di crescere, cominciando piuttosto a decrescere. Il mondo, che secondo gli scenari più pessimistici rischiava di esplodere sotto la spinta di una inarrestabile bolla demografica, divorando più risorse di quelle disponibili, si salverà da solo. A fotografare un fenomeno che solo recentemente si è delineato sotto gli occhi degli studiosi è l´Economist, il settimanale britannico (perché nato a Londra e perché ha qui la sua redazione centrale) che è stato a sua volta cambiato dalla globalizzazione, moltiplicando le copie (oggi sono un milione e mezzo) e vendendole in tutti i continenti (soltanto il 20 per cento della tiratura è distribuito nel Regno Unito). Il sorridente neonato che precipita in copertina, sotto il titolo «Falling fertility» (Fertilità in caduta), simboleggia la rivoluzione della nascite. L´Occidente ricco e sviluppato è stato il primo a rallentare il tasso demografico, ma adesso la stessa cosa sta accadendo in paesi emergenti come il Brasile, l´Indonesia, parti dell´India (oltre che naturalmente in Cina, dove è vietato avere più di un figlio a coppia). E mentre la transizione da cinque a due figli a coppia ha impiegato 130 anni, dal 1800 al 1930, a manifestarsi in Gran Bretagna, culla della rivoluzione industriale, in Corea del Sud sono bastati vent´anni, dal 1965 al 1985. Se in Europa e negli Stati Uniti la media è di due figli (o meno) a famiglia, oggi le donne del Terzo Mondo possono aspettarsi di averne tre: le loro madri ne avevano sei. In alcuni paesi la caduta del tasso di natalità è ancora più repentina: l´Iran è passato da sette figli a coppia nel 1984 a 1,9 nel 2006, e ad appena 1,5 a Teheran. Il cambiamento che qualche mese fa si coglieva nelle manifestazioni di protesta nelle strade della capitale iraniana si intravede anche nelle culle. Il motivo è lo stesso che ha fatto calare il tasso demografico nell´Occidente industrializzato, scrive l´Economist: «Quando la gente diventa più ricca, le famiglie diventano più piccole; e man mano che le famiglie diventano più piccole, la gente diventa più ricca». L´agricoltura della mera sussistenza, che era fino a un decennio fa la principale fonte di guadagno della popolazione del Terzo Mondo, e dunque della maggior parte della popolazione mondiale, aveva bisogno di famiglie numerose per tirare avanti: quei sei figli a coppia servivano per aiutare i genitori nei campi. Ma per le nuovi classi medie della Cina, dell´India, del Brasile, un figlio può essere una gioia, un problema, un caso fortuito, comunque non un´assicurazione sulla vita, non un aiuto per sopravvivere. Gli analisti di macroeconomia hanno individuato il momento in cui la situazione cambia: la natalità comincia a scendere, dicono, quando il reddito annuale pro-capite sale da poche decine o centinaia di dollari fino a 1.000-2.000 a persona; e scende fino al «tasso di sostituzione», due figli per famiglia, quando il reddito sale a 4-10 mila dollari l´anno pro-capite.  dunque il più diffuso benessere introdotto dalla globalizzazione la ragione per cui dai soli 24 paesi che avevano un tasso di natalità del 2,1 per cento nel 1970 si è passati in quattro decenni a oltre 70, distribuiti in ogni continente, anche in Africa. Il minor numero di figli per coppia fotografa il passaggio dalla povertà alla classe media, da una società agricola a una moderna e complessa. Tanti fattori accompagnano questa transizione: un maggior grado di istruzione media; un maggior uso di contraccettivi (uno studio calcola che negli anni ”90 un quarto delle nascite nei paesi in via di sviluppo fossero gravidanze indesiderate); e per l´appunto maggiore benessere. «Ecco come il problema della sovrappopolazione mondiale si risolve da solo», titola l´Economist, ma con un ammonimento: il calo delle nascite non basterà, di per sé, a curare il pianeta da altri problemi, come il cambiamento climatico e la necessità di risorse sostenibili. Occorre che i paesi poveri, sulla strada del benessere e del «tasso di sostituzione», non imitino nella loro crescita economica i paesi ricchi dell´Occidente. Oggi i più poveri africani producono 0,1 tonnellata di CO2 a testa all´anno, in confronto alle 20 tonnellate a testa di ogni americano: se copiano il consumo e l´inquinamento del mondo industrializzato, le conseguenze per il pianeta saranno disastrose. Se è vero che il mondo sta salvando se stesso con una rallentata crescita demografica, bisogna perciò che gli esseri umani gli diano una mano, con accordi di governo e tecnologie, per rallentare anche effetto serra e spreco di risorse. Come che sia, siamo cresciuti e ci siamo moltiplicati abbastanza: ora è venuta l´ora di fermarci.