Enrico Franceschini, la Repubblica 31/10/2009, 31 ottobre 2009
ISLANDA IN CRISI E MCDONALD’S CHIUDE TUTTO
Che cosa hanno in comune l´Islanda, l´Albania, l´Armenia e la Bosnia? Poco o niente, verrebbe la tentazione di dire. E invece una cosa in comune ce l´hanno: sono gli unici paesi d´Europa senza nemmeno un ristorante McDonald´s. La differenza è che Albania, Armenia e Bosnia non ne hanno mai avuto uno, mentre l´Islanda ne aveva tre, non pochissimi per un paese grande un terzo dell´Italia ma con appena 300 mila abitanti. Questa settimana, tuttavia, la multinazionale degli hamburger ha annunciato la chiusura dei suoi tre ristoranti islandesi e come se non bastasse ha aggiunto che non ha intenzione, almeno nel breve e medio termine, di tornare sull´isola del nord Atlantico. La notizia è finita in prima pagina sul Financial Times come un ulteriore segnale che l´Islanda sta scivolando ai margini dell´economia globale. Fino all´inizio del terremoto finanziario che ha spinto il mondo in recessione un anno e mezzo fa, Reykjavik era la capitale di un´isola felice, una delle nazioni con il più alto reddito pro-capite del pianeta, risultato di due decenni di boom, investimenti e riforme economiche: ma la crisi ha innescato il collasso del sistema finanziario locale e il risultato è stato catastrofico per l´Islanda, che ora bussa alla porta dell´Unione Europea, da cui prima voleva stare orgogliosamente alla larga, nella speranza di essere ammessa e godere di aiuti e protezione da Bruxelles. L´inflazione galoppante ha convinto la McDonald´s ad andarsene: il prezzo di un hamburger aveva ormai superato quello della polpetta finora più costosa della terra, cucinata in Svizzera (5 dollari e 75 cents), secondo il Big Mac Index.