Luca Lippera, il Messaggero, 31/10/2009, 31 ottobre 2009
«ERA SEDUTO VICINO A ME, DOPO LA NOTTE IN CASERMA NON AVEVA NE’ LIVIDI NE’ TUMEFAZIONI SULLA FACCIA»
L’avvocato Giorgio Rocca?
«Sono io».
stato lei il difensore d’ufficio di Stefano Cucchi la mattina del 16 ottobre in Tribunale a piazzale Clodio?
« così. Sono ”subentrato” in aula al collega di turno che non poteva essere presente».
Dove si trovava Cucchi?
«Seduto accanto a me».
Come stava?
«Era agitato. Si è presentato come tossicodipendente e questo mi ha un po’ condizionato».
Perché?
«Mi sono chiesto come stesse. Era magrissimo. Cosicché il viso, rispetto al corpo, sembrava un po’ più gonfio. Ma non posso dire che fosse livido».
Aveva addosso segni di violenza?
«No. Non ne ho visti».
Ma lei gli ha chiesto se aveva subito qualcosa?
«Certo. mio dovere».
E lui?
«Ha detto di no. Certo: vai a sapere. Però una cosa posso dirla con certezza...».
Cioè?
«Le foto di Cucchi dopo la morte non corrispondono assolutamente a ciò che abbiamo visto noi quel giorno. Quando Cucchi è passato in aula a piazzale Clodio, attorno a mezzogiorno del sedici ottobre, non aveva affatto quell’aspetto».
vero che è stato visitato da un medico del Tribunale?
«Non mi risulta. Il Pm, vedendolo un po’ così, avendo appreso proprio da lui che prendeva il metadone, gli ha solo detto di farsi vedere».
Chi era il pubblico ministero?
«Il dottor Di Salvo».
E il giudice?
«La dottoressa Maria Inzitari».
Hanno chiesto qualcosa a Cucchi?
«Gli hanno domandato come stava o se si sentiva male».
Quale è stata la risposta?
«No».
Il giudice Inzitari lo ha veduto in faccia?
«Certo. L’abbiamo visto tutti benissimo».
Avvocato Rocca, quanti anni ha?
«Trentasei».
Da quando fa il legale?
«Dal 2005».
In coscienza: quel giorno ha avuto l’impressione che Cucchi avesse subito un pestaggio?
«Direi di no. Posso pensare, ma è un’opinione, che abbia preso qualche schiaffo. Se però devo basarmi dai segni reali, la risposta è diversa. Per essere franchi: non aveva né ”bozzi” né lividi. Non in quel momento».
Ma gli occhi?
«Non c’erano tumefazioni. Aveva ombre un più scure nell’area delle occhiaie. Ma mi sono sembrate solo questo: ombre».
Chi altro c’era in aula?
«Il padre di Cucchi. Prima stava fuori. Poi è entrato».
Sono riusciti a parlarsi?
«Sì, sì... Ma non so cosa si siano detti perché si sono scambiati qualche parola all’orecchio. Capita. normale. Posso dire una cosa?».
L’abbiamo chiamata per questo.
«Cucchi era molto agitato con i carabinieri. Gli ha indirizzato più volte parole pesanti. Ho dovuto dirgli di stare calmo e tranquillo. Con gli arrestati succede piuttosto spesso».
Stefano Cucchi ha chiesto aiuto denunciando una violenza?
«Non a me e non ai presenti».
Aveva le manette?
«No. entrato in aula con le mani libere».
Sul reato? Cosa ha detto?
«Che era tossicodipendente».
Ma perché il giudice l’ha mandato in carcere?
«Perché aveva precedenti e perché gli è stato contestato lo spaccio».
A che ora è stato portato via?
«Attorno all’una circa».
Diretto dove?
«Al carcere di Regina Coeli».
Camminava da solo?
«Direi di sì. Se avesse avuto le vertebre rotte, penso che si sarebbe intuito qualcosa».
RIPRODUZIONE RISERVATA