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 2009  ottobre 31 Sabato calendario

DEBITI, BANCHE E CASO OPEL. E L’FBI AIUTO’ L’OLIGARCA RUSSO


 probabilmente il più ricco e il più potente degli imprendi­tori nati nella Russia del dopo Urss; fa affari con le principali banche del mondo ed è nella cordata che ha rile­vato la Opel dalla General Motors. Ma per entrare negli Stati Uniti, Oleg Deripaska ha bisogno di un aiu­to particolare: quello dell’Fbi che re­centemente gli ha consentito di var­care la frontiera Usa un paio di volte per ascoltarlo nell’ambito di alcune indagini federali. Questo almeno è quanto viene raccontato dal Wall Street Journal che ha avuto la noti­zia da fonti riservate dell’ammini­strazione.

A Deripaska, infatti, il visto ameri­cano è stato ritirato da tempo dal Di­partimento di Stato, per i sospetti sulla sua attività «imprenditoriale» negli anni Novanta. E la possibilità di entrare negli Stati Uniti è servita al giovane oligarca russo per fare una puntatina a Detroit, principale centro dei suoi interessi americani.

Ma chi è Oleg Deripaska, che, no­nostante la crisi, avrebbe scalzato Roman Abramovich dalla lista dei russi più ricchi? Appena quarantu­nenne, è conosciuto come il re del­l’alluminio, proprio perché in que­sto business ha fatto i suoi primi sol­di negli anni ruggenti della presiden­za Eltsin. Come, non è chiaro, anche se una causa in corso presso un tri­bunale britannico potrebbe gettare un po’ di luce su quel periodo. Deri­paska è infatti stato citato da un al­tro russo, Mikhail Chyornyj il quale sostiene che in quel periodo era suo socio e che Oleg gli deve ancora il 20 per cento della RusAl, la più impor­tante holding russa dell’alluminio. La linea difensiva presentata dagli avvocati di Deripaska è già illumi­nante di per sé: Chyornyj non era un socio, ma semplicemente colui al quale Deripaska si era rivolto per ot­tenere «protezione» in quel perio­do. Ed evidentemente la cosa aveva funzionato, tanto che l’oligarca ha ammesso che nel 2001 incontrò Chyornyj (che da tempo vive al sicu­ro in Israele) in un albergo di Lon­dra e gli liquidò 250 milioni di dolla­ri per i servigi resi.

Impadronitosi di numerose azien­de dell’alluminio, Deripaska in que­sti anni si è «allargato», conquistan­do anche ottime entrature al Cremli­no, inizialmente grazie al matrimo­nio con la figlia del capo dell’ammi­nistrazione ai tempi di Eltsin. Ora è legatissimo a Putin e il suo impero spazia dalle assicurazioni (Ingosstra­ch) alle auto (Gaz), agli aerei (Aviakor). L’ultima grossa acquisi­zione in Russia è stata quella della compagnia petrolifera Rusneft nel 2007 che ha suscitato parecchie per­plessità. Il vecchio proprietario, Mikhail Gutseriyev denunciò pres­sioni fortissime per vendere, alle quali seguirono amichevoli consigli di trasferirsi all’estero. Lui resistette per un po’, poi cedette tutto a Deri­paska e scappò prima di essere arre­stato. Adesso la Corte Costituzionale ha annullato tutte le accuse contro di lui, ma la compagnia, oramai, è andata.

In questo contesto si capisce co­me negli Stati Uniti non vedano il giovane oligarca di buon occhio. Ma l’intesa con l’Fbi potrebbe cambiare le cose, anche se adesso i fedelissimi di Deripaska smentiscono che lui ab­bia fatto rivelazioni di sorta. In Rus­sia chiacchierare troppo a volte può essere assai pericoloso.