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 2009  novembre 04 Mercoledì calendario

IN BORSA ANCHE I DECIMI DI SECONDO SONO DENARO


E’ un dato di fatto che l’operatività di Wall Street oramai si misura in centesimi di secondo. Ma le polemiche sollevate negli ultimi mesi dalla Sec (l’Authority americana che vigila sulle società quotate e la Borsa) riguardo la liceità o meno delle tecniche definite di High frequency trading ha un po’ il sapore di una caccia alle streghe. Il motivo è presto detto.
La tecnica che permette di acquistare e vendere elettronicamente titoli grazie all’uso di algoritmi finanziari sofisticati che riescono spesso a sfruttare i rapporti statistici tra prezzi, tempo e volumi è sempre stata utilizzata sui mercati americani e non solo. La volontà della Sec di accendere un faro su queste tecniche è aumentata dopo che qualche mese fa uno di questi codici usato dalla banca d’affari americana Goldman Sachs è stato rubato da un ex dipendente alzando un polverone sul fatto che algoritmi di questo tipo possono diventare pericolosi se finiscono in mani sbagliate.

Anche se oggi le transazioni elettroniche realizzate con questa tecnica rappresentano oltre il 70% degli scambi e le banche d’affari e commerciali americane come Goldman Sachs, Merrill Lynch, Morgan Stanley la usano a mani basse, è pur vero che loro (come tutti gli investitori definiti primary dealer, ovvero «operatori principali») devono applicarla seguendo le regole previste dalla Nasd (National asso~ ciation of securities dealers) e dalla Sec.

Tutti gli operatori che lavorano in grandi banche d’affari e commerciali devono dimostrare di conoscerle superando più di un esame professionale: il «Series 7» per rappresentare una banca nelle transazioni di azioni e obbligazioni, il « Series 3 » per trattare futures; il «Series 24 » per gestire un dipartimento di trading. Per tutti gli altri, intermediari di dimensioni minori o non soggetti a questo tipo di regolamentazioni come gli hedge fund, sollevare il caso significa creare un falso problema: questi algoritmi si basano su modelli matematici e statistici. Per usarli basta pagare e comprarli regolarmente. il loro funzionamento si basa sul verificarsi di determinati eventi a cui fa seguito l’entrata in funzione di una formula che non ha niente a che fare con la pura speculazione o l’irrazionalità e ha invece l’obiettivo di trarre profitto delle inefficienze dei mercati.

Per questo sembra che la Sec e il Nasd abbiano voluto alzare la voce forse più per dare un segnale, farsi sentire, dire «Ci sono» per riprendere credibilità dopo le carenze imperdonabili dimostrate con la vicenda Madoff e la truffa da 75 miliardi di dollari generata dal finanziere americano attraverso il suo fondo hedge.

Quello che semmai va controllato e monitorato attentamente è se, nell’operare e nel definire di volta in volta gli algoritmi, l’operatore non commetta insider trading o front running, ovvero non definisca le formule avendo accesso a informazioni riservate sulla società o sui flussi di azioni e obbligazioni. Ma questo è un altro discorso.

L’High frequency trading di per sé non è un male per il mercato. Anzi. Nei Paesi dove non è ancora consentito, come per esempio l’Italia, è un male non averlo: qualsiasi tipo di trading basato su algoritmi matematici aumenta il livello di sofisticazione dei mercati rendendoli più interessanti agli occhi degli investitori. Ci sono finanche premi Nobel che studiano questo tipo di tecniche e in piazze finanziarie come quella americana, inglese, brasiliana esistono società che gestiscono appositamente per i loro clienti gli ordini «high frequency». L’Italia dovrebbe osare di più. Non ci sarebbe assolutamente nulla di sbagliato.